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Tutti i battiti del mio cuore: il dramma di Jacques Audiard

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Jacques Audiard si è portato a casa il Premio della Giuria con “Emilia Perez”, e ripercorriamo la sua filmografia con “Tutti i battiti del mio cuore”. Questa pellicola del 2005 (premiata a Berlino con l’Orso d’Argento) altro non è che il remake del film americano “Fingers” di James Toback del 1978. La sua opera rappresenta un passo significativo nella carriera di Audiard, e ciò va a consolidare la sua reputazione come uno dei registi più influenti del cinema francese contemporaneo

Il conflitto interiore, la redenzione, la ricerca dell’identità e il potere salvifico della musica sono al centro di questa pellicola di un regista che ha fatto del realismo di ogni situazione il suo modo autentico di raccontare le storie.

Tutti i battiti del mio cuore: il cast

Un magnifico ed impressionante Romain Duris (Thomas Seyr) è al centro di questo dramma intenso firmato dal regista de “Un sapore di ruggine e ossa“. Completano il cast Niels Arestrup (Robert Seyr) che è il padre dell’uomo, Jonathan Zaccai (Fabrice) e Melanie Laurent (fidanzata di Minskov).

Niels Arestrup

Tutti i battiti del mio cuore: trama e recensione

La storia segue Thomas Seyr, interpretato da Romain Duris, un giovane parigino che lavora nell’ambito dell’immobiliare con metodi poco ortodossi, spesso al limite della legalità. Thomas vive all’ombra del padre, Robert Seyr, un uomo duro e coinvolto in affari sporchi. La vita di Thomas subisce una svolta quando incontra casualmente il suo vecchio insegnante di pianoforte, che lo incoraggia a seguire la sua passione per la musica, un talento ereditato dalla madre defunta, che era una pianista classica.

Il tema centrale del film è il conflitto interiore di Thomas tra due mondi opposti: quello della criminalità e quello della musica. Questo dualismo rappresenta il cuore pulsante del film, incarnando il contrasto tra il lato oscuro e violento della sua vita e il desiderio di trovare una via di fuga attraverso l’arte. Thomas è un personaggio complesso, costantemente in bilico tra il bisogno di approvazione paterna e la necessità di seguire la propria vocazione.

La redenzione è un altro tema chiave. La musica offre a Thomas una via di fuga dalla sua vita criminale, rappresentando una speranza di redenzione. Il percorso di Thomas è segnato da numerosi ostacoli, sia interni che esterni, ma la sua determinazione a perseguire la carriera musicale diventa una metafora della sua lotta per una vita migliore e più autentica. La sua storia è una testimonianza del potere trasformativo dell’arte.

Romain Duris

Lo stile realistico di Jacques Audiard

Jacques Audiard è noto per il suo stile realistico e per la sua capacità di creare atmosfere intense e coinvolgenti. In “Tutti i battiti del mio cuore”, Audiard utilizza una regia precisa e attenta ai dettagli per costruire un racconto emotivamente potente. La sua direzione riesce a catturare le sfumature del conflitto interiore di Thomas, utilizzando un ritmo narrativo che alterna momenti di tensione e introspezione.

La fotografia, curata da Stéphane Fontaine, è un elemento fondamentale nel creare l’atmosfera del film. Le scelte visive contribuiscono a sottolineare il dualismo tra i due mondi di Thomas. Infatti le scene legate alla criminalità sono spesso caratterizzate da toni scuri e ambientazioni opprimenti, mentre le sequenze musicali sono illuminate in modo da esprimere speranza e libertà. La camera spesso si concentra sui dettagli espressivi dei volti, in particolare su quello di Thomas, proprio per trasmettere al massimo le sue emozioni interne.

Il montaggio, realizzato da Juliette Welfling, svolge invece un ruolo cruciale nel mantenere alta la tensione narrativa. L’uso di tagli rapidi e cambi di scena riflette il tumulto interiore di Thomas, mentre i passaggi più lunghi e fluidi nelle scene musicali permettono allo spettatore di immergersi nel suo mondo interiore. Questo contrasto stilistico enfatizza la lotta del protagonista tra caos e armonia.

Tutti i battiti del mio cuore

Le intense interpretazioni di Romain Duris e Niels Arestrup

Romain Duris offre una performance straordinaria nel ruolo di Thomas Seyr. La sua interpretazione è caratterizzata da una fisicità intensa e da una capacità di esprimere profondi conflitti emotivi attraverso il linguaggio del corpo e le espressioni facciali. Duris riesce a rendere credibile la metamorfosi del suo personaggio, passando da un individuo duro e cinico a un uomo vulnerabile e determinato a cambiare la sua vita.

Niels Arestrup, nel ruolo del padre di Thomas, Robert Seyr, è altrettanto convincente. La sua performance è glaciale e autoritaria, incarnando perfettamente l’influenza negativa e oppressiva sul figlio. La relazione tra Thomas e Robert è centrale nel film, e Arestrup riesce a trasmettere la complessità di un rapporto basato su aspettative deluse e necessità di controllo.

Tutti i battiti del mio cuore 1

Conclusioni

La colonna sonora del film, composta da Alexandre Desplat, è un elemento cruciale nel creare l’atmosfera emotiva del film. Le composizioni di Desplat sono sofisticate e riflettono perfettamente il tumulto interiore del protagonista. La musica classica, in particolare, gioca un ruolo simbolico nel rappresentare la ricerca di purezza e bellezza da parte di Thomas.

Le esecuzioni pianistiche sono integrate in modo organico nella trama, diventando un mezzo attraverso il quale Thomas esprime i suoi sentimenti più profondi. Le scene in cui Thomas suona il pianoforte sono tra le più potenti del film, poiché mostrano il suo viaggio emotivo e la sua lotta per connettersi con la parte migliore di sé stesso.

“Tutti i battiti del mio cuore” è stato accolto con entusiasmo dalla critica, ricevendo elogi per la regia di Jacques Audiard, la performance di Romain Duris e la capacità del film di fondere elementi di thriller con un dramma psicologico profondo.

Il trailer

PANORAMICA

Regia
Soggetto e Sceneggiatura
Interpretazioni
Emozioni

SOMMARIO

"Tutti i battiti del mio cuore" rappresenta il conflitto interiore di un uomo diviso tra il suo oscuro e violento lavoro e una passione luminosa per la musica. Orso d'argento alla Berlinale 2005
Francesco Maggiore
Francesco Maggiore
Cinefilo, sognatore e al tempo stesso pragmatico, ironico e poliedrico verso la settima arte, ma non debordante. Insofferente, ma comunque attento e resistente alla serialità imperante, e avulso dai filtri dall'allineamento critico generale. Il cinema arthouse è la mia religione, ma non la mia prigione.

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