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La Fantastica Signora Maisel, recensione del finale

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La Fantastica Signora Maisel si conclude con il nono episodio della quinta stagione, andato in onda pochi giorni fa e lasciando gli spettatori con un genuino senso di malinconia. Proprio come quando si dice addio a un vecchio amico.

La serie targata Prime Video nata dalla penna di Amy Sherman-Palladino e di suo marito Daniel Palladino – autore e regista – nel 2017 termina il suo viaggio così come l’ha iniziato: con uno stile inimitabile.

Ci siamo lasciati alle spalle tre stagioni guardate tutte d’un fiato, una quarta che ha alzato sempre di più l’asticella e una quinta che chiude il sipario.
Ma, a conti fatti, il finale de La Fantastica Signora Maisel è all’altezza dell’intera serie? La risposta senza giri di parole è: decisamente sì.

La Fantastica Signora Maisel e il cambio di rotta

La quarta stagione può essere considerata quella che allenta la presa sulla frenesia dei colpi di scena. Permette ai personaggi momenti di respiro e approfondimento e dà agli spettatori un forte senso di attesa, puntata dopo puntata si ha la sensazione che qualcosa stia per esplodere da un momento all’altro. E tutto si conclude con un finale emotivamente sconvolgente, che lascia con tanti punti di domanda.

La quinta stagione inizia e stravolge le regole dettate fino a quel momento, proprio come ha fatto Midge nel corso dell’intera serie, introducendo una struttura a flashback e flashforward del tutto innovativa per La Fantastica Signora Maisel.
Passo dopo passo, con le domande alla mano e la curiosità di sapere di più, ci si fa strada in mezzo a frammenti di passato, presente e futuro, perfettamente legati tra di loro.

Non è solo la cura maniacale dei dettagli a permettere di familiarizzare con questo cambio di rotta, ma anche – e soprattutto – l’estremo affetto che lega gli spettatori a ogni singolo personaggio. Nel momento in cui ci si imbarca per questo viaggio finale, senza conoscerne la meta, si stringe un patto di fiducia con gli autori della serie e con Midge stessa.  

Punti chiave

Quello che non è cambiato è lo stile inconfondibile che accompagna La Fantastica Signora Maisel fin dal primo episodio. Dalle scenografie perfette, agli outfit iconici e ancora dai dialoghi schizofrenici ai monologhi brillanti. Quest’ultima stagione ha tutto e di più.

I riflettori puntati da sempre sulla protagonista, Miriam “Midge” (Rachel Brosnahan) e sulla sua scalata verso l’agognato successo, in queste battute finali riescono a illuminare ogni altro personaggio presente nella vita di Midge. Ognuno di loro si ritroverà a dover affrontare il conflitto interiore che l’ha caratterizzato fino a quel momento e ognuno di loro si riscoprirà migliore proprio grazie a Miriam.

La Fantastica Signora Maisel, donne per le donne

Uno dei punti forti della serie è sempre stato quello di dar voce a personaggi femminili tutti diversi tra di loro, con ambizioni e stili di vita spesso in contratto con l’epoca raccontata (l’America degli anni ’60). La prima su tutte è Susie Myerson (Alex Borstein), la manager di Midge, la prima a credere in lei e a lottare al suo fianco per ottenere il loro posto nel mondo. In quest’ultima stagione viene raccontato l’unico lato di Susie che ancora non era stato raccontato, una fragilità da sempre sepolta sotto all’arroganza e nata da un’enorme ferita del passato che Midge accoglie a braccia aperte.

La stessa Rose (Marin Hinkle), la madre di Miriam, grazie all’esempio della figlia riesce a trovare la sua personale forma di indipendenza e – nel suo solito modo strambo – ad accettare il tipo di carriera intrapreso da Midge.

La Fantastica Signora Maisel

Per molti versi, Miriam Maisel diventa un punto di riferimento per le donne della sua vita. Determinata e pronta a lavorare sodo per raggiungere il suo obbiettivo, diventa la prima autrice donna del Gordon Ford Show e l’unica a essere pagata al pari di un uomo, ma non senza fatica.

La Fantastica Signora Maisel in un mondo di uomini

Se per le prime stagioni molte delle delusioni subite da Midge si rivelavano legate alle relazioni con gli uomini, iniziate dal tradimento del marito Joel (Michael Zegen), nelle ultime stagioni si riversano tutte sull’aspetto lavorativo.
Oltre a un percorso molto più lento e faticoso, Midge subisce tante ingiustizie per il fatto di essere una donna – neanche troppo velate – che vuole sfondare nel mondo della stand – up comedy.

Miriam ha sempre dovuto dimostrare di valere, costringendo gli altri a soprassedere al suo essere donna.
E per l’intera serie il suo personaggio ci racconta che cosa significa essere una donna, una madre sicuramente diversa dallo standard classico, ma soprattutto che cosa significa avere grandi ambizioni, essere audaci e coraggiose in un’epoca in cui per le donne era disapprovato. Racconta cosa significa essere soli, ma anche cosa significa avere amore e sostegno.

Uomini alleati

Perché insieme alle donne della sua vita, Midge ha al suo fianco uomini che nel corso delle ultime stagioni hanno imparato a sostenerla. Primo su tutti Joel, con cui Miriam instaura un rapporto maturo, fatto di affetto, sentimento e rispetto. I due ricostruiscono il loro rapporto dopo il tradimento di Joel, rendendolo più solido e sincero.

