Matrix Reloaded è il secondo film della celebre saga di Matrix, scritto e diretto da Andy e Larry Wachowski uscito nel 2003, qualche mese prima del terzo capotolo “Matrix Revolutions”, considerato la prima parte di quest’ultimo. Sono passati 4 anni dal primo, ma nell’universo dominato dalle macchine sono trascorsi solo sei mesi. Durante quel periodo, grazie agli sforzi della figura messianica Neo (Keanu Reeves), la piccola popolazione umana che abitava la città nascosta di Zion è cresciuta. Le macchine, prendendo atto di quella crescita, hanno deciso di porre fine all’umanità.
Dopo un’afferrante apertura in cui Neo sogna la morte della sua amata Trinity (Carrie-Anne Moss), la storia passa a Zion, l’ultima città umana che nel primo film veniva soltanto menzionata. Adesso ci viene mostrata e si presenta come una massiccia serie di caverne sotto le rovine del pianeta, vicino al centro della terra, che ricordano tanto le gallerie di “Metropolis” (1927) di Fritz Lang dove gli schiavi lavorano nei sotterranei. Mentre i leader di Zion si preparano alla guerra, Morpheus (Laurence Fishbourne) riporta Neo e Trinity di nuovo in Matrix per conferire con l’Oracolo, sperando di avere più informazioni per adempiere alla profezia per salvare l’umanità. Mentre sono lì, Neo incontra alcuni nuovi avversari, come il mortale ma delicato Merovingio (Lambert Wilson) che trasuda falso fascino, la sua seducente moglie Persefhone (la nostra connazionale Monica Bellucci) e ritroviamo anche un infaticabile e arguto agente Smith (Hugo Weaving) che è letteralmente fuori di sé. Non c’è molto in termini di sviluppo dei personaggi. I tre protagonisti sono praticamente come li abbiamo lasciati, anche se Neo è maggiormente cresciuto nei suoi poteri, al punto di essere praticamente indistruttibile all’interno di Matrix Reloaded. Riesce a saltare grandi distanze e persino a volare. È praticamente un Superman vestito di nero, senza kryptonite in vista. Però, questa invincibilità di Neo, limita leggermente il livello di adrenalina delle sue sequenze d’azione poiché non ha mai alcun senso che possa perdere una battaglia. Quando la lotta coinvolge Trinity e Morpheus, invece, è una questione diversa. Questi due sono decisamente vulnerabili e rappresentano quindi il tallone d’Achille di Neo.
Pur introducendo nuove idee e personaggi che non lasciano nessuna impressione duratura, Matrix Reloaded non è così coinvolgente come l’originale. Di solito, il più grande problema dei sequel, non sono tanto i sequel stessi, ma l’aspettativa che si viene a creare da parte del pubblico. Da quando Matrix ha debuttato nel marzo del 1999, si era praticamente trasformato in un culto. Il suo straordinario successo ha sorpreso tutti, persino la stessa casa di produzione cinematografica Warner Bros. Costato circa 60 milioni di dollari, ha incassato quasi tre volte sul panorama nazionale. La versione home video ha ampliato il suo pubblico e aumentato la sua popolarità. I ritardi nella produzione hanno comportato un’attesa più lunga per il sequel di quanto si pensasse, provocando una frenesia di alimentazione per Matrix. Ed è quasi una verità che i film fantasy diventano meno fantastici, almeno nello spirito, quando vengono trasformati in sequel, spesso sempre più commercializzati. Certamente è stato il caso dei film di “Star Wars“, anche se non è vero per il ciclo de “Il Signore degli Anelli“, forse perché i libri di Tolkien e l’immaginazione del regista Peter Jackson sono sorprendentemente fertili.
Matrix Reloaded fa un lavoro ammirevole nel riempire la nicchia che dovrebbe, quella di un’avventura fantascientifica orientata all’azione, ma si abbassa leggermente sotto il carico dell’aspettativa. I Wachowski sono tecnici del cyberspazio di grandissimo talento, ma forse non sono grandi narratori e, cosa più importante, mancano della capacità di rendere tutte queste cose importanti. Sono presenti alcuni difetti nella narrazione, la sceneggiatura è oggettivamente farneticante. In 140 minuti veniamo letteralmente travolti da mastri di chiavi, architetti, porte trasformiste, profezie, oracoli. Un guazzabuglio che miscela sacro e profano senza un senso logico, o quanto almeno drammaturgico. Una delle cose migliori del primo Matrix era la sua intelligenza e visceralità. Anche se non è corretto definire stupido quest’ultimo, ma non è allo stesso livello del suo precedessore, almeno per quanto riguarda l’intelligenza. I personaggi del film pontificano sulla scelta, il destino e la causalità, ma una volta che ti immergi nella guaina del linguaggio criptico, scopri che non dicono molto di nuovo o di interessante. L’unica vera titolazione intellettuale arriva alla fine, quando la trama si sposta in una direzione moderatamente inaspettata attraverso l’incontro con l’Architetto (Helmut Bakaitis), il programma che ha creato e governa Matrix.
Mentre alcuni spettatori rimarranno delusi dall’incapacità del film di coinvolgere costantemente l’intelletto, pochi saranno tutt’altro che spaventati della sua gioia per gli occhi. Se c’è un’area in cui Matrix Reloaded supera di gran lunga il primo film è nel reparto degli effetti visivi, ma in realtà non è una sorpresa, considerando i budget dei due film. Quest’ultimo ha un’aspetto eccezionale. L’oscurità abbonda e i Wachowski sfruttano appieno le possibilità atmosferiche, con quasi ogni scena che traspare in luoghi in cui le luci create dall’uomo combattono una battaglia persa per trattenere le ombre. Ci sono alcuni scatti fantastici dentro e intorno a Zion. Un inseguimento automobilistico epico e contorto che mozza il fiato, una coppia di assassini gemelli spettrali e, una lotta tra Keanu Reeves e un esercito di Hugo Weavings clonati, spingono tutti i confini della tecnologia degli effetti speciali con sequenze di arti marziali straordinariamente eleganti e distintive del coreografo Yuen Woo-Ping che fornisce uno dei grandi pezzi del film. Questo sequel ha più del doppio degli effetti speciali dell’originale e i pezzi d’azione sono veramente stupendi. Tuttavia, a differenza del primo Matrix in cui le sequenze d’azione erano usate come dispositivi a supporto della narrativa, in quest’ultimo non è così. Le lunghe discussioni filosofiche diventano quasi un sottofondo, completamente separate dalle sequenze di combattimento e, di conseguenza, il film manca di coesione. Molti di questi elementi della storia intrattengono e impressionano come scene individuali, ma a un attento esame, la loro relazione reciproca è un’illusione.
Voto Autore: [usr 3,0]