Diretto da Roland Emmerich, noto per aver girato anche The Day After Tomorrow – L’alba del giorno dopo e 2012, Independence Day porta su schermo il concetto di intrattenimento del suo artefice: spettacolarità ed effetti speciali portati al massimo, a scapito della coerenza narrativa.
Independence Day: la trama e il cast
È il 2 luglio del 1996, il SETI (programma di Ricerca di intelligenze extraterrestri) rileva un rumore che viene interpretato come segnale dal cosmo di una forma di vita intelligente. Ben presto è evidente che le intenzioni degli alieni che si avvicinano al pianeta Terra sono tutt’altro che amichevoli. E così un manipolo di eroi, i cui destini si intrecceranno inevitabilmente, interviene per resistere all’invasione di un nemico privo di scrupoli e tecnologicamente avanzato.
Tra i protagonisti principali, Independence Day annovera Will Smith, nei panni del Capitano Steven “Steve” Hiller, Jeff Goldblum che interpreta lo specialista in telecomunicazioni e sistemi informatici David Levinson, e Bill Pullman nelle vesti del presidente degli Stati Uniti d’America Thomas J. Whitmore.
Per Will Smith si tratta del suo primo ruolo veramente importante dopo Willy, il principe di Bel-Air. Steve incarna il classico eroe americano tutto d’un pezzo, pronto all’azione senza fare troppe domande.
Jeff Goldblum invece, da attore già navigato (aveva già lavorato a La mosca di David Cronenberg e al primo Jurassic Park di Spielberg), porta in campo tutta la propria presenza scenica per presentare al pubblico David Levinson, cervellone attento alla salute ma che non mancherà occasione di mettersi in gioco per il destino del pianeta. Il presidente di Pullman poi, raccoglie in sé tutto il patriottismo americano e il senso di dovere insito nella sua carica.
Independence Day: la recensione
Come prima anticipato, Independence Day rappresenta la massima espressione del fare cinema di Roland Emmerich, un cinema che punta alla spettacolarizzazione di ogni scena a sfavore di una coerenza narrativa.
Emmerich predilige il genere cinematografico catastrofico e non lo nasconde per nulla, ed è proprio questa sua caratteristica, probabilmente, che spingerà gli addetti ai lavori degli effetti speciali (Volker Engel, Douglas Smith, Clay Pinney e Joe Viskocil) a raggiungere il traguardo ambito del premio Oscar ai miglior effetti speciali del 1997. Rendere su schermo navicelle spaziali di 27 chilometri di diametro non è stato facile, e il risultato ottenuto da Independence Day è straordinario.
Un calderone di tematiche senza equilibrio
Le idee di Roland Emmerich (affiancato nella stesura di soggetto e sceneggiatura da Dean Devlin) messe in campo nel film sono tante, forse troppe. Il regista cerca di mostrare, un po’ come il personaggio David Levinson della pellicola, un’ambizione che non gli appartiene completamente. Da un lato è possibile apprezzare una certa crescita da parte dei protagonisti di Independence Day, in bilico tra amori, patriottismo e doveri ma, purtroppo, tale processo è accompagnato costantemente da una trama fatta di soluzioni accomodanti e toni fin troppo contrastanti tra loro.
Basti pensare al Capitano Steven “Steve” Hiller di Smith, un soldato intriso di eroismo e dedizione per la patria, di cui è possibile osservare in una scena un momento intenso come quello dell’addio alla propria amata (la spogliarellista Jasmine Dubrow interpretata da Vivica Anjanetta Fox), mentre quasi l’attimo dopo Hiller si cimenta in una improbabile scazzottata con un alieno ai limiti del trash (per la cronoca, l’eroe stende l’alieno con un solo pugno).
Lo stesso dicasi del personaggio di Jeff Goldblum: le scenate di gelosia nei confronti della propria ex moglie l’istante prima (si scoprirà che ha percosso il presidente degli Stati Uniti d’America Whitmore per tale motivo) si alternano a improvvisi attimi di genialità (generati nei modi più improbabili) che varranno il successo nella lotta contro la minaccia aliena.
Un film ampiamente criticato
Caratteristica fondante dei film del regista, è quella di mostrare al pubblico il susseguirsi degli eventi attraverso gli occhi dei personaggi, che finiranno per incontrarsi in un punto preciso della narrazione.
Nel caso di Independence Day, tutti i protagonisti si avvicinano sotto la guida del presidente Whitmore di Bill Pullman. A tal proposito, solo nel suo caso si nota una maggiore tenacia di Emmerich nel tentare di dare una sorta di spessore morale al protagonista, spesso intento in una scelta drammatica da cui dipende il destino di tante vite.
Pullman si mostra molto convincente, realmente combattuto nelle scelte che gli si vengono poste, per poi dimenticare tutto, purtroppo, nell’attimo immediatamente successivo all’incontro con uno degli alieni invasori. Il presidente Whitemore sceglie infatti, a circa metà pellicola, di lanciare armi nucleari con la facilità di chi è leggermente indeciso su quale camicia indossare prima di andare a lavoro.
Questa e tante altre scelte narrative frettolose hanno contribuito alle critiche sfavorevoli al film che si sono avvicendate negli anni e che sottolineano, giustamente, la banalità della trama messa in scena da Emmerich. Il tutto senza contare il finale: la vittoria sugli invasori utilizzando un virus per computer. Dov’è finita tutta la tecnologia avanzata che li rendeva inattaccabili?
Il seguito del film
Independence Day ha avuto anche un sequel meno fortunato al botteghino, Independence Day – Rigenerazione del 2016, ambientato vent’anni dopo il tentativo d’invasione aliena del 1996. In questa seconda pellicola, le Nazioni Unite hanno creato il piano di Difesa Spaziale Terrestre, utilizzano la tecnologia aliena e costruiscono basi militari nello spazio. Il film ha visto il ritorno in campo di Bill Pullman e Jeff Goldblum, ma lo stesso non si può dire di Will Smith, che non ha partecipato al progetto.
Inizialmente il regista Emmerich parlò di un terzo film in programma dopo il secondo, ma il mancato rientro delle spese di produzione scoraggiò gli addetti ai lavori dal continuare il franchise. Tra gli attori figura anche Liam Hemsworth nei panni del pilota Jake Morrison.