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Ema di Pablo Larraín

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Nel 2019, Pablo Larraín ha presentato alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia quello che è il suo film più audace: Ema. Incendiario già dalle prime inquadrature, è difficile che Ema non colpisca i vari sensi dello spettatore, che rimane affascinato da quest’insolita protagonista, così piena di vita, ma piena di aspetti oscuri, ambigui e in un certo senso non definiti.

La sua protagonista, Mariana di Girolamo, era una delle potenziali papabili alla Coppa Volpi in quell’edizione del festival veneziano. Nello stesso evento, Pablo Larraín ha comunque ritirato il Premio ArcaCinemagiovani e il Premio Unimed, che comprende le Università libere del Mediterraneo, oltre ad essere in competizione per il Queer Lion.

Ema: il cast

Oltre alla rivelazione Di Girolamo, la pellicola è interpretata anche da Gael Garcia Bernal nei panni del dolente, sterile e rassegnato coreografo Gaston, compagno della donna. Il resto del cast è composto da Santiago Cabrera (Anibal), Paola Giannini (Raquel) e Cristian Suarez (Polo).

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Mariana Di Girolamo Ema

Ema: trama e recensione

Ema, ballerina ed insegnante di danza a Valparaiso, decide di separarsi da Gaston dopo aver dato in adozione Polo, il figlio che entrambi avevano adottato e non erano in grado di crescere. Il bambino aveva dato fuoco alla casa e alla sorella della donna. Proprio per questo è subentrata l’incompatibilità con la coppia, che si è vista rimuovere l’affido dopo averlo riportato indietro. Disperata per le strade del porto della città cilena, Ema cerca nuovi amori e nuove storie per togliere dalla sua testa i sensi di colpa.

Ema non è musical, ma semplicemente musica vera e roboante. Il reggaeton che ballano i protagonisti con la loro combriccola di ragazze dark punk fluide, è estasi allo stato puro. D’altronde la ribellione che mette in atto Ema non è programmatica, ma atipica e sorprendente. La fotografia vivida e l’uso coinvolgente che si fa delle sonorità, rende tutte le scene della pellicola intense e magnetiche. Non a caso viene usato il formato widescreen per la fotografia.

Ed è anche il primo film del regista latinoamericano che è ambientato nell’epoca contemporanea, dopo aver affrontato i fantasmi della dittatura di Pinochet con Tony Manero (2008), Post Mortem (2010), No – I giorni dell’arcobaleno (2012), e anche con il recente El Conde (2023). Si è cimentato anche con il genere biopic: Neruda (2016), Jackie (2016) e Spencer (2021). Con Il Club (2015) ha affrontato anche le storture e i lati oscuri del potere ecclesiastico.

Gael Garcia Bernal Ema

Diversi temi sono affrontati in Ema

Non è solo la ribellione il tema del film, ma ce ne sono altri che sono collegati e interconnessi: maternità, sessualità, responsabilità e colpa. Le conseguenze delle scelte della protagonista, risultano efficaci e spiazzanti, nella dinamica delle sue relazioni con gli altri personaggi della pellicola.

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Infatti questi elementi marginali risultano passivi rispetto alle scelte della donna. La narrazione stessa non è lineare, e sono presenti diversi flashback e salti temporali, che permettono di comprendere la causa di determinate scelte. Le immagini ricorrenti sottolineano i dettagli visivi che arricchiscono le emozioni complesse della storia. Proprio perchè non è un film facile, Ema richiede un’attenzione particolare e offre molte opportunità di riflessione e discussione.

Il film affronta anche questioni sociali importanti. La rappresentazione di una famiglia non convenzionale, composta da Ema, Gastón e il figlio adottivo Polo, sfida le norme tradizionali. Questo riferimento invita lo spettatore a riflettere sul concetto stesso di nucleo genitoriale e sui legami che la definiscono. Inoltre, la relazione tumultuosa tra Ema e Gastón rappresenta un’analisi critica delle dinamiche di potere nelle relazioni amorose.

L’approfondimento dei personaggi è un elemento chiave del film. Gli spettatori vedono Ema come una figura complessa, spesso contraddittoria, che oscilla tra l’empatia e la crudeltà. Questa ambiguità nei personaggi rende il film affascinante e aperto a interpretazioni diverse, invitando il pubblico a cercare di comprendere le loro motivazioni e le loro azioni.

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Ema

Il ruolo della danza nella pellicola

La danza gioca un ruolo centrale nel film. Ema è una ballerina talentuosa e la sua espressione artistica attraverso la danza diventa una metafora delle sue emozioni e dei conflitti interiori. Le sequenze di danza sono coreografate con grande maestria e catturano l’energia e la passione del personaggio principale. Quest’ aspetto del film sottolinea il potere dell’arte come veicolo per l’espressione personale e la catarsi.

Una delle caratteristiche più intriganti di Ema è la sua ambiguità. Il film evita di fornire risposte facili o soluzioni chiare ai conflitti e alle domande poste. L’invito che viene fatto agli spettatori è di riflettere sulle complesse tematiche trattate, oltre ad esplorare le loro proprie risposte personali.

Pablo Larrain

Conclusioni

In conclusione, Ema di Pablo Larraín è un’opera unica e magnificamente complessa che offre molteplici strati e livelli di interpretazione. La sua cinematografia mozzafiato, le performance straordinarie degli attori, le tematiche affrontate, ma soprattutto la sua regia innovativa lo rendono un film degno di attenzione.

Tuttavia, il suo racconto non lineare e la sua ambiguità, possono rappresentare una sfida per alcuni spettatori. Ema è un film che persiste nella mente dello spettatore, invitandolo a esplorare le sue emozioni e le sue risposte personali alle complesse domande sollevate dalla storia. È un’opera cinematografica che merita di essere discussa e analizzata per la sua profondità e la sua audacia nell’esplorare la condizione umana.

Il trailer

PANORAMICA

Regia
Soggetto e Sceneggiatura
Interpretazioni
Emozioni

SOMMARIO

Ema di Pablo Larraín rappresenta un taglio netto con le precedenti pellicole a sfondo storico dell'autore cileno. Questo racconto di ribellione femminile nella realtà contemporanea con stile punk e musica reggaeton, aggiunge un altro affascinante tassello alla filmografia di uno dei migliori registi dell'era odierna.
Francesco Maggiore
Francesco Maggiore
Cinefilo, sognatore e al tempo stesso pragmatico, ironico e poliedrico verso la settima arte, ma non debordante. Insofferente, ma comunque attento e resistente alla serialità imperante, e avulso dai filtri dall'allineamento critico generale. Il cinema arthouse è la mia religione, ma non la mia prigione.

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