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Respiro di Emanuele Crialese

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Respiro è un film drammatico di Emanuele Crialese, presentato al Festival di Cannes nell’ormai lontano 2002.

E’ un film fatto di aria ma soprattutto di acqua, di cose viste e sentite, di parole ed emozioni, è un film sincero anche se quasi sconnesso dalla realtà.

Respiro è un dramma che si consuma in un’isola arcana, atavica, esasperata come il suo mare ed i suoi paesaggi: Lampedusa.

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Lampedusa che diventerà nel decennio successivo alla realizzazione del film la terra di confine, il suo mare si tingerà di rosso: ma in Respiro tutto questo deve ancora avvenire, è ancora un’isola pura e quasi “animale”.

Lo si vede negli atteggiamenti dei giovani, che in maniera quasi primitiva lottano per giocare, la loro violenza è espressa non solo nei gesti e nelle azioni ma anche nelle parole.

Spesso infatti a dominare è un dialetto siciliano stretto, ricco di termini in disuso in gran parte dell’isola maggiore: Lampedusa è isola nell’isola, limite estremo geografico e quindi della mente.

Respiro- la trama

Grazia è una giovane madre, moglie di un pescatore di Lampedusa. In un’isola “giudicante” come quella in cui vive, la donna si comporta in un modo non accettato dal resto della popolazione, la sua stranezza viene additata come pazzia, insanità mentale.

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Un giorno Grazia va sulla spiaggia con i figli e, nonostante le proteste dei due ragazzi, si spoglia e si tuffa in acqua, ma dalla barca i pescatori la vedono e il marito è umiliato, “ferito nell’onore”.  Si decide dunque di mandarla a Milano, in una clinica, ma la donna protesta violentemente, scappa di casa e con l’aiuto di Pasquale, figlio maggiore, si nasconde in una grotta, sopra un dirupo dove nessuno la troverebbe mai. Pasquale, infatti, lasciando un suo vestito sulla spiaggia, fa credere a tutto il paese che sua madre sia morta.

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Tutto il paese si raccoglie a pregare sulla spiaggia, mentre il marito non sa rassegnarsi alla sua perdita, e quasi la confonde con la Madonna che ogni anno viene collocata in fondo al mare per proteggere i pescatori. Quando, un giorno, durante una battuta di caccia, la scorge o crede di scorgerla lontano nel mare, e gli altri credono che abbia le traveggole.

A questo punto, in uno splendido momento corale ma molto intimo- tra sogno e realtà-i due sposi si ritrovano all’interno dell’acqua del mare.

Recensione

Respiro è un film contrastato: sarebbe stato interessante vederne una versione in bianco e nero.

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L’isola di Lampedusa, aspra, brulla, arcaica, ricorda molto la Stromboli di Roberto Rossellini e la Lisca Bianca de L’avventura di Michelangelo Antonioni.

La natura è infatti un’altra protagonista, una natura libera ma già deturpata da abusi edilizi: rovine moderne in un contesto atavico.

Che la protagonista sia una donna non è un caso, la società di Lampedusa sembra risentire ancora degli influssi omerici della cosiddetta “shame culture”, società della vergogna, patriarcale, basata sul concetto di onore.

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E un elemento- per di più donna- che non si uniforma non è certo motivo di orgoglio, anzi è proprio qualcosa da nascondere, da allontanare.

La protagonista in numerosi momenti del film ascolta “La bambola” di Patty Pravo: il testo del brano parla di come lei stessa si sente, il personaggio, ben interpretato da Valeria Golino– forse una delle sue migliori apparizioni- si sente un fantoccio nelle mani del marito e di una società che non la comprende.

Respiro in fondo è un film sulla diversità e sui rapporti: uomo- donna, individuo-gruppo, genitori-figli, uomo-natura,  addirittura uomo-animale.

È un film sincero, ben realizzato, con alcune citazioni cinematografiche colte- ai due film poc’anzi nominati, al neorealismo e a Jean Vigo– e una bella colonna sonora.

La bellezza della musica non è però data dal brano di Patty Pravo, che comunque si adatta perfettamente alla sceneggiatura, scritta dallo stesso Crialese, ma da quello di John Surman, intitolato Nestor’s saga.

Il legame col mito omerico

Nestore è un eroe omerico, ed è a lui dedicato l’oggetto che porta su di sé la più antica testimonianza scritta della lingua greca antica, la coppa di Nestore appunto.

Nulla è casuale: Respiro è un film intriso di mitologia greca, oltre al già citato rimando omerico alla società della vergogna troviamo il marito pescatore che torna, dunque una sorta di “nostos”, troviamo la sacralità e la religiosità- vissute in maniera molto espansiva, tanto da risultare quasi pagana- e soprattutto un rapporto madre- figlio quasi edipico.

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Inoltre l’isola è già un’ambientazione quasi mitologica, caratteristica amplificata per il “motivo rosselliano”: Grazia è come la svedese Karin (Ingrid Bergman), perché diversa dal resto della popolazione.

Respiro è dunque un film colto, pur narrando di un luogo di violenza e purtroppo di dilagante ignoranza: i ragazzini infatti non vanno a scuola, li vediamo lavorare, faticare sotto il sole e la salsedine, giocare facendosi del male l’un l’altro.

È un contesto aspro, difficile da vivere, eppure nel suo finale Respiro fa sentire lo spettatore sollevato, quasi appagato.

In quel tuffo ci si rispecchia, quell’acqua sembra spazzare via ogni perplessità, ogni dolore: rimane solo il sale e forse il ricordo o la speranza di qualcosa di piacevole per l’anima.

La citazione a L’Atalante di Jean Vigo è infatti splendida conclusione di un film semplice ma ben realizzato, ottimo esempio di un cinema italiano contemporaneo sincero, caratterizzato da tematiche non propriamente sociali ma non per questo superficiali.

PANORAMICA

Regia
Soggetto e Sceneggiatura
Interpretazioni
Emozioni

SOMMARIO

È un film sincero, ben realizzato, con alcune citazioni cinematografiche colte- ai due film poc'anzi nominati, al neorealismo e a Jean Vigo- e una bella colonna sonora.
Redazione
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