Il gabinetto del dottor Caligari, titolo originale Das Kabinen des Dr. Caligari, diretto da Robert Wiene nel 1920, è uno dei film più influenti di tutta la storia del cinema.
Prima pellicola horror, manifesto dell’espressionismo tedesco, il film di Wiene è un capolavoro senza tempo.
Originariamente destinato alla regia di Fritz Lang, la sceneggiatura fu scritta da Carl Mayer ed Hans Janowitz: prologo e finale furono aggiunti però dal produttore, scelta che infastidì non poco i due sceneggiatori.
Trama e versioni del film
Riassumendo la trama potrebbe risultare sufficiente sapere che il film è diviso in sei atti e che sostanzialmente è il racconto della storia del dottor Caligari, un uomo che gira tra le cittadine tedesche accompagnato da un sonnambulo di nome Cesare, in grado di presagire il futuro.
La storia è interessante, il colpo di scena migliore rispetto a molti altri successivi ed odierni, ma certamente non è questo a fare del film il capolavoro che effettivamente è.
La trama infatti è secondaria: ciò che conta è innanzitutto l’immagine.
È doveroso dire che il film non esiste in una versione unica, ne esistono molteplici e tutte differiscono per aspetti vari, la pellicola originale era ovviamente in bianco e nero ma le copie più vecchie pervenute, provenienti dall’America Latina, erano state ricolorate e dunque la versione più “filologica” appare colorata, è possibile visionare solo alcune sequenze in bianco e nero puro.
Il film inoltre, essendo muto, necessita di una colonna sonora presente, che diventa una vera e propria chiave di lettura della pellicola: anche questa però non esiste univocamente.
Robert Wiene scelse Verklärte Nacht di Arnold Schönberg, che però non ne fu felice poiché considerava l’uso della sua op. 4 solo un’accompagnamento all’immagine: ciò avrebbe tolto dignità alla musica e dunque il compositore non vide mai di buon occhio la scelta di Wiene.
Il realtà, non solo musicalmente ma anche concettualmente, Verklärte Nacht era una scelta perfetta: trattasi infatti di un poema sinfonico, il testo di partenza narra la vicenda, avvenuta in una notte al chiaro di luna, di una donna che confessa al suo uomo di portare in grembo un figlio non suo, e questi perdona e si dichiara pronto ad accogliere la nuova vita.
Il tema del doppio
Il legame con il film è sottilissimo ma elementi come il doppio, l’essere uomini (e donne)- in tedesco più semplicemente Mensch– e la notte crea un forte legame tra testo poetico (e splendida trasposizione musicale) ed immagine e significato filmici.
Il gabinetto del dottor Caligari gira attorno al tema del doppio, del vero e del falso, della menzogna e della realtà, del delirio e della sanità mentale.
È un film figlio del dolore emotivo e psichico derivato dalla Grande Guerra: forse per antitesi, forse senza un legame specifico, si allontana così repentinamente dalla realtà, ritornando talvolta nelle vicende umane con fare alieno d’improvviso, creando scompiglio nella mente dello spettatore, e anche un po’ di paura.
La notte appare nella scena del rapimento il momento più reale della narrazione, pur assumendo visivamente tratti onirici… è di notte che si sogna? O si è svegli?
Di notte Cesare, che è stato fino ad ora un mostro, diventa pietoso, riesce a comprendere e rispettare la bellezza, seppur egoisticamente. È il “non umano” più umano di tutti, colui che avrebbe motivo di vendicarsi non lo fa: ecco Verklärte Nacht, il perdono, e questa toccante estremizzazione dell’umanità che in entrambi i casi avviene nell’incontro tra uomo e donna.
Il gabinetto del dottor Caligari: l’immagine punto di partenza
Ciò che rapisce lo spettatore durante la visione de Il gabinetto del dottor Caligari è senza dubbio l’immagine.
Le linee spezzate, nervose, accrescono il senso di disagio e di confusione generale che si crea grazie alla storia, i personaggi appaiono, nelle loro caratteristiche fisiche, esasperati.
Caligari è gobbo, goffo; Cesare è a metà strada tra una mummia egizia (complice il trucco) ed un gatto che si muove tra le vie nella notte; Jane è affascinante in maniera macabra; Francis ed Alan risultano invece- assoluta genialità- i più reali tra i personaggi.
La vicinanza al fumetto è palese, l’ambientazione, sia esterna sia interna, è onirica, surreale, spigolosa e talvolta “scivolosa”, sembra quasi di cadere, inghiottiti in un vortice pieno di angoli.
