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Explanation for everything di Gábor Reisz

Il miglior film della Sezione Orizzonti di Venezia 80 secondo la giuria di sezione della kermesse è risultato essere l’intelligente Explanation for everything, di produzione ungherese, diretto dal magiaro Reisz Gabor, che con crudele, implacabile ironia, fotografa l’isterismo di un paese irresolutamente scisso tra passato e presente.

Explanation for everything – Tema

Si tratta dell’Ungheria di Orban, ideologicamente nervosa, invischiata tra giustificazioni non democratiche, nostalgie tradizionaliste, fanatismi populistici, sinistre indignate, giovanili e liberali, uno sciame di manifestazioni di animi e convinzioni che vibrano neanche troppo sotto pelle, all’ombra dell’ambiguo recinto europeo, che contemporaneamente bacchetta e si volta dall’altra parte.

Dal soggettivo all’oggettivo e viceversa, dal concreto all’astratto, da un fatto privato, ad una questione universale come nelle migliori narrazioni teatrali, Explanation for everything è il paradosso della facile opinione, della necessaria etichettatura, dell’urgenza inconcludente, dannosa e non richiesta di rispondere alla domanda: da che parte stai? Perché da un parte bisogna sempre stare. E quella parte va necessariamente esposta, difesa, sbandierata; comunque, ovunque, da chiunque.

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Explanation for everything 1

Il ritratto che ne esce è quello di una nazione sensibile, confusa, “dalla coda di paglia”, irretita da se stessa e dalla sua storia civile e politica rispetto alla quale manca di equilibrio e moderazione. L’Ungheria attraversata dal film di Gabor si schiera con semplicistica facilità e si ritrova blindata grottescamente per sua stessa mano tra indoli reazionarie e aneliti progressisti senza riuscire mai, qui sta il peccato, a comunicare veramente.

Explanation for everything – Trama

L’iniziatore incosciente di questa gigantesca tribuna elettorale a cielo aperto in cui tutto diventa politica è Abel (Gáspár Adonyi-Walsh).

Il diciottenne Abel non supera l’impegnativo esame di maturità; e non lo supera perché di fatto fa scena muta; e fa scena muta perché le nozioni non gli entrano in testa; e non gli entrano in testa perché in testa ha solo Janka (Lilla Kizlinger) la sua brillante amica di sempre, di cui si è innamorato; ma Janka non ricambia perchè ama il professore di storia Jakab (Andràs Rusznàk), barbuto progressista felicemente accasato.

C’entra col fallimento di Jakab che proprio nel giorno fatidico del suo orale il ragazzo si sia appuntato sulla giacca del vestito la coccarda simbolo della rivoluzione del 15 marzo, festa nazional-popolare ungherese per eccellenza? E che Jakab, membro di commissione ne abbia chiesto il perchè? Sì, no, forse, anche, magari, perché? chi può dirlo?

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Un po’ tutti a quanto pare. Il padre del ragazzo, Gyorgy (Istvan Znamenak) è convinto che il professore abbia preso la coccarda per un segno politico di destra e si sia vendicato sull’alunno; Jakab ammmette di aver posto la domanda ad Abel, ma che il giudizio sulla sua preparazione era ugualmente irrimediabile, poiché non aveva aperto bocca; Janka crede, non crede, comunque respinge l’amico che vuole diventare fidanzato prima gentilmente poi meno dicendogli in sostanza cresci! Contemporaneamente una giovane blogger rampante scopre l’accaduto e lo rende virale facendo carriera in modo fulminante.

Tutta Budapest in poco più di una settimana conosce l’accaduta e prende posizione, o a destra o a sinistra, rendendo un potenziale qui pro quo poco più che domestico, un caso di rilevanza nazionale, che merita tutta la voce possibile ed immaginabile.

Explanation for everything – Recensione

C’è una spiegazione, un’opinione, una giustificazione, una presa di parte, una bandiera per ogni cosa. La partecipazione ad un dibattito perché si ha animo di dire la propria pur non avendo una propria da dire, ma per l’irrefrenabile impulso di esserci e per quest’atavico, indomito, istinto di parzialità e divisione che in Ungheria decreta il bene ed il male, facendo cernita tra buoni dai cattivi.

Explanation for everything 2

La discussione tossica, la politica ovunque, come ammette lo stesso regista, quasi fosse impossibile non muovere un passo o non dire una battuta, senza passare necessariamente per un filtro o un giudizio di natura ideologica. Se ci si comporta in un certo modo, necessariamente si è di una fazione, o della sua antipodica; e questo comporta conseguenze a grappolo, in un domino inquinante ed infinito di preconcetti e parti prese, di nessuna utilità ai fini costruttivi.

Tutto è politico: questo innsesca un domino di preconcetti e parti prese

Di fatto sono tre i simboli più importanti nella storia dell’Ungheria, la bandiera, lo stemma araldico ed, in terza sede, la coccarda, emblema di quella rivoluzione civile che nel 1848 consegnò ai patrioti un’Ungheria finalmente libera dalla dominazione austro-ungarica. Sfoggiarla nella giornata del 15 marzo è obbligo nazionale, e, giocoforza, diventa, per l’evoluzione storico-ideologica che il patriottismo ha avuto nella politica contemporanea, significante e significato di un credo potente, specifico, quanto meno divisivo.

