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Il Cielo sopra Berlino: la recensione di un capolavoro

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Il Cielo sopra Berlino, capolavoro del regista tedesco Wim Wenders, è tornato nelle sale dal 2 ottobre in versione restaurata in 4k. Il restauro è stato realizzato dalla Wim Wenders Foundation, con la supervisione dello stesso cineasta e della moglie Donata, fotografa. Prima dei titoli di testa viene spiegata la ragione di questo restauro.

Il film, presentato al Festival di Cannes nel 1987, con la vittoria del premio per la Miglior regia, presentava, infatti, molte difficoltà soprattutto nelle transizioni dal bianco e nero al colore. Le difficoltà tecniche avevano reso la realizzazione non pienamente soddisfacente da quel punto di vista soprattutto per il direttore della fotografia Henri Alekan.

L’intervento, che è stato svolto tra il 2017 (il trentennale dell’uscita del film) e il 2018, ha permesso un miglioramento dell’immagine generale del film, accrescendone – se possibile – l’estetica e il valore artistico.

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Il Cielo sopra Berlino – il cast

Scritto assieme al premio Nobel per la Letteratura del 2019 Peter Handke, Il Cielo sopra Berlino vede nel ruolo di aiuto regista Claire Denis. Nel cast del film figurano: Bruno Ganz e Otto Sander, nei ruoli degli angeli Damiel e Cassiel, Solveig Dommartin, che interpreta Marion, Curt Bois, l’anziano poeta di nome Homer. Menzione a parte per le presenze, nel ruolo di sé stessi, di Peter Falk e di Nick Cave.

Wenders pensò a questo film di ritorno dagli Stati Uniti e in attesa di iniziare le riprese di un altro film. Questi vagando per la città e annotando ciò che vedeva, notò la presenza di molte statue che raffiguravano angeli. Esiste un sequel del film, uscito nel 1993 ed intitolato Così lontano, così vicino. Il Cielo sopra Berlino è dedicato a tre “angeli del cinema”: Yasujirō Ozu,  François TruffautAndrej Tarkovskij.

La trama

Nella Berlino ancora divisa a metà degli anni ’80, due angeli vegliano dall’alto la città e ascoltano i pensieri dei cittadini. Tra questi spiccano le riflessioni dell’anziano scrittore Homer, che cerca una Potsdamer Platz che non esiste più, di cui vagheggia un ricordo antecedente alla Seconda Guerra Mondiale, di cui ancora ricorda la desolazione. Nella città si trova anche l’attore Peter Falk, alle prese con un film ambientato proprio sotto il nazismo e che percepisce la presenza degli angeli, invisibili e intangibili a chiunque altri se non ai bambini.

Damiel decide di recarsi ad un piccolo circo, qui incontra la trapezista Marion, della quale si innamora. Sarà questo innamoramento a convincerlo a rinunciare alla sua natura immortale per diventare un uomo terreno e rendersi visibile e tangibile a Marion. Rinunciando all’immortalità, Damiel può vedere i colori e sentire i sapori. Sarà ad un concerto di Nick Cave e della sua band che avrà la possibilità di incontrare per la prima volta Marion come essere umano.

Il Cielo sopra Berlino – la recensione

Vincitore alla quarantesima edizione del Festival del Cinema di Cannes del premio per la Miglior Regia, Il Cielo sopra Berlino è considerato tra i più rilevanti film della storia del cinema. Wenders ha raccontato di come le riprese inizialmente si siano svolte senza avere un copione effettivo, affidandosi quindi molto all’istinto e alla percezione estetica. Lo stesso regista ritiene che proprio questa mancanza del copione abbia contribuito a costruire un film più libero.

Wenders aveva deciso di rientrare in Germania dopo un periodo negli Stati Uniti, da cui era tornato deluso nonostante la fecondità artistica e le collaborazioni con artisti del calibro di Francis Ford Coppola. In attesa di poter dare il via alle riprese di Fino alla fine del mondo, decise di cimentarsi con questa esperienza.

Il Cielo sopra Berlino prende vita in una città ancora divisa in due dal muro, dove l’elemento di unità era proprio il cielo. Si vede, attraverso gli occhi dei due angeli, una popolazione in preda alle preoccupazioni della vita quotidiana, ma anche fortemente condizionata dal contesto in cui agisce. La scelta di Damiel di rinunciare alla propria essenza immortale, chiave di volta del film, avviene in modo progressivo.

Fin dal primo dialogo con Cassiel emerge la sua volontà di entrare a contatto col mondo che fino a quel momento aveva osservato con distacco. Nessuno, se non i bambini, era in grado di avvertirne la presenza, di vederlo e riconoscerlo. L’incontro con Marion segna la definitiva rottura con la sua dimensione, la volontà di divenire umano, per essere in grado di amare e di essere amato.

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La città tra presente e passato

Damiel e Cassiel hanno osservato il mondo fin dall’inizio dei tempi, ne hanno seguito il divenire. Hanno visto come l’uomo ha creato la guerra e quali sono state le conseguenze. Wenders non ci conduce solo nella Berlino degli anni ’80, del Muro che divide in due la città.

Si alterna l’attuale a ciò che è stato, soprattutto al momento distruttivo, desertificatore della Seconda guerra mondiale, che l’aveva ridotta in macerie. Il regista ha deciso di girare in questa città, crocevia d’Europa, un film sull’amore, che è anche un film di speranza, che guarda avanti ma senza scordare quel che si è lasciato dietro.

Il Cinema Urbano di Wim Wenders

In un volume che raccoglie alcuni dei suoi pensieri e delle sue interviste più rilevanti, L’atto di vedere, emerge la concezione del cinema del cineasta tedesco nel corso del tempo. Wenders è uno dei principali esponenti di un cinema urbano. Si tratta di un tipo di cinema nel quale non solo le città fanno da sfondo agli accadimenti del film, ma divengono esse stesse protagoniste fondamentali delle vicende. È lo stesso regista ad ammettere di essere spesso ispirato dal contesto urbano in cui si trova per realizzare i suoi film. Non sempre questa situazione deve essere rappresentata da un ambiente come quello de Il Cielo sopra Berlino, sebbene rappresenti un archetipo sicuramente funzionale.

Talvolta, Wenders ha deciso infatti di operare in situazioni – sempre urbane – totalmente opposte. Spostarsi quindi da città dense, nevrotiche e frenetiche a città quasi deserte. Wenders è, a ragion veduta, ritenuto uno dei più influenti registi degli ultimi 50 anni, uno dei padri del cinema europeo. In questo momento sta attraversando un periodo importante di attivismo.

All’ultimo Festival di Cannes era, infatti, presente con due lavori: Il documentario Anselm che racconta la vita del pittore tedesco Kiefer e Perfect Days. Quest’ultimo racconta la storia di un uomo che fa le pulizie nei bagni pubblici di Tokyo ed ha già ricevuto grandi apprezzamenti dalla critica. Wenders rappresenta un esempio di rapporto quasi metafisico con l’immagine cinematografica. La sua capacità di mettere in scena delle storie con un forte contenuto umano, immesse nei contesti urbani dei quali è cantore, rendono molto spesso i suoi lavori delle gemme per chiunque ami il cinema.

PANORAMICA

Regia
Soggetto e Sceneggiatura
Interpretazioni
Emozioni

SOMMARIO

Il Cielo sopra Berlino torna nelle sale in 4k. Capolavoro immortale di Wenders, la visione al cinema resta un'esperienza totale attraverso cui godere di questo film.

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