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La figlia oscura, il debutto di Maggie Gyllenhaal

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La figlia oscura, adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo di Elena Ferrante, è il debutto di Maggie Gyllenhaal alla regia.

La mano femminile sulla macchina da presa si sente: non c’è più voyeurismo del necessario, i dialoghi sono ridotti all’osso ma le immagini parlano più delle parole.

La figlia oscura, la trama

La storia di La figlia oscura è semplice ma potente.
La professoressa Leda Caruso va in vacanza in Grecia. Qui incontrerà una giovane sconosciuta in vacanza, Nina, e sua figlia Elena: le due riporteranno alla luce alcuni ricordi dolorosi legati all’infanzia delle sue due figlie.

Attraverso diversi flashback, lo spettatore verrà a conoscenza del suo passato, delle difficoltà e dei sacrifici che ha dovuto affrontare per conciliare la maternità con la carriera.

La figlia oscura

Le differenze nella narrazione tra romanzo e film

Guardando La figlia oscura è subito evidente il grande lavoro che è stato fatto sul punto di vista narrativo.

Se nel romanzo si fa ricorso alla focalizzazione zero, raccontando i personaggi senza optare per le descrizioni, il film si serve di una narrazione non onniscente, attingendo al sistema diacronico del libro di Ferrante.

Anche l’ambientazione della storia è diversa: se il libro è ambientato nel Sud Italia, il film si sposta su un’isola della Grecia. La scelta di delocalizzare la storia ha l’effetto di rendere più universali i temi trattati nel film.

La figlia oscura: una maternità cupa e ossessiva

Il personaggio di Leda è, innanzitutto, quello di una madre. Una madre di figlie ormai cresciute che si rispecchia come donna e madre in una giovane sconosciuta.

Leda si fa portavoce di un’idea inquietante: che le donne possano sentirsi depredate dalla propria maternità e dal proprio ruolo di madre. Leda prova questo e ciò le causa un grande senso di colpa.

Malgrado questo, il film non offre giudizi morali ma ci invita a riflettere sulle complessità e le contraddizioni che possono emergere all’interno di una famiglia. E sulle difficoltà che si pongono dopo essere diventate madri.

La figlia oscura

Il non detto

Nel romanzo di Ferrante, il non detto assume un ruolo centrale. La protagonista è una donna complessa e tormentata, i cui pensieri e ricordi emergono attraverso una serie di immagini evocative e spesso contrastanti.

Gyllenhaal riesce a cogliere magistralmente questa ambiguità e la traduce in una rappresentazione drammatica di grande intensità.

La figlia oscura, il cast

Trasferire sullo schermo un romanzo introspettivo come La figlia oscura era una sfida ardua. Maggie Gyllenhaal la supera con grande abilità, grazie a una regia sensibile e raffinata.

La scelta dell’attrice Premio Oscar Olivia Colman per il ruolo della protagonista si rivela azzeccata: l’attrice britannica offre un’interpretazione magistrale, capace di restituire tutte le sfumature di un personaggio tormentato e controverso.

La sua interpretazione per La figlia oscura ha ricevuto una Nomination all’Oscar come Migliore Attrice Protagonista, anche se alla fine la statuetta è andata a Jessica Chastain per Gli occhi di Tammy Faye.

Buona anche l’interpretazione di Dakota Johnson, che veste i panni succinti della giovane Nina con la quale Leda instaurerà una curiosa amicizia e nella quale, irrimediabilmente, si rispecchierà.

L’irlandese Jessie Buckley, che interpreta Leda da giovane, è nota agli spettatori di Netflix per avere interpretato la parte della protagonista di Sto pensando di finirla qui di Charlie Kaufman.

Gli altri attori del cast si rivelano all’altezza. Peter Sarsgaard, che da 12 anni è anche il marito di Gyllenhaal, interpreta il professor Hardy, un collega di Leda che per lei sarà una boccata d’aria fresca. Ed Harris, invece, impersona un affascinante tuttofare della struttura nella quale Leda alloggia in vacanza.

La figlia oscura, le conclusioni

La figlia oscura è un film potente e toccante che sfida le convenzioni sociali sulla maternità. Offre una visione complessa e sfumata di una donna alle prese con le sue scelte di vita.

Una donna che diventa madre deve annullarsi nel proprio ruolo oppure può ancora aspirare a vivere appieno le mille sfumature del suo essere donna?

Questo film non lascia indifferenti e che invita a riflettere su temi universali come l’amore, la perdita e il senso di colpa.

Gyllenhall opta per molti silenzi e immagini che rendono impossibile allo spettatore non mettersi nei panni di Leda.

PANORAMICA

Regia
Soggetto e sceneggiatura
Interpretazioni
Emozioni

SOMMARIO

La figlia oscura è un film potente e toccante che sfida le convenzioni sociali sulla maternità. Offre una visione complessa e sfumata di una donna alle prese con le sue scelte di vita. Una donna che diventa madre deve annullarsi nel proprio ruolo oppure può ancora aspirare a vivere appieno le mille sfumature del suo essere donna? Questo film non lascia indifferenti e che invita a riflettere su temi universali come l'amore, la perdita e il senso di colpa. Gyllenhall opta per molti silenzi e immagini che rendono impossibile allo spettatore non mettersi nei panni di Leda.
Redazione
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