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Di questa contraddittorietà, o della gravità del segno contenuto nell’oggetto, Abel non sembra avere coscienza: plana sullo sviluppo rocambolesco e parossistico della sua vicenda con un’angoscia ibrida, tutta adolescenziale, di chi non sa cosa vuole e non l’ha mai saputo, disorientato da prima che il problema sorgesse, con un’indolenza alla responsabilità e alla chiarezza inversamente proporzionali al dilagare della vicenda.

Explanation for everything è un film fiume: centocinquantadue minuti di montato, a fronte di oltre tre ore originali di girato, realizzato in venti giorni, con un basso budget, senza trucco, parrucco o luci speciali, con la stessa fiamma che la troupe aveva appena uscita, da giovane, dal centro sperimentale di cinematografia.

Lo stesso evento ripercorso dai punti di vista dei personaggi angolari

La struttura è tale da ripercorrere la stessa giornata attraverso i punti di vista opposti dei personaggi angolari della vicenda, il ragazzo, il professore, il padre, la giornalista, ognuno con la propria versione del tutto, incompatibile con una sola verità, una sorta di Rashmon addolcito e postmoderno.

Il caso montato è il simulacro del furibondo potere social e dei media faciloni e fuori controllo nell’orientare le masse, ma anche della propaganda istituzionale che manipola a dovere la fascinazione popolare dove più aggrada al sistema, la reazione del ragazzo è la fuga sconfinata nei sogni di amore non corrisposto, nella zona franca del “diventare” senza mai essere, un’impotenza di base che la sua generazione subisce inconsapevole e silente a fronte di metodi d’istruzione incompetenti e poco formativi e di genitori di altra epoca più performanti e militanti, per i quali la verità è una e una sola.

Rapporto insanato tra passato non digerito e presente controverso

Ma la verità non è mai una, la verità se mai è, è convenzione, e si altera con poco, si frappone con se stessa, si divide in bianco e nero perdendo spesso della sua complessità, assolvendo tutto, condannando tutto, non capendo più se stessa. Explanation for everything lo dimostra, con semplice, brillante, drammatica, ironia.

Un film che dilaga mettendo parzialmente alla prova lo spettatore, specie nei tempi dilatati e sfibrati della prima parte, ma che sorprende all’improvviso con dialoghi serratissimi e puntuali, di assoluta efficacia, come poche volte si ha il piacere di ascoltare (cfr. l’incontro-scontro tra il padre e il professore).

Explanation for everything 3
Director Gabor Reisz poses with the Horizons Best Film Award he received for ‘Explanation For Everything’ during a photocall at the 80th Venice Film Festival on September 9, 2023 at Venice Lido. (Photo by GABRIEL BOUYS / AFP)

Explanation for everything – Cast

Nel cast spicca una similarità tra attori e personaggi e tutti i protagonisti aderiscono ai tratti della loro caratteri in modo spontaneo e decostruito, portando il proprio personale spazio e modus operandi all’interno della storia con naturalezza e lealtà.

C’è qualcosa di loro e personale nella storia che raccontano: un’immedesimazione ed una rivolta, che parlano di un rimosso mai rimosso nella storia di questo popolo, e anche di un’attualità non digerita, quantomeno controversa.

Explanation for everything traccia un quadro di Budapest attraverso diverse generazioni, da quella più anziana dei padri, a quella intermedia dei lavoratori che a quei padri pagano la pensione, e che da quei padri vogliono ma non riescono a prendere le distanze; fino ad arrivare ai figli che con quei padri forse non ci hanno mai parlato e che non sembrano sapere mai dove andare a prendersi la propria pace.

Explanation for everything – Trailer

PANORAMICA RECENSIONE

Regia
Soggetto e Sceneggiatura
Interpretazioni
Emozioni

SOMMARIO

E' stato per via della coccarda simbolo di patriottismo e forse di appartenenza alla destra ungherese che Abel non ha passato la maturità? Il suo professore di storia Jakab gli ha chiesto perchè l'indossasse. Oppure è perchè ha fatto scena muta? E l'Ungheria intera, venuta a sapere della vicenda, si pronuncia e si schiera. Fotografia intelligente, malinconica ed ironica del paese ungherese, incapace di digerire il suo passato, invisiato in un presente nervoso, pronto a ridurre tutto ad una questione politica. Debordante ma arguto; semplice ed efficace.
Pyndaro
Pyndaro
Cosa so fare: osservare, immaginare, collegare, girare l’angolo  Cosa non so fare: smettere di scrivere  Cosa mangio: interpunzioni e tutta l’arte in genere  Cosa amo: i quadri che non cerchiano, e viceversa.  Cosa penso: il cinema gioca con le immagini; io con le parole. Dovevamo incontrarci prima o poi.

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