Due anni dopo Spencer, il regista cileno Pablo Larraín torna con El Conde alla Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, manifestazione che negli anni lo ha sempre accolto con entusiasmo e attenzione. Un altro grande progetto non in lingua inglese di Netflix, che dopo Alfonso Cuarón e Alejandro González Iñárritu decide di dare mano libera a un altro grande cineasta del Sud America.
El Conde, in concorso a Venezia 80, è stato proiettato in anteprima mondiale il 31 Agosto, e sbarcherà sulla piattaforma streaming di Netflix il 15 Settembre.
El Conde: trama
Augusto Pinochet (Jaime Vadell) è un vecchio e stanco vampiro che, dopo 250 anni di colpi di stato, dittature e nefandezze di ogni tipo, ha come desiderio quello di trovare pace nella morte. Smette così di cibarsi di sangue umano, il suo elisir di lunga vita, sperando così di porre finalmente fine alla propria vita, ormai tormentata dall’idea che il mondo possa ricordarlo come un ladro e tiranno. Le cose però cambiano quando i bramosi figli di Augusto giungono nella proprietà del padre per stargli vicino, si fa per dire, nei suoi ultimi attimi. Inoltre, l’arrivo improvviso di una giovane e affascinante fanciulla giunta per redigere i conti familiari, fa tornare al Conte una voglia di vivere che non provava da ormai moltissimo tempo.
El Conde: questa (non) è una storia vera
Il buon Pablo Larraìn torna a trattare personaggi realmente esistiti nel corso della storia. Dopo Pablo Neruda, Jackie Kennedy e Diana Spancer è ora il turno di Augusto Pinochet. Il dittatore cileno, che negli anni ’70 e ’80 si è macchiato di crimini indicibili, assume qui le vesti di sanguinario vampiro. Il regista pone al Conte il più lussuoso mantello delle occasioni militari è lo fa volare sopra cupi cieli del Sud America, in attesa di scegliere la sua prossima vittima. L’opera racconta tutta la mostruosità del regime di Pinochet, pur non mostrando i reali crimini commessi dall’ex Capo Supremo del Cile.
L’uomo, che negli anni ha davvero torturato è ucciso migliaia di persone, altro che non poteva essere che una creatura, poco umana e molto demoniaca, attratta è rinvigorita dallo sgorgare del sangue. Un fascino diabolico, una mente criminale capace di portare chiunque sotto il proprio dominio. Allo scoperto amato e rispettato, ma alla sua ombra altrettanto odiato. Un vero e proprio vampiro travestito da uomo.
Un film caratterizzato da un inaspettata ironia e gore
Corpi lacerati, cuori passati in centrifuga e schizzi di sangue nero sulle pareti. El Conde colpisce duro i sensi, e lo fa attraverso una violenza esplicita, che in maniera allegorica e in certi momenti satirica, descrive i reati realmente messi in atto da Pinochet. Il grande bianco e nero qui utilizzato non fa altro che accentuare questo, donando all’opera una cupezza e un senso di devastazione tangibile. Una cupezza che rispecchia non solo quanto fatto dal protagonista nelle epoche da lui vissute, ma anche del suo animo, afflitto dalle conseguenze una vita lunga ma altrettanto futile, dimenticata da tutti e nemmeno osannata in quelle che furono le sue lustri dimore.
In questo ambiente l’ironia potrebbe sembrare quasi una stonatura, ma Larraìn riesce a dosarla in maniera calibrata, mantenendo il film sulla riga giusta. Questa vena ironica trova però la sua origine non dal protagonista, che a detta dei suoi figli è “un uomo privo di senso dell’umorismo”, ma dai personaggi di contorno. Il domestico, la giovane suora giunta per esorcizzare Augusto, gli eredi di quest’ultimo e una Margaret Thatcher del tutto inaspettata. Tutti questi personaggi secondari, ognuno dei quali ha a suo modo una grande influenza sul caracter principale, creano una serie di situazioni inaspettate, che sembrano venire fuori, e forse è proprio così, da un altra dimensione.
In conclusione
El Conde è un film che si ispira ad un personaggio realmente esistito, ma che che non si pone sotto l’ottica del classico biopic. Gli elementi folkloristici la fanno da padrone, il sangue schizza all’improvviso e, molto spesso, si ride a crepa pelle. Una delle opere più ambiziose di Pablo Larraìn, probabilmente non il suo capolavoro, ma che date le origini dell’autore è la più personale. Un ritratto che distorce la realtà dei fatti, riuscendo però benissimo a rifletterne le sfumature. El Conde rappresenta, seppur in maniera fantastica, i mali causati dai regimi totalitari. Essi si nutrono dei propri cittadini e in caso di opposizione questi vengono contrastati con la loro esecuzione.
Un film che, gusti a parte, merita sicuramente un attenta visione anche da parte di quel pubblico che tende a respingere quei biopic che seguono alla lettera le vicissitudini storiche dei personaggi raccontati, o che ne modificano leggermente i risvolti solo per puri fini cinematografici.