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EO, recensione del film di Jerzy Skolimowski

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Vincitore del Premio della Giuria al Festival di Cannes 2022, EO racconta in maniera originale le peripezie di un asino in fuga. La pellicola del regista polacco Jerzy Skolimowski ha condiviso il premio della kermesse in ex aequo con Le otto montagne di Felix Van Groeningen. Inoltre, EO ha avuto la sua candidatura come miglior film internazionale all’ultima edizione degli Academy Awards, ed è stato presentato anche al 40esimo Torino Film Festival.

EO: il cast

Sebbene la pellicola sia tutta incentrata sul tortuoso percorso che è costretto a compiere un asino, nel cast gli attori che interagiscono con lui si fanno senz’altro notare: Sandra Drzymalska è Kasandra la giovane circense che ha in custodia EO prima di separarsene dolorosamente. Mentre l’italiano Lorenzo Zurzolo è il giovane prete Vito, e Isabelle Huppert è La Contessa, la matrigna del ragazzo, con la quale ha anche una relazione. Il resto del cast è completato da Mateusz Kosciukiewicz nei panni di Matteo e da Lolita Chammah in quelli di Dora.

EO kiss

EO: trama e recensione

Tutto parte da un circo polacco che viene chiuso a seguito delle proteste da parte di un gruppo animalista. Proprio per questo, la giovane circense Kasandra, si ritrova separata dal suo amatissimo asino, EO. E’ solo l’inizio di un lungo e tormentato viaggio in Europa per l’animale. Tutto questo farà vedere tutta la fragilità e la crudeltà degli esseri umani che lo circondano.

Più umano degli umani, questa voce riecheggiava spesso in Blade Runner di Ridley Scott. Ma è proprio quello che rappresenta EO, un dolce asino costretto ad affrontare un viaggio tutto suo. La sua volontà è il tentativo di ricongiungersi con la sua padrona. Ma il film è una straordinaria lezione di vita che ci insegna cosa deve essere il rispetto per gli animali, creature terrene di questo mondo. EO è il racconto della sua storia, di questo asino che rappresenta una figura umile ma al tempo stesso temeraria.

EO Kasandra

Lo stile visivo che ha adottato il regista in EO

E’ un’esperienza estrema per lo spettatore, che prova un nuovo modo di vedere il cinema attraverso degli occhi diversi. La sua fuga rappresenta una sorta di viaggio dell’eroe in questo road movie che sembra non avere un senso. Ma invece il senso c’è ed è tutto minuziosamente dettagliato nel percorso che l’animale fa.

E’ difficile non affezionarsi e soprattutto commuoversi sul pericolo che quest’animale corre costantemente se non per uno scopo e uno soltanto: l’affetto e l’amore della sua padrona. Ma il contesto favolistico o fiabesco che sia, viene amplificato anche da potenti e autorlali digressioni audiovisive. Rappresentano le tonalità autoriali, ma soprattutto personali che Jerzy Skolimowski sceglie di dare alla pellicola.

E lo fa con la potenza dei colori e dei suoni, dal rosso vivo quasi da videoinstallazione come arte visiva, fino al grigio che predomina su quasi tutta la pellicola. Il grigio è’ il colore dei sei asinelli addestrati per incarnare EO, fino al restante scenario europeo che sembra oramai terra di frontiera. Anche il cielo spesso e volentieri appare ingrigito e qualche altra volta azzurro, ma tutto questo varia a seconda dei personaggi con il quale EO si ritrova volente o nolente a interagire.

Il viaggio dell’asinello è un vero e proprio excursus dantesco, dove emergono i pochi pregi e i molti difetti dei cosiddetti umani che lo circondano, a volte per bontà, a volte per puro e opportunistico interesse.

EO red

Jerzy Skolimowski trasmette nella pellicola un vero senso d’amore per gli animali

Un’ estetica all’avanguardia e particolare è al centro di questa nuova pellicola del regista polacco. Il percorso dell’asino inizia dal circo e parte per un cammino dove tutte le immagini attorno a sè sono affascinanti, e si parte dalla sua visione. In un certo senso anche l’umanesimo bressoniano emerge tra le fila delle riprese di Skolimowski, che invece a 84 anni sceglie ancora la via del surrealismo.

Questo somaro è vivo e vegeto, e vaga per la Polonia dove dapprima diventa la mascotte di una squadra, poi finisce in una villa di ricconi, dove ci sono Lorenzo Zurzolo e Isabelle Huppert. Dopo il suo ultimo apprezzato film, 11 Minuti, l’autore polacco aveva ricevuto il Leone d’Oro alla carriera alla Mostra del Cinema di Venezia 2016.

Il punto di riferimento principale per il cineasta era Au Hazard Balthazar di Robert Bresson, e raccontando la storia di questo tenero asinello che passa da diverse situazioni, ma soprattutto da diversi personaggi, emerge una condizione particolare: ovvero quello del racconto di un’umanità alla deriva.

EO Zurzolo

Conclusioni

Con EO, Skolimowski usa l’asinello come lente deformante o come filtro per fotografare quello che emerge nelle relazioni tra i vari personaggi. L’asino testimonia visioni e mondi diversi, e gli occhi dell’animale sono lo strumento più importante per documentare ciò che accade e ad interrogarsi sul contesto politico che lo circonda.

Il suo stile surrealista viene rappresentato nella sua fuga dal circo in Polonia. Il cambiamento delle location naturali ha permesso ai sei asini impiegati nella pellicola per il carattere protagonista, di dare la giusta profondità alle movenze di EO. Che cosa vuole comunicare necessariamente EO? Il cinismo di un’umanità troppo istintiva che sembra spezzata dalle proprie scelte e dalle proprie azioni.

Jerzy Skolimowski

L’idea alla base è straordinaria, ma naturalmente la messa in scena appare decisamente frammentata. Lo spettatore si lascia guidare attraverso gli occhi di EO, che per Skolimowski sono teneri, giganteschi e fortemente espressivi.

Lo sguardo malinconico dell’asinello comunica accettazione passiva, ma appare al tempo stesso come una struggente ballata dell’anima che colpisce al cuore. EO ricorda perfettamente le mani di Kasandra che lo accarezzano e trasmettono vero senso d’amore per lui. Lo stesso Skolimowski ama l’animale e lo fa capire in ogni modo possibile, in un senso evocativo che solo la sua sensibilità può indicare.

Il trailer

PANORAMICA

Regia
Soggetto e Sceneggiatura
Interpretazioni
Emozioni

SOMMARIO

EO è un omaggio che Jerzy Skolimowski a 84 anni rende al cinema di Bresson. Inoltre rappresenta la bellezza e la tenerezza di un animale di fronte ad un'umanità talvolta più istintiva di lui.
Francesco Maggiore
Francesco Maggiore
Cinefilo, sognatore e al tempo stesso pragmatico, ironico e poliedrico verso la settima arte, ma non debordante. Insofferente, ma comunque attento e resistente alla serialità imperante, e avulso dai filtri dall'allineamento critico generale. Il cinema arthouse è la mia religione, ma non la mia prigione.

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