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The one I love (film) – Recensione del film con Elisabeth Moss

Il giovane regista Charlie McDowell – ad oggi noto ai più per la sua relazione con l’attrice Lily Collins – dava già prova di sé il decennio scorso. Il talento che si sarebbe poi assestato con lungometraggi come La scoperta (2017) e Windfall (2022) inizia a prendere forma già nel 2014. Così, dopo una première al Sundance Film Festival dello stesso anno, il regista presenta il suo lungometraggio d’esordio: The one I love (film). Mai giunta nelle sale italiane, la pellicola ha però ricevuto lodi sul piano internazionale per le sue peculiari sfumature thriller, intrise di commedia e surrealismo. La sceneggiatura è firmata da Justin Lader, e la produzione è quella pseudo-indipendente dei Duplass Brothers – con uno dei due fratelli anche protagonista del film. 

The one I love (film)

The one I love – Trama

Il matrimonio che unisce Sophie (Elisabeth Moss) e Ethan (Mark Duplass) sembra ormai ai ferri corti. Dopo un tradimento di lui, che ha causato sofferenza e sfiducia nella consorte, la coppia ha preso a frequentare un terapista di coppia. Quest’ultimo (Ted Danson) pare però in difficoltà nel tentare di riportare il loro rapporto sui giusti binari. Marito e moglie sembrano ormai vivere a due frequenze diverse, inconciliabili, senza riuscire a comprendersi l’un l’altra e avendo perso la voglia di mettersi in gioco per risanare il loro amore. Incerto sul come proseguire il percorso, e a fronte di svariati incontri che non hanno portato a nessun esito, il terapista propone loro una soluzione che sembra aver funzionato per le coppie che ha seguito in precedenza. Su consiglio dello specialista, infatti, i due trascorrono qualche giorno in una proprietà isolata e accogliente per ritrovare l’armonia. 

Nonostante lo scetticismo iniziale, la permanenza sembra offrire subito i benefici previsti dal terapista. Già dalle prime ore, infatti, i due coniugi ritrovano un certo grado di intesa e intimità. Volenterosi all’idea di prendersi del tempo per sé, e senza le distrazioni del mondo esterno e della vita quotidiana, marito e moglie sembrano ritrovarsi. Già la prima serata che trascorrono nella residenza pare star risanando il rapporto, fra divertimenti, confessioni e spensieratezza. Quando però la speranza per le sorti del loro matrimonio sembra essersi riaccesa, Sophie e Ethan iniziano a notare delle incongruenze nell’andamento della permanenza. Le ore trascorrono, la notte diventa mattina e i coniugi si rendono conto di avere ricordi differenti rispetto alla serata appena vissuta. Con loro sorpresa, i due comprendono di non essere soli nella residenza, e si ritrovano a condividere la casa vacanza con dei coinquilini che non avrebbero mai immaginato. 

The one I love – Recensione

Con l’opera prima di Charlie McDowell ci troviamo di fronte ad un thriller atipico. Una pellicola quasi solare (ma non per questo meno efficace) in quanto a tono e andamento. La cupezza della premessa di tensione infatti viene acutamente stemperata da elementi romantici e simil-comici. Fra battute e dinamiche di coppia ai limiti dell’isteria, la costruzione del pathos agisce in sordina. Giunge, facendosi dilagante, sul finale – e forse ancor più nel dopo-finale – permettendo al lavoro nella sua interezza di attribuirsi più che degnamente l’etichetta di thriller. La scrittura prima e la regia poi concentrano il focus dello sguardo spettatoriale su un rapporto di coppia sconclusionato, paradossale, dietro cui cresce a dismisura la componente più seria e preoccupante del film. A beneficiare di questo gioco di messa a fuoco alternata, fra intimità relazionale e inquietante sperimentalismo, è uno sguardo spettatoriale intrattenuto per tutti i novanta minuti della durata. 

Furbescamente, The one I love(film) gioca con il motivo del doppio, sempre popolare sul grande schermo. Lo fa però con un accostamento intrigante, inserendolo in un campo nuovo, quello della rilettura delle esigenze di un rapporto matrimoniale. Qual è il rischio da pagare per aver voluto migliorare il partner, per volere di nuovo al proprio fianco la persona che ci ricordiamo essere stata all’inizio della relazione, ammirata con sguardo fresco e innamorato? Probabilmente, trovarsi davanti un’altra persona tout court, come la scrittura di questo film ci suggerisce. Di colpo, il quesito si sposta su un altro piano: meglio stare insieme ad una persona vera, in tutta la sua fallibilità, o ad un’idea perfetta di persona? Questo l’interrogativo che nel lungo termine dilania i protagonisti, tanto saldi nelle loro certezze all’inizio del minutaggio e insieme così confusi rispetto all’esito della scelta sui minuti finali. 

The one I love

Riverberi di cinema passato e futuro

Fra le maglie che costituiscono lo sviluppo del film, si infilano rimandi a lavori pre-esistenti, o il seme di film a venire. Con essi The one I love (film) gioca differenziandosi, offrendo spunti e scarti narrativi. Per quanto avviluppanti, ad esempio, le mure domestiche al centro del film non sono progettate per rimanervi intrappolati come quelle di Vivarium (2019). Ma, a modo loro, sono una sede capace di incastrare momentaneamente gli Eroi compiacendo i loro desideri più taciuti. Similmente, pur non avendo la portata politica di Scappa – Get out, al suo pari imposta un impianto fintamente rassicurante. Una cornice che nasconde tranelli e segreti, che sa come far inciampare i protagonisti nei loro non detti. Si fa inoltre eco a tutto quel filone cinematografico che ha al centro anime gemelle irreali, pseudo-robotiche (da Ex machina al recente Companion). 

Un concetto, questo, che qui tende però a farsi da parte, per lasciar spazio alle dinamiche relazionali di una coppia ai ferri corti. Quando però il campo è quello del paradosso fra esistenziale e scientifico, fra possibile e impossibile, il rimando univoco è alle puntate di Black Mirror, di cui The one I love (film) sembra essere un esemplare diluito in durata da lungometraggio. Nondimeno, si scorgono già elementi che torneranno in Windfall, dello stesso regista – lo stile produttivo minimale, o la costruzione sullo sviluppo e sull’emotività dei personaggi. Col suo spunto intrigante, quasi “high concept”, il film unisce suspense e surrealismo. Mentre costruisce la tensione, riesce a svilupparsi rispettando però i confini dettati dal costrutto prettamente drammatico e dai sentimenti dei protagonisti. 

PANORAMICA RECENSIONE

Regia
Soggetto e sceneggiatura
Interpretazioni
Emozioni

SOMMARIO

Con i suoi toni surreali e para-comici, The one I love alleggerisce uno spunto dalle intense premesse thriller.
Eleonora Noto
Eleonora Noto
Laureata in DAMS, sono appassionata di tutte le arti ma del cinema in particolare. Mi piace giocare con le parole e studiare le sceneggiature, ogni tanto provo a scriverle. Impazzisco per le produzioni hollywoodiane di qualsiasi decennio, ma amo anche un buon thriller o il cinema d’autore.

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