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40 sono i nuovi 20, la recensione

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40 sono i nuovi 20 è la commedia romantica diretta da Hallie Meyers-Shyer con protagonista Reese Witherspoon che porta lo spettatore a osservare le vicende di una quarantenne in cerca di una propria dimensione relazionale e lavorativa.

40 sono i nuovi 20, la trama e il cast del film

Alice (Reese Witherspoon), figlia di un regista di nome John Kinney, è una madre single di due figlie e prossima a festeggiare i suoi 40 anni. La sera del passaggio dagli “enta” agli “anta”, la donna incontra tre aspiranti registi, George, Teddy ed Harry. Dato che le figlie di Alice saranno a casa della nonna per la notte, le viene in mente di ospitare i sopracitati giovani, finendo quasi per cominciare una parentesi romance con uno di loro.

40 sono i nuovi 20

La mattina dopo, George trova in una stanza della casa di Alice una serie di cimeli del padre di lei e, per una serie di circostanze, la protagonista deciderà di continuare ad accogliere i giovani registi nella stanza degli ospiti. Nel cast figurano Michael Sheen (Austen), Lake Bell (Zoey), Nat Wolff (Teddy), Candice Bergen (Lillian Stewart), Pico Alexander (Harry), Lola Flanery (Isabel), Jon Rudnitsky (George), Josh Stamberg (Ryan).

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40 sono i nuovi 20, la recensione

Il film di Hallie Meyers-Shyer, nonostante i propositi iniziali, non riesce a distanziarsi dall’idea di commedia romantica già vista e senza nulla di originale da mostrare. Le tematiche messe in gioco sono tante, ma ciò che manca è la capacità di approfondirle, e ciò è evidente per la maggior parte del girato, risultando in un prodotto che non raggiunge risultati ottimali.

40 sono i nuovi 20, una ricerca non riuscita

40 sono i nuovi 20 non ricerca cifre stilistiche, trovate d’autore o momenti memorabili. Gli addetti ai lavori si sono limitati a mostrare la quotidianità della protagonista Alice, impegnata a barcamenarsi tra una difficoltà e l’altra. Reese Witherspoon interpreta una ragazza che cerca di trovare la propria strada nel mondo del lavoro, che non disdegna di cercare spunti anche dal punto di vista relazionale, questo perché reduce dalla separazione con un produttore musicale.

Le eventuali difficoltà del passaggio tra i 30 e i 40 anni vengono raffigurate, nella pellicola, alla stessa maniera in cui si svolge il compito a casa, ricercando niente di più che la sufficienza, per poi cimentarsi nei propri hobby o comunque svagarsi. Diventare più che trentenni senza avere una carriera è oggi una condizione molto diffusa, lo stesso dicasi per i quaranta. Il film tenta di avvicinarsi al pubblico cercando di rappresentare tale condizione, senza riuscirci.

Una commedia che non diverte abbastanza

Gli addetti ai lavori fanno ciò che possono per attirare l’attenzione dello spettatore, cercando di passare da una situazione all’altra senza dare alla protagonista di riflettere sul modo in cui reagire. Da un lato Alice si trova a fronteggiare le difficoltà derivanti dagli imprevisti che la travolgono, dall’altro Reese, l’attrice, deve fare i conti con una scrittura che mette in gioco una serie di tematiche non approfondite e che non le danno modo di esprimersi.

Ciò purtroppo però non deriva da un’intenzione di avvicinare l’attrice protagonista alla donna che interpreta, ma dalla mancanza delle idee necessarie, non collocate nell’intreccio nel modo giusto. Questo porta inevitabilmente a relegare 40 sono i nuovi 20 anni tra le commedie romantiche dimenticabili e da dimenticare, utile all’osservatore soltanto a trascorrere una serata senza impegnarsi nella visione del prodotto.  Una riproposizione degli stilemi del genere cinematografico d’appartenenza, senza nulla di nuovo.

Una regia che non insegue grandi vette

Alice decide di trasferirsi a casa di suo padre per provare a diventare arredatrice di interni. La sua scelta però non premia subito e le sue figlie chiedono a gran voce di tornare a New York. Una serie di incontri porterà però la protagonista ad affrontare in maniera diversa le difficoltà che le si parano davanti. Dovrà, per certi versi, reinventarsi, affiancata da un gruppo di ventenni in cerca di risorse per produrre il proprio film.

La protagonista è una professionista e madre attenta e, in un modo o nell’altro, anche i registi in erba sapranno dare un apporto per il superamento dei vari scogli fronteggiati dalla famiglia di Alice. L’intreccio narrativo viene accompagnato da inquadrature che, a conti fatti, non fanno altro che mostrare gli eventi senza voler sfoggiare un qualsiasi tratto distintivo, palesando un registro più da prodotto televisivo a basso budget che da cinema da sala.

In conclusione

40 sono i nuovi 20 è una commedia senza pretese, non supportata abbastanza nelle scelte registiche, non bastevoli a dare al film i toni necessari ad affrontare le tematiche proposte dalla sceneggiatura. La storia di Alice, donna in cerca di una propria dimensione lavorativa e relazionale, non viene accompagnata dagli addetti ai lavori verso la definizione di “prodotto convincente”, risultando in un film che non dona niente di nuovo al proprio genere cinematografico di appartenenza.

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Risulta facile intuire gli eventi poi visti su schermo e, nonostante l’intenzione del comparto scrittura di voler dare più messaggi allo spettatore, né la scrittura stessa né le altre componenti che vanno a costruire il film riescono a realizzare i propositi iniziali e mostrarli al pubblico a casa. Se si è in cerca di un prodotto che mostra le vicende di persone intente a realizzarsi, basta virare su Mùsica o altri prodotti simili che trattano l’argomento.

Il trailer del film

PANORAMICA

Regia
Soggetto e Sceneggiatura
Interpretazioni
Emozioni

SOMMARIO

40 sono i nuovi 20 è una commedia romantica senza pretese, che non fa quasi nulla per cercare di emergere nel panorama del genere cinematografico di appartenenza. Gli addetti ai lavori non riescono a confezionare un prodotto convincente, che presenta una trama, per la maggior parte, facilmente intuibile, e quasi tutte le scelte prese sembrano invitare lo spettatore, più che all'osservazione di un prodotto da sala, alla visione di un film per la televisione a basso budget. Un film, se possibile, da evitare.
Danilo Abate
Danilo Abate
In bilico continuo fra il thriller d’autore e una pellicola di fantascienza, cerco sempre nuovi modi per riflettere, trovare prospettive inedite e sorprendermi. Parlare di cinema è parlare di opere fatte di emozioni umane, cose concrete, che vengono rese nel modo più imprevedibile e astratto. Il mio obiettivo è scandagliare ogni angolo di girato per dare voce a ciò che è nascosto tra un ciack e l’altro.

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