“Zombi” è il film di George A. Romero, uscito nel 1978. L’opera si inserisce all’interno di un filone che racchiude, come tema denominatore, i propriamente detti, zombi. Il regista realizza questa seconda pellicola sui morti viventi, la quale si lega al più famoso “La notte dei morti viventi” del 1968. In totale sono sei titoli diretti tutti dal solito autore, celebre per aver ridimensionato la figura dello zombie e averlo portato in un linguaggio di massa super popolare. Sceneggiato assieme a Dario Argento, diventa in poco tempo un cult internazionale. La musica è dei Goblin, gruppo musicale che ha visto crescere la fama, grazie alla collaborazione con il maestro Argento e scrivendo per lui, la colonna sonora di Profondo Rosso e Suspiria. Costato un milione di dollari, è arrivato ad incassarne oltre 55 milioni, generando un grosso profitto.
Zombi, la trama
Un epidemia di zombi sovrasta l’America e i sopravvissuti tentano in qualche modo di salvarsi. Tra questi ci sono una giovane coppia e due agenti della SWAT, che rubano un elicottero per approdare in un centro commerciale sovrastato da zombi. I quattro superstiti decidono di accamparsi in una parte del luogo, creando un riparo protettivo dove sopravvivere. L’irruzione di una banda di motociclisti mette in serio pericolo i protagonisti, che dovranno salvaguardare il loro accampamento.
Zombi, recensione
Il regista George A. Romero, è stato il primo autore a riprodurre la figura dello zombie sul grande schermo, in una chiave diametralmente opposta a quella fino ad allora rappresentata. Se prima lo zombie viene raffigurato in un’ottica quasi mistica e magica, appartenente a un mondo inesplorato, adesso è profondamente ancorato alla realtà e parte integrante della quotidianità. Questa è stata la geniale idea che ha permesso a Romero, di approcciarsi all’horror, in una maniera totalmente differente, rispetto a quanto fatto dai colleghi del passato.
Seppur ogni film rimane svincolato a sè, il regista farà di questa saga, la sua fortuna. Il successo raggiunto lo inserisce tra i registi più influenti della sua generazione. Non sono esistiti artisti che non abbiano attinto alla sua filmografia, qualora si fosse rappresentato uno zombie su schermo. Nel panorama horror Romero è diventato leggenda.
Il maestro del cinema horror italiano, Dario Argento ha contribuito largamente alla realizzazione del lavoro. La sua influenza in quegli anni è al culmine, grazie a una serie di titoli indimenticabili, che lo ha lanciato tra i registi più importanti del dopoguerra. I due artisti avrebbero infatti collaborato alla scrittura e non solo. Pare che Argento sia stato dietro anche a parte della produzione, del montaggio e della distribuzione. Una collaborazione già storica in partenza.
Punti positivi e particolarità del cult di Romero
Uno degli aspetti positivi è la dinamicità del prodotto. Si percepisce di come il regista abbia puntato tutto sul lato dell’intrattenimento. Film scorrevole, pieno di azione e movimento. Una corsa contro il tempo e tutto, affinché i protagonisti mantengono salva la pelle. Si respira adrenalina, velocità e voglia di combattere, per non piegarsi al triste destino.
I sopravvissuti non sono eroi, per quanto contraddistinti da tenacia e resistenza, non vengono celebrati come figure eroiche, capaci di salvare le sorti del pianeta. Nel film non c’è rimedio al male, la soluzione all’apocalisse non sussiste, ma traspare solo una mera consapevolezza della fine alla quale si va incontro.
La recitazione inoltre funziona bene, personaggi credibili e anche sugli zombi viene fatto un lavoro di gran classe. Oggi siamo abituati a degli effetti speciali all’avanguardia e giustamente potrebbe apparire fuori tono vedere il trucco con il quale sono stati raffigurati. Dobbiamo comunque tenere conto dei tempi che furono e di come, a prescindere dalla credibilità o meno, sia imprescindibile la rappresentazione generale che ne viene data.
Critica al mondo consumistico
Arriviamo al punto cruciale della critica che Romero tende a evidenziare. È un film d’azione che comunque vuole andare a parare in un punto ben preciso, la critica al mondo consumistico/capitalistico. Il fatto di andarsi a nascondere in un centro commerciale non è un’opzione casuale, ma frutto di una scelta consapevole da parte del suo ideatore.
L’uomo contemporaneo viene descritto come totalmente idiota, vittima di piaceri edonisti dalla quale si lascia trasportare, per non pensare alla sofferenza della vita. La trasformazione in zombi non è altro che una conseguenza di ciò che diventeremo e perciò diventa simbologia e concetto astratto, nell’opera di Romero. Ovviamente un film distopico ma con un fondo di verità e un grosso avvertimento, diffuso in tutta la pellicola. La sfiducia verso l’essere umano è perciò enorme nel regista, che non vede uno spiraglio di luce, nell’odierno sistema economico, il quale tende ad assoggettare le persone verso un pensiero borghese dominante.
Lo scambio di battute simbolo del film
C’è un breve scambio di battute, tra due degli interpreti principali, che testimonia e racchiude con estrema semplicità, la critica politica, che l’autore inserisce sapientemente: “Ma perché ritornano in un grande magazzino? (riferito agli zombi). Deve essere l’istinto. Il ricordo di quello che erano abituati a fare. Era un posto importante quando erano vivi.“