Scritto e diretto dal regista Thomas Vinterberg, Festen, primo film del Dogma 95, ha vinto il Premio della Giuria al Festival di Cannes 1998. Uscito in Italia con il sottotitolo Festa in famiglia, Festen è tra i primi capostipiti del genere ad aderire ai principi programmatici del celeberrimo manifesto ideato oltre che da Vinterberg, anche da Lars Von Trier e altri registi danesi.
Il Dogma 95 ha imposto tra i suoi aderenti al manifesto una sorta di voto di giuramento. Tra queste rientrava senz’altro l’uso di telecamera a mano, l’illuminazione attraverso la luce naturale e la mancanza di musica all’interno della pellicola.
Questo serviva per ricreare un’esperienza cruda e quantomai immediata. Dopo 25 anni da questo folgorante esordio, Thomas Vinterberg ha continuato a farsi apprezzare a livello internazionale anche con altre pellicole come Il sospetto (2012) e Un altro giro (2020). La prima pellicola è stata solo candidata, mentre la seconda ha vinto il Premio Oscar come Miglior Film Internazionale.
Entrambe hanno nel cast uno dei più apprezzati attori del cinema danese: Mads Mikkelsen. Festen ha vinto sempre nel 1998 agli European Film Awards il Prix Fassbinder per la migliore rivelazione andato a Thomas Vinterberg. Inoltre, ha conquistato anche il Premio Robert come miglior film.
Festen: il cast
Tra i protagonisti della pellicola ci sono Ulrich Thomsen nei panni del primogenito Christian Klingenfeldt, Henning Moritzen è il patriarca Helge Klingenfeldt e Thomas Bo Larsen in quelli di Michael. Completano il cast Paprika Steen (Helene), Birthe Neumann (Madre). Trine Dyrholm (Pia), Helle Dolleris (Mette), Therese Glahn (Michelle), Klaus Bondam (Helmut), Bjarne Henriksen (Cuoco), Gbatokai Dakinah (Gbatokai), Lasse Lunderskov (Zio), Lars Brygmann (Receptionist), Lene Laub Oksen (Sorella), Linda Laursen (Birthe).
Festen: trama e recensione
Danimarca, estate. In una grande magione ci sono importanti preparativi per festeggiare il magnate dell’acciaio Helge Klingenfeldt. La festa sembra organizzata meticolosamente e nei minimi dettagli, ma un dettaglio dal passato sembra rovinare tutto. Un’inquietante rivelazione fatta dal figlio Christian davanti ai presenti, fa precipitare tutto.
Festen affronta tematiche pesanti come l’abuso sessuale, la violenza domestica e dinamiche familiari che appaiono agli occhi del pubblico alquanto disfunzionali. Inoltre, le esperienze traumatiche hanno le loro conseguenze piscologiche nel rievocare segreti familiari dolorosi.
Festen è ambientato tutto in un arco temporale di due giorni, dove un carosello di rivelazioni dà il via ad un’escalation incontrollata di avvenimenti che determinano il precipitare della situazione. Eppure il cinismo sembra predominare almeno nelle fasi iniziali. La pecora nera, ovvero il primogenito Christian, inizia ad essere emarginato dai presenti, e nessuno sembra credere alla sua versione dei fatti.
Ferocia e cinismo predominano in questa festa di famiglia
La follia incontrollata parte dall’ultimo membro della famiglia, l’impetuoso e irruento Michael, che diventa particolarmente aggressivo ogni qualvolta esagera con l’alcol. E anche razzista, nei confronti del compagno della sorella, Gbatokai. Infatti, quest’ultimo fa di tutto per ignorare le sue orribili provocazioni.
Ma Festen sembra quasi una geometrica resa dei conti, a cominciare dalla sistemazione degli ospiti e del tavolo. “C’è del marcio in Danimarca”, scriveva William Shakespeare nel suo Amleto, ma era una vendetta per il padre. Mentre Festen, così come delineato da Vinterberg, altro non è che una vendetta contro il padre.
Cambiano le preposizioni e i significati in questo crudo dramma d’autore ripreso con uno stile di traballante macchina a mano. Che proprio in questa modalità, riesce a filtrare perfettamente le emozioni dei protagonisti. Esse vanno dai bizzarri rapporti di fratellanza alle fazioni createsi con il personale di sala.
La citazione del cinema di Ingmar Bergman
La famiglia, come istituzione e sacrario di vita e costruzione individuale, nel cinema di Ingmar Bergman, viene rappresentata con l’aura di felicità del suo Fanny e Alexander. Mentre in Festen, il capolavoro del regista svedese, viene citato da Vinterberg nella scena del percorso degli ospiti con le candele per la casa.
Ma è solo una citazione, perchè Vinterberg vuole entrare con la sua macchina da presa ad indagare gli abissi dell’animo umano, attraverso gli sguardi lacerati dei suoi protagonisti che raccontano tutto. Per lui, i primi orrori di vita avvengono proprio nella famiglia, e questo va a determinare molte scelte che si compiono nel futuro.
E fra queste scelte, in mezzo a quelle scellerate di amici e altri parenti, che scelgono tacitamente (almeno per tre quarti di pellicola) di ignorare quello che accade, è Christian a compiere quella più coraggiosa. Perchè la rivoluzione si fa spesso in solitaria, e in mezzo a tutti quei colletti bianchi, risuona ancora di più.
Infatti, essi appaiono come degli idioti totali, parafrasando l’altra pellicola del Dogma 95, diretta da Lars Von Trier. In particolare nella scena in cui intonano il coro razzista del Bingo Bongo verso il fidanzato di una delle sorelle. E’ un precipitare progressivo e vertiginoso degli eventi dove rimarranno solamente le macerie.
Conclusioni
Festen mantiene una struttura di film lineare, ma il modo in cui i dettagli della rivelazione emergono lentamente durante il corso della cena, contribuisce ad aggiungere tensione e drammaticità. Queste dinamiche familiari sono cruciali per la riuscita del film, e il cast riesce a trasmettere una sua autenticità e intensità emotiva.
La critica che viene fatta è sia alle ipocrisie sociali, ma anche ai processi malati e anomali che si celano dietro al finto perbenismo di certe famiglie. La pellicola riesce a suggerire come dietro alle apparenze ci possano essere comportamenti ingannevoli, tesi a nascondere il privato più intimo e tragico.
L’ambientazione in questa grande casa di campagna, sottolinea la sensazione di oppressione, e l’incapacità di sfuggire alle inquietanti verità che si celano dietro alle ipocrisie familiari. Nel film vi è un’esplorazione approfondita dei personaggi, e si evidenziano sfumature e contraddizioni nel loro bagaglio emotivo.
Quest’aspetto oscuro carica di nervosismo l’atmosfera apparentemente festosa e falsa tra i presenti. Tutto questo in Festen, finisce per donare alla pellicola un suo marchio di originalità. A distanza di più di 25 anni, il film di Vinterberg rimane ancora un prodotto di forte inquietudine e tensione emotiva.