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Annette – la recensione del musical di Leox Carax

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Nell’ormai non più vicinissimo 2016 lo sperimentale regista francese Leos Carax convoglia le proprie idee in quella che è la sua prima produzione in lingua inglese per un progetto innovativo ma ancora una volta caratterizzato dal suo personalissimo stile. Gli anni passano e passano anche gli attori, da Michelle Williams a Rooney Mara passando per Rihanna (in momenti diversi, tutte in trattativa per il ruolo della protagonista femminile). Ma il regista ha una sola certezza: per il suo protagonista maschile desidera Adam Driver, ed è disposto ad attenderlo. Così, nel 2019 iniziano le riprese di quello che poi, nel 2021, diventerà l’opera compiuta intitolata Annette: un musical unico e sperimentale della durata di 139 minuti. Il plauso da parte della critica è tale che, presentato quest’anno in concorso al Festival di Cannes, la pellicola ha saputo guadagnarsi il Prix de la mise en scène (il premio alla miglior regia).

Annette

La trama del film

Il provocatorio e irriverente stand-up comedian Henry McHenry (Adam Driver) e la cantante lirica Ann Desfranoux (Marion Cotillard) sono legati l’uno all’altra, in una relazione che sconvolge l’intera sfera mediatica a causa delle evidenti differenze fra i due. La coppia sceglie di non farsi demotivare dalla stampa e di confidare nel profondo amore insito nel rapporto, così i due si uniscono in matrimonio. Non passa poi molto tempo prima che Ann resti incinta e dia alla luce la piccola Annette. L’idillica relazione però subisce i primi scossoni quando Henry si vede costretto a restare a casa per badare alla figlia, in conseguenza di un vertiginoso exploit nella carriera lirica di Ann. Così la donna, consapevole dell’ombra che sta calando sul loro amore, inizia a sognare scenari oscurissimi, mentre l’uomo riversa le proprie frustrazioni sul suo pubblico durante gli spettacoli, andando incontro a fischi e lamentele che lo spingono verso l’alcolismo.

A seguito di un drammatico incidente Henry si ritrova in povertà e costretto a badare alla figlia. Dopo aver perso tutto ciò che di più caro aveva subentra per lui un periodo di crisi profondissima, dal quale viene curiosamente salvato grazie alla figlia. Annette pare infatti aver ereditato le doti canore della madre, e il padre decide di sfruttare il talento della figlia per tornare alla ribalta. Al fine di riuscire nel piano da lui ideato chiede l’aiuto del direttore d’orchestra (Simon Helberg), ex collaboratore di Ann da sempre segretamente innamorato di lei. Il piano di Henry sembra funzionare, ma l’uomo non regge la tensione che gli causa il tenero rapporto tra il direttore d’orchestra e Annette; e un giorno la piccola, a sua volta stressata dalle ombrose pressioni paterne, rischierà di far andare in fumo il piano di Henry smascherandolo di fronte al mondo intero.

Annette

Gli interpreti di Annette

Annette si sviluppa sostanzialmente sulle parabole di quattro personaggi. Al di là di quello della figlia, incarnato da un artificioso burattino per quasi tutto il film, gli interpreti che emergono in modo netto sono Marion Cotillard (Inception, Allied), Adam Driver (The last duel, Hungry hearts, Paterson, Storia di un matrimonio) e Simon Helberg. Cotillard si conferma portatrice di un’eleganza e una classe invidiabili. Già in precedenza aveva dimostrato tali doti, ma in questo caso dietro alla pacata delicatezza di Ann si cela una galassia di emozioni struggenti che corrodono il personaggio e al contempo nutrono l’arte di cui si fa portatrice. Altrettanto merito va a Helberg, che finalmente si stacca dal ruolo che l’ha reso celebre – quello di Howard Wolowitz nella sit-com The Big Bang theory per dedicarsi ad un personaggio più serioso ma che gli permette di mettere in luce, al contempo, le sue doti vocali e di pianista.

Senza dubbio però il riflettore è puntato – soprattutto nella seconda metà del film – su Adam Driver. Con il suo Henry, e con la comicità cantata e anti-climatic che gli appartiene (non lontana da una sfera d’influenza à la Bo Burnham), monopolizza lo schermo e rende il pubblico – sia quello di Henry che quello di Carax – partecipe dei propri drammi personali. Il suo è un personaggio intrinsecamente scisso, per sua natura dualistico e binario: l’impronta di leggerezza che si addice alla propria professione si scontra con il suo essere perennemente accigliato, scontroso, persino mostruoso con lo svilupparsi della trama. Henry ha fatto della negatività il marchio di fabbrica della sua commedia, poiché non riesce a scindere dal lavoro una componente così basilare della propria esistenza. In questo senso, lo struggente tormento è pienamente incarnato dall’attore, che dimostra ancora una volta il proprio talento alle prese con un personaggio particolarmente complesso.