L’evoluzione che ha emozionato di più nel corso della stagione finale è quella di Abe Weissman (Tony Shalhoub), il padre di Miriam, che fin dal primo episodio si rivela un uomo legato ai suoi principi. Non sostiene la figlia, di sicuro non approva quello che decide di fare e, anzi, la sminuisce. Tanto da ricercare il potenziale di famiglia prima nel suo primogenito Noah e poi nel suo nipote maschio Ethan. Ma proprio quando realizza che il talento che nella sua famiglia di solito passa al figlio maschio, nel caso dei suoi nipoti è arrivato direttamente nelle mani della nipotina Esther, Abe vivrà un momento di rivelazione.

In uno dei monologhi più emozionati per il suo personaggio e anche dell’intera serie, di fronte ad alcuni suoi colleghi, Abe realizza che forse lui stesso insieme agli altri hanno sbagliato tutto, realizzando finalmente quanto sua figlia sia incredibile. E ammettendo anche davanti a noi spettatori che non è mai stato in grado di dirglielo.  

La Fantastica Signora Maisel

La Fantastica Signora Maisel e l’omaggio a Lenny Bruce

L’alleato più importante per Midge è sempre stato Lenny Bruce – comico realmente esistito e tragicamente scomparso –, che in quest’ultima stagione viene celebrato. Viene raccontato un po’ l’inizio della fine di Lenny Bruce (Luke Kirby), di cui sia Midge che Susie riescono a vedere i segni premonitori, in un momento molto toccante.

La Fantastica Signora Maisel

Poco prima del finale, il cerchio dei flashback si chiude con Midge e Lenny, presi all’indomani di un momento in cui la loro relazione è cambiata e allo stesso tempo non è cambiata affatto. Dove si sottolinea quanto Lenny sia il pari intellettuale di Midge, la persona che lei ammira di più e di cui vuole emulare la carriera, e forse la persona, al di fuori di Susie, di cui si fida di più e da cui sente di essere vista e compresa come quasi nessun altro.
E di nuovo, in una scena preziosissima, Lenny prevede il futuro di Midge. Quello che noi abbiamo già visto.

I quattro minuti di Midge

Episodio dopo episodio, la stagione finale de La Fantastica Signora Maisel chiude i percorsi di ogni personaggio e li conduce tutti nello stesso posto: in mezzo al pubblico del Gordon Ford Show, dove è stato promesso a Midge un’esibizione in diretta televisiva.

L’occasione, la rampa di lancio che aspetta dall’inizio del percorso. Che di nuovo si rivela un ostacolo, dal momento che Gordon Ford (Reid Scott) non ha intenzione di concederle un palco, bensì uno sgabello. E non ha intenzione di presentarla come comica, ma come autrice.

Ma ecco che la determinazione e il desiderio si fanno strada in Midge, consapevole di avere l’ultima occasione per brillare. Consapevole di dover sfruttare quegli ultimi quattro minuti dello show a qualsiasi costo. E dopo essersi data man forte con la sua più grande alleata, Susie, dopo un ultimo “Tits up!” che mai come prima d’ora riecheggia nei nostri cuori come un grido di battaglia, Miriam Maisel fa quello che sa fare meglio: ribalta le aspettative, sovverte le regole.

Si piazza al centro del palco, in piedi davanti al microfono, davanti alla sua famiglia, al suo pubblico e al suo futuro e riempie quei quattro minuti che nessuno le avrebbe mai concesso con l’ultima – strabiliante – esibizione. Diventando, finalmente, davanti agli occhi di tutti la Fantastica Signora Maisel.

La Fantastica Signora Maisel

Le ultime risate

Il finale concede uno sguardo sulla fine di un percorso durato decenni, che ha portato Midge a tutto quello che desiderava: il successo e la realizzazione.
E dopo aver percorso la sua enorme casa vuota, dove non ha nessuno se non il suo successo – l’agenda piena di impegni, i ricordi appesi alle pareti – si rintana nella stanza più piccola, mette in viva voce Susie – anche lei realizzata, con un’importante carriera alle spalle – per poter seguire con lei le registrazioni di uno show.

Battuta dopo battuta, le loro risate accompagnano i titoli di coda in quello che è il loro “per sempre”. Non importa quanto siano state distanti, quali esperienze abbiano avuto insieme e da sole, non importa quanto abbiano litigato, riso o pianto: fino alla fine, sono loro due contro il mondo e se ne vanno ridendo. Sono la storia d’amore al centro de La fantastica signora Maisel.

Eredità

Con la conclusione de La Fantastica Signora Maisel si chiude un percorso che ha alle spalle preziose innovazioni e nuove voci che potrebbero diventare il futuro dell’intrattenimento. Da quando è uscita la serie, ne sono nate molte altre che hanno seguito gruppi di donne, amicizie femminili, mettendole in primo piano.

La speranza è che questa possa essere l’eredità della serie: una nuova ondata di storie sulle donne, che vengano mostrate sotto luci inaspettate, al centro di storie che di solito non le riguardano. Come è stata quella di Midge fino all’ultimo “Grazie e buonanotte!”.

PANORAMICA

Regia
Soggetto e Sceneggiatura
Interpretazioni
Emozioni

SOMMARIO

La Fantastica Signora Maisel si conclude lasciando gli spettatori con un genuino senso di malinconia. Proprio come quando si dice addio a un vecchio amico. Una serie con uno stile inimitabile, tra dialoghi frenetici e comicità, permette di immergersi nel mondo della stand up comedy degli anni '60 con uno sguardo innovativo e rivoluzionario.
Carlotta Pinto
Carlotta Pinto
Scrittrice per la carta e per il web, appassionata di cinema e serie tv.

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