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Cannes 2024: “Anora” trionfa con la Palma d’Oro

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Forse un po’ a sorpresa (ma non troppo), a vincere la Palma d’Oro è “Anora” di Sean Baker che trionfa su “Emilia Perez” di Jacques Audiard. Quest’ultima pellicola ha comunque portato a casa il Premio della Giuria e il Premio per la Miglior Attrice andato al trio di protagoniste: Adriana Paz, Zoe Saldana, Karla Sofia Gascon e Selena Gomez.  Gascón ha detto a proposito della pellicola di Audiard: “È un film contro gli stereotipi che tocca tutti e che dice una cosa semplice: qualunque sia la situazione in cui ci si trova, si può sempre cambiare“.

La Giuria di quest’edizione era composta da: Greta Gerwig (Presidente di Giuria), Juan Antonio Bayona, Ebru Ceylan, Pierfrancesco Favino, Lily Gladstone, Eva Green, Hirokazu Koreeda, Nadine Labaki, Omar Sy. Paolo Sorrentino con il suo nuovo film ambientato a Napoli, “Parthenope”, che ha nel cast anche Gary Oldman, ha raccolto solo il premio artistico tecnico. Mentre l’altro grande sconfitto è il film di Francis Ford Coppola, ovvero “Megalopolis“. il regista ha consegnato a George Lucas la Palma d’Oro alla carriera in un abbraccio che ha unito due leggende ed emozionato il pubblico.

Sean Baker

Tutti i premi e i vincitori di Cannes 2024 insieme ad “Anora”

Palma d’Oro ad Anora di Sean Baker

Grand Prix a All We Imagine as Light di Payal Kapadia

Premio della Giuria a Emilia Perez di Jacques Audiard

Premio per la Migliore Regia a Miguel Gomes per Grand Tour

Premio speciale per la sceneggiatura a The Seed of the Sacred Fig di Mohammad Rasoulof

Migliore Attore Jesse Plemons per Kinds of Kindness di Yorgos Lanthimos

Migliore Attrice Adriana Paz, Zoe Saldana, Karla Sofia Gascon e Selena Gomez per il film Emilia Perez di Jacques Audiard 

Migliore sceneggiatura a The Substance di Coralie Fargeat

Camera d’Or ad Armand di Halfdan Ullmann Tondel

Palma d’oro per il miglior cortometraggio a The Man Who Could Not Remain Silent di Nebojsa Slijepcevic.

Cannes 2024
Francesco Maggiore
Francesco Maggiore
Cinefilo, sognatore e al tempo stesso pragmatico, ironico e poliedrico verso la settima arte, ma non debordante. Insofferente, ma comunque attento e resistente alla serialità imperante, e avulso dai filtri dall'allineamento critico generale. Il cinema arthouse è la mia religione, ma non la mia prigione.

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