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What Men Want

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Remake del fortunato film del 2000 What Women Want, che vedeva uno sciovinista Mel Gibson che riusciva a diventare una brava persona ascoltando i pensieri delle donne, What Men Want ribalta la premessa iniziale aggiornandola però ai tempi e arrivando ad altrettante conclusioni femministe.

taraj p henson

Ali (Taraji P. Henson) è un agente sportivo concentrata unicamente a farcela in un mondo completamente maschile: non ha relazioni sentimentali, ignora le sue amiche e sminuisce il suo assistente. I suoi clienti sono unicamente femminili, in quanto lei non riesce a connettere con gli uomini. Fallita la possibilità di diventare partner della società per cui lavora, una mattina, grazie a una veggente poco affidabile e a, letteralmente, un colpo di testa, si sveglia con l’abilità di sentire i pensieri di tutti gli uomini che ha attorno. Sfrutta questa cosa a suo vantaggio per avanzare di carriera, ma presto si renderà conto che facendo così, rischia solo di diventare come quegli stessi uomini che disprezza.

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Ponendosi come un non richiesto ma in effetti gradevole e gradito aggiornamento al film originale, What Men Want si pone perfettamente nella serie di film al femminile a cui Hollywood sta puntando negli ultimi anni, a partire dai remake di Ocean’s Eleven, Ocean’s Eight, e il recente Ghostbuster al femminile. Però, ha sicuramente una marcia in più. Intanto, ribalta non solo i generi ma anche altri stereotipi dominanti, in particolare quello di razza. Infatti, ribaltando un ruolo di solito relegato all’amica spalla comica, qui la protagonista è donna e nera, e i bianchi sono di contorno. Una scelta importante, in un film che parla principalmente di empowerment, non tanto e non solo da una prospettiva tipicamente maschile di ascesa al potere, ma soprattutto in quanto trovare il proprio posto nel mondo e quello che, intimamente, vogliono sia uomini che donne.

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Nonostante infatti formalmente sia un ribaltamento del film originale, What men want si prefigura in realtà come una evoluzione dello stesso, quasi un sequel oppure uno spin off. Sarebbe infatti perfettamente potuto coesistere nello stesso mondo riportato dal film originale. Se infatti nel primo film il personaggio interpretato da Mel Gibson finiva per capire le donne della sua vita e capire quanto lui stesso le aveva trattate male per fare infine un passo indietro, l’intera premessa di questo è che Ali è l’unica donna del suo ufficio, e usa quindi i suoi poteri per portare avanti la sua stessa carriera, pur non rinunciando alla propria femminilità e infine, ai suoi valori. Capisce infatti che non deve diventare un uomo, per capirli ed essere rispettata da loro.

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La vera cosa che impara Ali infatti non è quella di prendere ispirazione dagli uomini che ha attorno, ma di imparare dalla sua situazione su più fronti. Prima di tutto, capisce che deve imparare a fidarsi delle persone, anche degli uomini, e che deve fare lavoro di squadra: con le sue amiche, con l’unico collega che la sostiene, con il suo assistente, con il nuovo interesse amoroso. E soprattutto capisce che il dono di leggere la mente degli uomini è un’arma a doppio taglio: lei la sfrutta per avanzare nel suo mondo maschile, per poi capire, quando perde il dono, che non vuole essere parte di un sistema marcio di sopraffazione, che incarna le qualità più bieche della mascolinità. E anzi capisce che i valori fondamentali a cui vuole dedicarsi, sono condivisi da entrambi uomini e donne.

interesse amoroso

Un altro punto a favore è sicuramente il tempo: aggiornati i temi, sono state aggiornate anche le complessità delle relazioni di genere, e questo ha scremato tutta quella serie di stereotipi che, per quanto divertenti, oramai rispondono a una visione desueta. I pensieri degli uomini infatti non si limitano a tre o quattro considerazioni, come invece è evidente in What Women Want, in cui tutto ciò a cui pensano le donne sono il peso, le relazioni, il sesso e poco altro. In questo film si ha molta attenzione alla complessità dell’esperienza umana, forse troppa: infatti, per quanto sia apprezzabile che non tutti gli uomini siano relegati a degli infedeli, traditori o completamente idioti, il film risulta a tratti un po’ confusionario. Vuole mettere troppa carne al fuoco, e gli stessi obiettivi di Ali diventano troppi alla fine, portandola praticamente a diventare una superdonna, empatica, ma indipendente, ma attenta alle sue amiche, ma anche una donna di famiglia. È giusto dare il messaggio che una donna può avere tutto ciò che vuole, ma a livello narrativo comprimere tutti questi stimoli in un paio d’ore di film è leggermente caotico.

Voto Autore [usr 2,5]

Marianna Cortese
Marianna Cortese
Attualmente laureanda in Lettere Moderne, ho sempre avuto un appetito eclettico nei confronti del cinema, fin da quando da bambina divoravo il Dizionario del Mereghetti. Da allora ho voluto combinare cinema e scrittura nei modi più diversi e ho trangugiato di tutto: da Kim Ki-Duk a Noah Baumbach, da Pedro Almodovar a Alberto Lattuada. E non sono ancora sazia.

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