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Paterson: una città, un autista e una poesia

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Incredibile, un autista che ama Emily Dickinson!

Paterson è un film di Jim Jarmusch, il più grande cineasta indipendente statunitense.
Non si sa mai come debba essere introdotto essendo notissimo a certa nicchia di spettatori, ma non al grande pubblico. Non ha ancora la fama di Tarantino, neanche Lynch o Wes Anderson anche se all’altezza di tutti e tre. Pubblico che comunque aumenterà notevolmente grazie ad Amazon Prime Video.

La firma del regista è sempre ben distinguibile dalle inquadrature, le ambientazioni, i personaggi, il cast e la colonna sonora stessa, prodotta da lui, che è anche, in modo non secondario, musicista. I suoi film sono fortemente evocativi e intensi; lasciano il segno anche quando la trama è minimale, come in questo lungometraggio in cui il protagonista per eccellenza è la visione poetica della realtà.

Paterson, presentato al Festival di Cannes nel 2016, dopo il successo del 2013 con il Solo gli amanti sopravvivono, è una specie di sequel per contrasto di quest’ultimo. Jarmusch, dopo la storia stravagante di una coppia di vampiri, ci racconta quella di una coppia comune di una piccola città del New Jersey.

Dà vita a personaggi ai confini geografici e sociali del mondo, che non hanno un percorso di vita: inetti in ambienti ripresi come espressioni d’animo.

Adam Driver è l’attore protagonista. È noto come Jarmusch scelga un interprete facendolo entrare nel suo nucleo famigliare. Il cast è una cosa molto caratteristica dei suoi film perché consta sempre degli stessi elementi: Tom Waits, Johnny Depp, Neil Young, Iggy Pop, ad esempio, sono presenze costanti.

Paterson rientra nei film di formazione spirituale.

Il titolo è il nome sia della città – che vide crescere dei poeti come Allen Ginsberg e William Carlos Williams – in cui si svolgono le vicende, sia del protagonista. Questo dimostra quanto siano uno lo specchio dell’altro, un’osmosi tra personaggio e ambiente.

Tutto inizia con alcune fotografie della camera da letto, un risveglio il lunedì mattina alle sei e un quarto, una colazione classica con latte e cereali. Poi subito irrompe sullo schermo lo sguardo al mondo del poeta scatenato da una scatola di fiammiferi.

Paterson

Paterson compone la prima poesia, mentre lo seguiamo incamminarsi al lavoro, è un autista. Fuori dalla sua villetta e dentro il suo autobus numero 23 l’uomo osserva scorrere dal parabrezza e dai finestrini. Ascolta dietro di sé stralci di esistenza che prima e dopo il lavoro diventano ispirazione per piccoli componimenti ai quali pensa per tutta la giornata.

Come ti tratta la vita? Gli chiede il barista la sera.

Film pausato per soffermarsi sulle immagini, suddiviso in giorni della settimana che si susseguono con gesti sempre simili, dalle poche varianti.

La sveglia, un piccolo scambio di parole con la moglie, i cenni di saluto tra autisti con la mano, la birra la sera da Doc scandiscono le giornate. Come i dialoghi dei passeggeri: si parla di idoli, donne, gossip paesani, si fanno domande esistenziali banali dalle risposte complesse.

La moglie – interpretata dalla cantante Golshifteh Farahani – è molto creativa e ha tanti progetti. Alcuni di questi sembrano un po’ aleatori: sogna un commercio cupcake, si cimenta in bizzarri accostamenti culinari, sogna di diventare una cantante country. Si dedica intensamente a cose nuove ogni giorno, dipinge tutto con motivi bianco su nero e viceversa: le tende, i suoi vestiti, il collare del cane, il pavimento, il copriruota dell’auto. Fa acquisti strani, tra i quali un quadretto con la cascata di Paterson, il posto preferito del marito.

Per lui ha una profonda devozione. Ogni giorno gli prepara una valigetta di latta con la merenda, dalla quale spuntano una sua foto e una cartolina di Dante come immagini votive, e lo stimola a investire del tempo sulle sue poesie. Paterson ha sempre la stessa divisa, una camicia a quadretti azzurra sopra una t-shirt bianca, invece lei varia un sacco di fantasie con i suoi abiti in bianco e nero.

Paterson

Le trame geometriche che crea la moglie per i suoi abiti, la casa, il cibo, richiamano la modularità delle giornate mono-tono in città.

Le poesie di Paterson, scorrono sovrimpresse sullo schermo con la sua grafia. Quella che fa è poesia delle piccole cose. Nonostante queste siano semplici come la vita che conduce, la moglie lo paragona a Petrarca, che ha scritto un taccuino segreto – proprio come il suo – e che dedicava le sue poesie a un’amata di nome Laura.

Il bulldog inglese Marvin sembra uno dei tanti acquisti bizzarri della moglie, una presenza strana nella vita della coppia. Paterson lo porta controvoglia ogni sera a fare una passeggiata, che si interrompe regolarmente al bar di Doc. Il caratteristico proprietario è alla quotidiana ricerca di nuovi personaggi che hanno dato lustro alla città, sul muro dietro il bancone collezione foto di personalità famose passate a Paterson.

Paterson

Io dico sempre: “Non cercare di cambiare le cose, perché sennò fai peggio” (Doc).

Un giorno Paterson incontra una bambina che gli legge una sua poesia senza rime. Lei si sente in colpa per l’assenza di rime, ma l’autista riconosce al suo interno un ritmo e qualche assonanza, la poesia è molto simile a quelle che compone lui. Infatti nasce subito una bella intesa tra i due poeti.

Quando vengono recitate le poesie, le immagini si sovrappongono in dissolvenza. Una tecnica di transizione quasi retrò, come a voler sottolineare che il tempo non è passato a Paterson.

Venerdì comincia in modo diverso e a domino tutto diventa un po’ più complicato del solito. Il bus ha un guasto elettrico.

Poteva esplodere in una palla di fuoco!, pensano tutti.

All’interno del bar di Doc un Romeo e una Giulietta – o forse sono più come Antonio e Cleopatra, dice l’oste. Lui ama lei, ma non è ricambiato, quindi venerdì sera estrae una finta pistola per scatenare il panico.

Senza amore, perché uno deve esistere?

Sabato sera Paterson e Laura vanno al cinema a vedere un film horror in bianco e nero. I protagonisti della pellicola somigliano a loro. Lui guarda la moglie innamorato. Intorno a loro, che sono una coppia meticcia, ci sono due ragazzi gay che intrecciano le mani come loro e due anziani. Una sincera occhiata sull’uguaglianza della vita di coppia.

Alla fine della serata, rientrando dal cinema il taccuino di poesie di Paterson è stato fatto in mille coriandoli dal cane Marvin.

Paterson

Lei gli ha sempre calorosamente consigliato di farne una copia – Promettimelo! – e ora sono svanite. Paterson non è molto espressivo ma soffre per questa perdita, non ha più speranze né entusiasmo. Guarda triste la cascata che è stata teatro e fonte d’ispirazione di molti suoi componimenti; all’improvviso la vita gli manda un taccuino nuovo, tramite una persona bizzarra proveniente dal Giappone.

Autista qui a Paterson? Ah. Questo è davvero poetico! Potrebbe essere una poesia di William Carlos Williams, gli dice.

Un Aha moment per ricominciare.

O preferiresti forse essere un pesce?

Voto Autore: [usr 4,0]

Anna Stefani
Anna Stefani
Dottoressa in Discipline letterarie e Storia dell’Arte. Amante del cinema grazie alla Nouvelle Vague e David Lynch.

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