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The Father, recensione del film di Florian Zeller

“The Father” è tratto dall’acclamata pièce teatrale “Il padre” (debuttò a Parigi nel 2012) del drammaturgo francese Florian Zeller (classe ’79) che è anche regista del film. La pellicola ha ottenuto numerosi riconoscimenti di prestigio, merito di una splendida sceneggiatura (premiata con un Academy Award) e di un cast di lusso.

Anthony Hopkins grazie a questo ruolo si è aggiudicato il secondo Oscar della sua carriera (la prima ambita statuetta la vinse nel 1992 per “Il silenzio degli innocenti”). Accanto a Anthony Hopkins troviamo una Olivia Colman in forma smagliante che, al solito, illumina lo schermo, impeccabile e autentica.

Zeller ha adattato il copione avendo in mente esattamente Hopkins nella parte principale. Lui e nessun altro. Ecco perché il protagonista si chiama Anthony. Florian Zeller gli ha fatto leggere il testo nel 2017 e ha aspettato che Hopkins fosse libero per girare.

“Lavorare a questo film”, ha confessato Hopkins, “mi ha fatto concentrare sulla mia mortalità. In un certo senso, tendo quasi a pensare che forse eviterò di soffrire di demenza perché ho impersonato un malato!”.

Sul set si è creata una bella complicità, sintonia che ha contribuito all’ottima riuscita: “Ci siamo molto divertiti – ha raccontato Hopkinsa cercare di memorizzare lo stile colloquiale dei dialoghi di Florian. Per certi versi, quando le macchine da presa si accendevano su di me, non avevo più bisogno di recitare!”

The Father

The Father, un dramma con toni da thriller

The Father” parla di Anthony. Chi è Anthony? Un ottantenne. Dal suo modo di fare capiamo che Anthony è stato, nel corso della sua vita, un uomo carismatico, brillante, la battuta pronta (i dialoghi sono perfetti, in alcuni momenti esilaranti, e non poteva essere altrimenti, trattandosi di una sceneggiatura ricavata da un testo teatrale); un tipo che piace, insomma. Anthony però adesso che è anziano ha l’Alzheimer. Vive con la figlia in un elegante appartamento borghese di Londra. Lei, la figlia, si chiama Anne e di questa donna non sappiamo granché. Ci viene detto che sta per trasferirsi a Parigi con un tizio di cui si è innamorata. Ma forse i fatti che ci vengono raccontati non corrispondono al vero perché qualcuno, conversando con Anthony, nega che Anne sia in procinto di partire.

La storia di “The Father” si dipana in maniera volutamente oscura, incede con inversioni di marcia, avanza, indietreggia, per tornare al punto di partenza; solo alla fine le tessere del puzzle tornano al loro posto, e noi possiamo riavvolgere il nastro della trama e comprenderla davvero.

Zeller ci catapulta nella mente fragile di Anthony, e insieme a questo personaggio proviamo smarrimento, dolore, frustrazione, stupore. Ci chiediamo: “Dove siamo? Che sta succedendo?” E sono gli stessi interrogativi di cui è piena la testa di Anthony che stenta a riconoscere il luogo in cui abita, a decifrare situazioni e parole.

Anthony perde le sue cose. Cerca costantemente l’orologio da polso. Accusa gli altri di averglielo rubato. Lo spazio è un elemento importante: un giorno Anthony crede di abitare a casa sua. Un altro giorno le stanze prendono l’aspetto di un nosocomio. Nottetempo apre le ante di un armadio per poi essere risucchiato in una grigia corsia d’ospedale. Si prova vertigine, ed è l’effetto che Zeller voleva ottenere: diventiamo parte della narrazione.

The Father

Gli elementi certi della trama, dunque: la parentela tra Anthony e Anne e la malattia che avanza, divorando la mente di Anthony, uomo spezzato. Siamo trascinati nei suoi pensieri. Tutto è caotico, misterioso. Il dramma (straziante soprattutto il finale che ha commosso tutta la troupe durante le riprese) ha i toni cupi del thriller. Bisogna scoprire la verità, a poco, a poco. Scena dopo scena. E la rincorriamo come Anthony. Siamo noi gli investigatori di un ipotetico giallo. Non c’è però un colpevole da acciuffare. Bensì una realtà da decifrare. Un passato da agguantare.

The Father

Il mondo attorno a Anthony è in perenne mutamento. I mobili, gli oggetti non sono mai gli stessi. Ma anche le persone: una badante è prima bionda e giovane e dopo assume i tratti di una donna più grande e mora. C’è poi una figura crudele e cattiva: prende a schiaffi Anthony senza pietà. Questo tipo, presenza inquietante, aggredisce Anthony a parole e con le mani. Gli urla che deve togliersi dai piedi. È una delle scene più forti. The Father è un film intenso e doloroso.

Le opere che Zeller ha preso in considerazione per girare The Father sono principalmente tre: “Amour” di Michael Haneke, “Mulholland Drive” di David Lynch, Rosemary’s Baby” di Roman Polanski.

PANORAMICA RECENSIONE

regia
soggetto e sceneggiatura
interpretazioni
emozioni

SOMMARIO

Siamo a Londra. Anthony, ottantenne, è malato di Alzheimer. Vive con la figlia Anne che però sta per lasciare l'Inghilterra per trasferirsi a Parigi con un uomo di cui si è innamorata. Che ne sarà di Anthony? Dove andrà a vivere? Il film, a metà fra dramma e thriller, è tratto dall'omonimo testo teatrale del drammaturgo francese Florian Zeller che è anche regista del film. La pellicola ha vinto due Oscar: miglior attore protagonista, miglior sceneggiatura non originale.
Micol Graziano
Micol Graziano
Amo il cinema e i pop-corn.

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Siamo a Londra. Anthony, ottantenne, è malato di Alzheimer. Vive con la figlia Anne che però sta per lasciare l'Inghilterra per trasferirsi a Parigi con un uomo di cui si è innamorata. Che ne sarà di Anthony? Dove andrà a vivere? Il film, a metà fra dramma e thriller, è tratto dall'omonimo testo teatrale del drammaturgo francese Florian Zeller che è anche regista del film. La pellicola ha vinto due Oscar: miglior attore protagonista, miglior sceneggiatura non originale. The Father, recensione del film di Florian Zeller