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The Equalizer 3 – Senza tregua: recensione

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Torna sugli schermi il killer (in pensione) della Cia, Robert McCall, interpretato da Denzel Washington in The Equalizer 3 di Antoine Fuqua. Dopo i precedenti episodi in cui doveva affrontare situazioni del suo passato, l’ex assassino dei servizi segreti si ritrova nel Sud Italia a contemplare un Eden che sembrava oramai perduto nella sua vita. I primi due capitoli affrontavano il suo ritorno per difendere rispettivamente gli oppressi e consumare una vendetta personale.

Stavolta, la terza puntata appare come un incrocio fra le due prime pellicole, e risulta anche vagamente simile ad un precedente lavoro di Washington, ovvero Man on fire – Il fuoco della vendetta (2004) diretto da Tony Scott. In maniera superficiale si può dire, proprio per via della reunion con la coprotagonista della precedente pellicola, ovvero Dakota Fanning. Come vedremo dopo le similitudini sono molte e non si limitano solo ad un membro del cast.

The Equalizer 3: il cast

Oltre ai già citati Denzel Washington e Dakota Fanning, che riveste il ruolo dell’analista Cia Emma Collins, nella pellicola troviamo Remo Girone ( il medico Enzo Arisio), Eugenio Mastrandrea (il maresciallo dei carabinieri Giorgio Bonucci). Il resto del cast è composto da David Denman (Frank Conroy), Sonia Ammar (Chiara Bonucci), Gaia Scodellaro (Aminah), Andrea Scarduzio (Vincent Quaranta), Andrea Dodero (Marco Quaranta), Salvatore Ruocco (Salvatore).

The Equalizer 3

The Equalizer 3: trama e recensione

Dopo gli impegnativi eventi dei due sequel precedenti, Robert McCall cerca un po’ di pace nel Sud Italia. Ma quello che sembrava il paradiso ideale dove trascorrere il resto dei propri giorni, lo porterà ad un’ennesima sfida. I suoi amici sono sotto il controllo della mafia locale, precisamente della camorra. L’ex agente della Cia dovrà sfoderare di nuovo tutte le sue risorse particolari per ottenere giustizia.

The Equalizer 3, almeno dalle intenzioni, e soprattutto dalle dichiarazioni di Washington, dovrebbe essere l’ultimo film, relativo alla saga di Robert McCall. Un po’ per la stanchezza del suo interprete, un po’ per l’esaurimento della linfa vitale della storia. Anche perchè da come viene sviluppato, risulta come un incrocio tra Man on fire (già citato prima), una puntata di Gomorra e il disastroso film Netflix Il mio nome è vendetta (2022), con cui condivide un altro membro del cast: Remo Girone.

Del film di Tony Scott, oltre a condividere la presenza con Dakota Fanning, c’è anche una vaga rassomiglianza fra l’idea del ex agente dei servizi segreti che diventa uno spietato giustiziere a tutto tondo. Inoltre nel film originale degli anni 80′ con Scott Glenn, era proprio la Campania (come rappresentata in questa pellicola) ad essere il teatro del rapimento. In quello del 2004, l’urgenza di Scott era stata quella di raccontare uno dei luoghi simbolo dei sequestri di persona nel pianeta: Città del Messico. 

The Equalizer 3 Remo Girone

Un altro scenario da cartolina per le pellicole girate in Italia

Invece Antoine Fuqua trasferisce l’azione sulla Costiera Amalfitana, e a primo impatto sembra anche una riproposizione del film The American, con George Clooney, ma quì l’americano in questione è Denzel Washington, ovvero Robert McCall. Talvolta appaiono un pò stanchi i soliti sermoni recitati dal protagonista prima di scatenare la sua violenza, così come sono monotoni e altamente stereotipati i camorristi della pellicola. In luoghi dove la mafia non conosce il senso di vergogna, arriva in maniera altrettanto sprezzante (del pericolo) quest’uomo che sembra non essere scalfito da nulla, se non dai propri ricordi.

La cosa che emerge, è che la camorra rappresenti un ostacolo, quasi un fastidio forzato nel suo buen retiro. Così come gli esponenti delle forze dell’ordine vengono fatti apparire da Antoine Fuqua come macchiette soggiogate dal terrore di questi clan feroci e spietati. E questo non va bene, perchè oltre ad un’immagine stereotipata e da cartolina, emerge l’immagine di una realtà corrotta e senza via d’uscita. Ma è Hollywood il regno degli stereotipi, e l’inserimento di Dakota Fanning nella pellicola, oltre a sembrare inutile, non comunica niente a chi guarda la pellicola.

Dakota Fanning

Conclusioni

Nel complesso, The Equalizer 3 si lascia guardare come la miriade di film d’azione che la Mecca del cinema sforna ogni volta nel suo essere seriale (non televisivo). Un po’ come quei film che vengono inseriti nel palinsesto estivo in una serata fresca. Washington è costantemente monocorde, e i restanti attori della pellicola non sono da meno. Viene da chiedersi: è possibile che ogni volta che un film straniero venga girato in Italia, non si cada nello stereotipo e nel luogo comune?

Perchè a conti fatti di questo si tratta. Forse per Antoine Fuqua è davvero il momento di mandare in pensione il personaggio di Robert McCall. Questo per non correre il rischio paventato di un quarto capitolo. Ovvero un prequel, una origin story con il personaggio di McCall ringiovanito con la tecnica de-aging, e sempre con Denzel Washington protagonista.

Questa tecnica già ha ridicolizzato l’interpretazione di Harrison Ford in Indiana Jones e Il Quadrante del Destino. Ma ormai il processo è avviato, e se tra l’Intelligenza Artificiale e queste altre diavolerie tecniche, ci ritroveremo con nuove forme strane di interpretazioni attoriali. Nondimeno i nuovi universi o linee narrative, a questo punto ne risentiranno.

Il trailer

PANORAMICA

Regia
Soggetto e Sceneggiatura
Interpretazioni
Emozioni

SOMMARIO

The Equalizer 3 è l'ultimo capitolo della saga su Robert McCall con Denzel Washington. Le scene dell'action diretto da Antoine Fuqua sono buone, ma non bastano a salvare la pellicola dall'ennesimo effetto stereotipo cartolina hollywoodiano.
Francesco Maggiore
Francesco Maggiore
Cinefilo, sognatore e al tempo stesso pragmatico, ironico e poliedrico verso la settima arte, ma non debordante. Insofferente, ma comunque attento e resistente alla serialità imperante, e avulso dai filtri dall'allineamento critico generale. Il cinema arthouse è la mia religione, ma non la mia prigione.

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