La prospettiva centrale non è contemplata, domina la bidimensionalità, che arriva quasi a schiacciare metaforicamente chi guarda.
Tutte le scene sono state dipinte, scelte, così come i costumi, dai pittori Walter Reimann e Walter Röhrig e dell’architetto Herman Warm, oltre che chiaramente dal regista. Ben visibile il legame con l’arte figurativa espressionista ed in particolare con alcune opere di Kirchner.
Cesare: guardare il cinema dritto negli occhi
La scena più emblematica e probabilmente la più bella del film è quella in cui il sonnambulo (un magistrale Conrad Veidt) apre gli occhi.
È un momento perfetto, cinema allo stato puro, un primo piano fisso: con una lentezza logorante si aprono gli occhi stralunati ed allucinati di Cesare.
Lo sguardo è fisso in camera, il disagio dello spettatore è alle stelle: Cesare ci guarda, forse è il cinema stesso a guardarci.
La modernità del film e l’impatto sui posteri
Di sguardi in camera il cinema è pieno: due registi in particolare però sembrano aver fatto propria la lezione di Wiene, forse perché come lui hanno scavato a fondo nell’animo umano e nella paura, si tratta di Stanley Kubrick ed Alfred Hitchcock.
Le analogie con Kubrick in fondo non sono neanche particolarmente numerose, ma è d’uopo citare la scena di Arancia Meccanica in cui Alex è costretto (con la forza) a spalancare gli occhi per vedere scene violente: ne Il gabinetto del dottor Caligari il sonnambulo è obbligato a svegliarsi e predire scenari infausti.
Per quanto concerne il cinema di Alfred Hitchcock le similitudini invece sono molteplici, giusto per citarne alcune: l’ombra durante il momento del delitto e l’impugnatura del pugnale da parte del sonnambulo nella scena prima del rapimento trovano degni eredi in Psyco, la già citata scena dell’apertura degli occhi (in parte) ed il “vortice angolare” in Vertigo.
L’altro grande maestro ad aver certamente subito l’influsso del film è David Lynch, qui non si tratta tanto di immagini o di ricerca nella natura umana quanto di struttura: più di ogni altro film di Lynch è Mulholland Drive ad avere un andamento incredibilmente simile a quello de Il gabinetto del dottor Caligari.
Evidente inoltre la grande ammirazione nutrita da Tim Burton, visibile in molti suoi lavori e personaggi.
La grande modernità del film di Wiene sta però nell’aver in qualche modo anticipato le tragiche vicende che sarebbero avvenute pochi anni dopo il 1920: l’avvento dei totalitarismi in Europa, meccanismi in grado di corrompere la mente umana, forse è una casualità o forse le basi per quello che sarebbe poi successo erano già ben radicate.
Purtroppo un discorso del genere, in un mondo dominato dal pensiero troppo spesso drammaticamente manovrato da social e televisione come il nostro, rimane decisamente attuale.
Il gabinetto del dottor Caligari: perché guardarlo oggi
Affermare che Il gabinetto del dottor Caligari sia un film di facile fruizione per il pubblico medio odierno sarebbe solo una menzogna di dimensioni spropositate.
Era un film difficile cento anni fa- anche se brevemente raggiunse nella Germania della Repubblica di Weimer (uno dei momenti storici culturalmente più vivaci di sempre) un ampio consenso- oggi è difficilissimo: il solo fatto di essere un film muto allontana i molti, così come il carattere psicologico e sociologico delle vicende narrate, oltre alla musica (che sia la versione con Verklärte Nacht o qualunque altra poco importa), che potrebbe quasi infastidire lo spettatore abituato alle colonne sonore originali o ai brani pop, anche il (non) colore non sarebbe certo apprezzato.
Il gabinetto del dottor Caligari è un film immortale che, almeno ad oggi, solo chi ama profondamente il cinema può apprezzare fino in fondo. Chi si rende conto del genio moderno di Robert Wiene, precursore dei grandi registi già citati, deve conoscere bene almeno parte del cinema successivo di un certo livello per amare questo film, che altrimenti sarebbe solo un avvicendarsi di eventi noir dai tempi biblici, con attori truccati in modo esagerato. Per fortuna il mondo è ancora pieno di cinefili, ed il film continuerà ad essere considerato un capolavoro imperdibile che non lascerà facilmente la mente e soprattutto lo sguardo di chi avrà la fortuna di vederlo.