Annette

Annette e il metalinguismo

Con Annette Carax porta sullo schermo un esplicito metalinguismo, un’espressione manifesta dello spettacolo nel suo farsi. Emblema di quest’intento è l’intro del lungometraggio, dove compaiono sceneggiatori, regista e attori (intenti a vestirsi e acconciarsi per interpretare i personaggi). Non è la prima volta che il regista si concede a riflessioni sul senso stesso dello spettacolo prima di aprire alla narrazione del film: altrettanto accadeva, seppur con modalità differenti, nel suo capolavoro Holy motors. Tuttavia, un genere manifestamente fittizio quale è il musical si presta ulteriormente a riflessioni di questa natura. Con i primissimi minuti del film lo spettatore assiste ad una messa in atto della messa in scena, viene esplicitata davanti ai suoi occhi la natura artificiosa di ciò cui sta per assistere. Carax, tuttavia, non riserva il metalinguismo solo per l’intro ma lo ripropone a più riprese nel corso del film attraverso gli spettacoli di Henry.

D’altronde, nulla è lasciato al caso nella regia smodatamente minuziosa di Carax. Qualsiasi elemento che l’autore scelga di inserire sullo schermo diventa spunto di riflessione, metafora, seme di un significato profondo. Sono film estremamente densi quelli del regista francese, sperimentali e stratificati, che lasciano allo spettatore molteplici suggestioni a visione ultimata. Molti sono i simboli di cui il significato non è reso esplicito, lasciando libertà d’interpretazione al pubblico. In questo lungometraggio, nello specifico, tutto sembra pensato per comunicare un intensissimo senso di malessere esistenziale. In quest’ottica ben vengano dunque il burattino posticcio partorito da Cotillard (l’Annette del titolo) o la macchia sul volto di Henry: elementi che non distraggono ma anzi amplificano le sfumature di un disagio universale. In questo caso al raggiungimento dell’obiettivo registico concorre anche l’onnipresente contrappunto musicale, segnato da tetra gravitas e atmosfere spettrali conferite in primis dalla partitura.

Annette si rivela così un film complesso, insospettabilmente angoscioso (elemento contro-intuitivo rispetto alla natura giocosa del genere a cui appartiene) e sfaccettato. Le performance impeccabili dei protagonisti, e in particolar modo quella di Driver, concedono al regista una libertà tale da dare sfogo a sperimentalismi e sfumature di significato, permettendogli di giocare con un genere a lui nuovo applicandovi la sua personalissima impronta. In questo senso, come confermano le lodi che la critica ha riservato alla pellicola, il debutto in lingua inglese di Carax può dirsi pienamente riuscito.

PANORAMICA

regia
soggetto e sceneggiatura
interpretazioni
emozioni

SOMMARIO

Annette è un musical diretto dal regista francese Leos Carax, alle prese per la prima volta nella sua carriera con una produzione in lingua inglese. Avvalorato dalle riuscitissime interpretazioni dei tre protagonisti (Adam Driver, Marion Cotillard e Simon Helberg), la narrazione affronta i turbamenti di un soggetto tormentato e scisso. Il regista non manca di applicare alla pellicola lo sperimentalismo che ormai lo contraddistingue, distanziandosi ampiamente dagli illustri precedenti del genere musicale e realizzando un’opera angosciosa, metalinguistica e colma di metafore e significati. Per la sua audace regia la pellicola ha meritato il Prix de la mise en scène al Festival di Cannes 2021.
Eleonora Noto
Eleonora Noto
Laureata in DAMS, sono appassionata di tutte le arti ma del cinema in particolare. Mi piace giocare con le parole e studiare le sceneggiature, ogni tanto provo a scriverle. Impazzisco per le produzioni hollywoodiane di qualsiasi decennio, ma amo anche un buon thriller o il cinema d’autore.

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Annette è un musical diretto dal regista francese Leos Carax, alle prese per la prima volta nella sua carriera con una produzione in lingua inglese. Avvalorato dalle riuscitissime interpretazioni dei tre protagonisti (Adam Driver, Marion Cotillard e Simon Helberg), la narrazione affronta i turbamenti di un soggetto tormentato e scisso. Il regista non manca di applicare alla pellicola lo sperimentalismo che ormai lo contraddistingue, distanziandosi ampiamente dagli illustri precedenti del genere musicale e realizzando un’opera angosciosa, metalinguistica e colma di metafore e significati. Per la sua audace regia la pellicola ha meritato il Prix de la mise en scène al Festival di Cannes 2021. Annette – la recensione del musical di Leox Carax