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Stromboli di Roberto Rossellini

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Stromboli (terra di Dio) è il film che segna l’inizio della collaborazione cinematografica tra il regista italiano Roberto Rossellini e l’attrice svedese Ingrid Bergman, già vincitrice di un Oscar alla miglior attrice e protagonista di importanti pellicole quali CasablancaIo ti salverò.

Scandali sul set

Il 1949 non sancisce solo l’inizio delle riprese del film, uscito nelle sale italiane nei primi mesi dell’anno seguente, ma anche quello della relazione tra i due, all’epoca entrambi sposati: uno scandalo che sicuramente incuriosì non poco gli spettatori.

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Bisogna tenere a mente che non era l’unico: Anna Magnani, che con Rossellini aveva già girato due film, tra cui Roma città aperta, film manifesto del neorealismo, si era vista sia privata di un ruolo promessole, sia tradita, visto che anche lei aveva avuto una relazione con il regista; proprio per questo nello stesso anno a Lipari la Magnani, diretta da William Dieterle, gira Vulcano, dando inizio alla “guerra dei vulcani”.

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Oggi appare quasi buffo che il teatro di queste vicende, legate puramente all’ambito personale di attrici e regista, siano state le isole Eolie.

Questa riflessione un po’ ironica scaturisce dalla visione del film, che mette in luce non solo gli aspetti della vita quotidiana nell’isola di Stromboli, ma anche la psicologia e il pensiero degli isolani, visceralmente bigotto e retrogrado.

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Stromboli, trama

Quest’aspetto introspettivo è espresso nel lungometraggio a parole, in un dialetto antico ed autoctono, a tratti incomprensibile, ma emerge, ed in un certo senso “esplode”, quasi con la stessa violenza con cui la lava fuoriesce dal cratere di un vulcano, soprattutto attraverso gli sguardi delle comparse (veri strombolani) e del co-protagonista nei confronti del personaggio principale, interpretato dalla Bergman: in particolare in una scena in cui tutte le donne, vestite di nero e con il capo velato, guardano con astio la protagonista.

Il film narra di Karin, prigioniera di guerra lituana con alle spalle un passato agiato, che non potendo emigrare in Argentina sposa il siciliano Antonio, interpretato da Mario Vitale, (anch’egli prigioniero di guerra) sperando in una vita migliore, ma si ritrova “imprigionata” a Stromboli, dove si vive di stenti e dove tutti la giudicano come diversa e la considerano una donna priva di moralità.

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Recensione

L’interpretazione magistrale della Bergman, in unione ai profondi monologhi e dialoghi scritti da Rossellini, dona al film un’emozione palpabile, ed è facile, soprattutto nelle scene in cui la donna è in preda allo sconforto ed alla disperazione, comprendere quanto sia dura la vita per chi vive in un luogo diverso dalla propria patria, soprattutto se questo gli è ostile e lontano per usi e costumi.

Nel film i momenti privi di musica sono veramente pochissimi, la colonna sonora, composta dal fratello del regista, Renzo Rossellini, accompagna gli stati d’animo di Karin o partecipa attivamente agli eventi geologici, come se il vulcano fosse un direttore d’orchestra da cui dipendono strettamente le melodie, e per questo risulta estremamente coinvolgente, soprattutto nella scena della scalata al cratere.

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Ultime manifestazioni neorealiste

Assai apprezzabili anche due scene che dimostrano l’appartenenza di parte del film alla corrente neorealista, anche se oramai priva di alcuni fondamenti base, ovvero quella della fuga sulle barche durante l’eruzione dello Stromboli e quella della pesca dei tonni. Quest’ultima cruentissima ed oggi impensabile.

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Entrambe, se viste singolarmente, potrebbero sembrare estratti di documentari, per la precisione e l’abbondanza di dettagli, per i suoni e per ciò che gli abitanti dicono, che non sembra assolutamente recitato: per esempio sia i pescatori sia gli abitanti pregano, a dimostrazione della profonda religiosità dell’isola in quel preciso momento storico. Inoltre la religiosità si potrebbe definire un tòpos del cinema rosselliniano.

La scena della pesca stupisce profondamente con la sua forza prorompente, probabilmente non può lasciare indifferenti gli spettatori: dopo il canto dei pescatori, preludio di un vero e proprio rito, inizia un rumore fortissimo, derivato dal movimento delle pinne dei pesci, le inquadrature variano velocemente dal dettaglio al campo medio, e talvolta vi sono dei primi piani della protagonista, sconvolta da una pratica tanto bruta quanto necessaria al sostentamento.

Sempre in questa scena anche i colori sono intensi, essendo in bianco e nero infatti i contrasti sono ben visibili e creano un’emozione particolare, presente in tutto il film attraverso delle coppie opposte come ad esempio il cielo chiaro ed il mare scuro, la sabbia vulcanica e la pelle candida della protagonista o le case bianche e il vulcano minaccioso sullo sfondo.

Stromboli: tra religiosità ed alterità

Proprio sulla vetta del vulcano, dagli abitanti chiamato ancora oggi “Iddu”, lui, personificato e visto come una sorta di deus ex machina da cui dipende la vita o la morte, si chiude il film, e da quest’ultima scena si intuisce perché nel titolo ci sia scritto proprio “terra di Dio”.

Un’inquadratura in particolare, nella prima metà della pellicola, rimane impressa nella mente di chi guarda: da una finestra aperta si vede il mare ed al centro l’isolotto di Strombolicchio, solo in mezzo al nulla, chiaramente metafora di Karin rispetto agli altri abitanti.

Stromboli mette in luce quello che oggi è il passato dell’isola, diventata meta turistica, ormai non più così legata ad antiche tradizioni e caratterizzata da atteggiamenti e pensieri tanto arcaici.

Il film di Roberto Rossellini rimane però, dopo più di 70 anni, una buona rappresentazione del rapporto di una società con l’alterità, con il diverso. Essendo inoltre una delle pellicole più celebri, anche se di certo non la migliore, di Roberto Rossellini, Stromboli è diventato un paradigma, citato ad esempio in Respiro di Emanuele Crialese.

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La relazione tra Ingrid Bergman e Roberto Rossellini, iniziata con un’assai celebre lettera scritta da lei al regista, fu destinata a finire. Nacquero però tre figli, la più celebre è Isabella Rossellini, diva di David Lynch (protagonista femminile del suo Velluto Blu) e recentemente apparsa sullo schermo di Cannes con La chimera di Alice Rohrwacher.

Se è certo che i rapporti mutano e talvolta finiscono, inconfutabile è che i film restano: la coppia Rossellini- Bergman ha lavorato insieme anche a Viaggio in Italia, Europa ‘51, La paura e Giovanna D’Arco al rogo.

PANORAMICA

Regia
Soggetto e Sceneggiatura
Interpretazioni
Emozioni

SOMMARIO

Il film di Roberto Rossellini rimane, dopo più di 70 anni, una buona rappresentazione del rapporto di una società con l’alterità, con il diverso.
Redazione
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