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Young Sheldon, lo spin-off di The Big Bang Theory

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Young Sheldon è una serie televisiva di genere situation comedy che nasce come spin-off e prequel della serie The Big Bang Theory. La trama è basata sull’infanzia di Sheldon Cooper, uno dei personaggi più amati di The Big Bang Theory, dove è interpretato da Jim Parsons.

La serie è chiaramente inesatta rispetto a quanto descritto nella situation comedy originale, perché è impossibile pensare di corrispondere a ogni aneddoto del nostro caro fisico teorico, tuttavia si difende bene come serie familiare.

Young Sheldon racconta l’infanzia di Sheldon Cooper

All’inizio della serie abbiamo un piccolo Sheldon Cooper, interpretato da Iain Armitage, che all’età di appena nove anni si trova a frequentare le scuole superiori. In apparenza Sheldon ha enormi difficoltà nella sua vita: a scuola è emarginato, disprezzato dagli insegnanti con cui si pone in modo saccente e con fare superiore. In famiglia la sola che sembra capirlo è sua nonna, la mamma di sua madre, che è sempre presente poiché abita di fronte la famiglia.

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Anche se Sheldon non può resistere alle coccole della mamma, i due sono spesso in contrasto. Sheldon è, malgrado la giovane età, uno scienziato che ragiona con la sola razionalità, perfettamente consapevole per esempio del suo ateismo. La mamma, invece, è fortemente credente e lo educa secondo le norme della religione battista. Il papà è invece un allenatore della squadra di football del liceo che frequenta Sheldon e lo tiene d’occhio. Non è tutto: Sheldon ha anche un fratello maggiore che lo prende sempre in giro e una sorella gemella con cui divide la stanza.

L’infanzia di Sheldon Cooper noi già la conosciamo in parte, come conosciamo lui. Insopportabilmente saccente, ma estremamente geniale. È un tipo di persona che non vorremmo mai frequentare nella vita reale, ma che invece ci affascina sullo schermo, da adulto questo, ma da bambino?

Non è esattamente Sheldon, ma ci piace

La verità è che quello che vediamo non è esattamente Sheldon, perché lo Sheldon che conosciamo noi non è in divenire, non sta imparando, non si sta formando, ma è stato formato da tante esperienze. Se lo visualizziamo consapevolmente come bambino, ci immaginiamo qualcuno che deve ancora capire qualcosa. Invece lo Sheldon di Young Sheldon in molte puntate sa già tutto.

Per esempio, sa che conosce la scienza, già a nove anni, sa che si dedicherà a quella. Vacilla solo in rari momenti a riguardo. Invece, conosciamo come scopre altri aspetti, come i fumetti o l’odio per la geologia. È vero che parliamo di un bambino prodigio, ma questo Sheldon è a volte troppo “formato”, perché palesemente la serie vuole sfruttare, specie da quando The Big Bang Theory si è conclusa, un certo effetto nostalgia riguardo alla serie madre.

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Questo, certo, è normalissimo, ma davvero deve essere tutto? Diventa tutto se si pensa in continuazione a Sheldon come Sheldon e a Young Sheldon come una serie su di lui. Invece, Chuck Lorre, il creatore anche di The Big Bang Theory, non ha bisogno di uno spin-off per mostrare cosa è capace di fare: autore anche di altre situation comedy longeve come Due uomini e mezzo, Lorre sa bene come sfruttare l’elemento comico per indurre al riso ma anche alla riflessione.

La scienza e la vita in Young Sheldon sono un modo di raccontare

È vero, in una puntata ci mostra addirittura i protagonisti di The Big Bang Theory da bambini, ci vuole proiettare in un universo fatto di riferimenti e autocompiacimento. Ma Chuck Lorre sa benissimo che la verità delle vicende è quella che colpisce davvero i suoi telespettatori. E allora ciò che conta non sembra essere che Sheldon Cooper sia Sheldon Cooper.

La serie è raccontata dalla voce di Jim Parsons che continuamente rievoca elementi personali o presenti, come il nome di suo figlio o il suo Premio Nobel, ma allo stesso tempo il rimpianto per gli errori commessi, la frustrazione per non essere riuscito a dire a suo padre ciò che avrebbe voluto e dovuto dire, insomma tutto conduce all’idea di una serie c’è tutto sommato è più che altro un viaggio di formazione per gli spettatori che non per lo scienziato.

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Infatti, Young Sheldon è sostanzialmente la storia di una famiglia che si ritrova in una situazione complicata e difficile da gestire, perché ha un figlio prodigio. La famiglia è quella media del Texas, con i contrasti e le liti tipiche di una qualsiasi famiglia americana, e che si inserisce nel contesto di una vita fatta di piccole cose e sacrifici. Quella che scopriamo in Young Sheldon è effettivamente sostanzialmente una comunità. Piccola, interessante, un mondo affascinante in cui di bizzarro c’è “solo” la situazione del bambino protagonista, perché è appunto super intelligente, ma in cui è possibile provare empatia e comprensione.

L’errore forse sta nel voler a tutti i costi riproporre una serie che già aveva fatto il suo successo. Se Young Sheldon si fosse presentata come una normale situation comedy su un bambino prodigio, infatti, forse in pochi la avrebbero cominciata a scatola chiusa, ma chiunque lo avesse fatto avrebbe certamente deciso di continuare a vederla.

PANORAMICA

Regia
Soggetto e sceneggiatura
Interpretazioni
Emozioni
Roby Antonacci
Roby Antonacci
Giornalista per Vanity Fair, collaboratrice per Moviemag, scrivo da sempre di cinema con un occhio attento a quello d'autore, una forte passione per l'horror e il noir, senza disdegnare i blockbuster che meritano attenzione.

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