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Fairytale: Una fiaba, recensione del film di Sokurov

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Fairytale: Una fiaba (Skazka) è l’ultima fatica di Aleksandr Sokurov. Presentata a Locarno e al Torino Film Festival, la pellicola è stata distribuita nelle sale italiane nel dicembre 2022, grazie a Academy Two.

Una riflessione profonda e grottesca sul potere, sul rapporto tra dittatori e popolo, protagonisti quattro potenti del ‘900: Benito Mussolini, Iosif Stalin, Adolf Hitler e Winston Churchill.

Sokurov in questa fiaba assillante e surreale non analizza esplicitamente le ragioni storiche che portarono al Secondo Conflitto Mondiale, ma pone l’accento sulla banalità di pensiero che caratterizza questi personaggi, volutamente ridicolizzati in quest’opera che nella sua complessità risulta unica e, a tratti, monumentale.

La realizzazione

Il regista, autore di opere estreme quali Arca Russa, infatti non ha adoperato il deep fake (l’intelligenza artificiale), ma ha fatto solo ed esclusivamente uso di materiale storico, cinegiornali e documentari d’epoca in particolare: un atto a dir poco rivoluzionario in un mondo che punta sempre più sull’ausilio di questa tecnologia.

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Non è di certo casuale il rifiuto dell’IA, tema oggi molto discusso ma che ogni giorno di più dimostra quanto l’uomo sia artefice dei suoi stessi problemi: utilizzare un elemento simbolo della mortificazione dell’intelligenza umana per realizzare un film con protagonisti tre dittatori sarebbe stato a dir poco ossimorico.

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Ogni espressione facciale dei personaggi è stata realmente fermata nel tempo grazie alla fotografia e poi montata ed unita al doppiaggio durante la realizzazione di Fairytale, non c’è quindi nulla di falso. Sokurov arriva grazie alla sua genialità ad un risultato di certo non perfetto, ma provocatorio ed estremamente stimolante, poiché spinge inevitabilmente ad un’attenta analisi non solo del Novecento ma soprattutto del presente.

Fairytale: in purgatorio tra i potenti della storia

In una dimensione post-mortem onirica, una sorta di purgatorio che assume nella gran parte del tempo i tratti architettonici della Roma Antica in rovina, Sokurov colloca i quattro protagonisti di Fairytale.

In questo limbo vi è anche Gesù Cristo, che parla con loro e con una voce suprema (quella di Dio appunto): anch’egli è in attesa di essere chiamato per ascendere al paradiso.

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Nonostante le azioni storiche infatti, i quattro leader politici, quasi certi di una convocazione in paradiso, girovagano in questo spiazzante scenario mentre aspettano il giudizio inappellabile dell’entità suprema (appellativo che emerge nei titoli di coda).

Avvolti dalla nebbia i quattro parlano tra loro, scherzando, sempre fieri del loro operato politico: emergono, grazie ad una ironica e solo apparente banalità, fatti noti e stereotipati quali l’odio tra nazisti e comunisti, ridotto quasi a una barzelletta, o il narcisismo estetico e l’ossessione per l’eleganza di Mussolini.

I personaggi rimangono però sempre statici, le frasi da loro pronunciate sono quasi sempre sconnesse e prive di ogni logica discorsiva. Persino la lingua non è uniforme, ogni politico infatti parla nella propria lingua madre: è una Babilonia extra-terrena, che rimanda all’Inferno Dantesco e al racconto biblico della torre di Babele appunto.

Una fiaba sulla follia umana

Nel film, di durata piuttosto breve (poco più di un’ora), sostanzialmente il ritmo narrativo è questo, intervallato di fatto solo da pochi elementi: uno dei più importanti è senza dubbio il passaggio di Napoleone, visto dai dittatori come paradigma da inseguire e da Sokurov dunque come antesignano dei tre, e forse anche di Churchill, leader di un Paese imperialistico.

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L’altra componente che spesso irrompe nel film è il celeberrimo incipit del primo canto dell’Inferno, nella Divina Commedia dantesca, “nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura”: ripetuta ossessivamente, la frase continua a riecheggiare in Fairytale, come un mantra elegiaco.

 L’evento della trama che però più di tutti interessa lo spettatore è il destino assegnato a Churchill, unico dei politici che riesce a dialogare con l’entità suprema e a recarsi davanti alle porte del paradiso.

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L’accesso però gli viene negato: nei conflitti bellici, Seconda Guerra Mondiale compresa, anche i “buoni” si macchiano dei peggiori crimini e il peccato di Churchill, secondo Sokurov, è avere bombardato le città piene di civili.

Che si condivida o meno il pensiero del regista russo è inevitabile dire che Fairytale sia un’opera geniale, un perfetto esempio di come il cinema sia declinabile in numerosissime sfaccettature: Fairytale è volutamente grottesco, ma è un film che punta alla profondità.

È senza dubbio una pellicola fuori da ogni schema, ma comunque non risulta moderna né innovativa, emerge solo come film intelligente, apprezzabile solo da chi riesce ad andare ben oltre le apparenze.

Fairytale infatti non è  visivamente piacevole, le figure sono bidimensionali, spesso dai contorni e dettagli confusi, ma tutto ciò che lo schermo mostra è reale. Perfino le ambientazioni sono tratte dalla storia dell’arte, partendo dalle incisioni di Piranesi ed Escher, passando per la Cappella Sistina di Michelangelo.

Fairytale, un’opera tra denuncia e rivoluzione

Sokurov, grazie ad un lavoro lungo circa sette anni, realizza anche una grande beffa verso alcuni dei personaggi della storia contemporanea più perversi, tracotanti, megalomani e folli: l’esempio più lampante di questa loro pazzia è la multipla presenza simultanea.

Hitler, lui più degli altri, spesso si ritrova a parlare con varie versioni di sé, si chiama “fratello”, o addirittura “Adi”: è la massima ridicolizzazione di un leader politico  infimo, ed è già un eufemismo.

Nonostante questi aspetti però Sokurov conosce bene la storia e non ignora i motivi che portarono alla formazione delle dittature: c’è infatti nel film un altro importantissimo personaggio, seppur costantemente muto, il popolo, o meglio la massa.

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Questo esercito informe di genti che si spostano quasi mosse dal vento, a cui in particolare Hitler e Mussolini, per evidenti ragioni storiche, si rivolgono come dei salvatori è forse il vero grande colpevole del potere dato a degli uomini di fatto annebbiati da se stessi e dalla fame di successo?

Certo è, come scritto da Hannah Arendt, che la massa è terreno fertile per il totalitarismo.

Fairytale è un film da vedere solo se si è pronti a ragionare con lucidità, nei confronti non tanto del passato quanto del presente e futuro: Sokurov ci ricorda che la storia è viva, che si può ripetere, ma che in fondo a fare la storia sono sempre gli uomini.

L’opera nella sua totalità risulta un esempio di denuncia,  verso un mondo sempre più incline alla semplificazione, dove una realizzazione così complessa è un atto rivoluzionario, e verso chi riduce, per economizzare al massimo il pensiero, la storia ed il presente ad una banale lotta tra bene e male.

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PANORAMICA

Regia
Soggetto e Sceneggiatura
Interpretazioni
Emozioni

SOMMARIO

Sokurov arriva grazie alla sua genialità ad un risultato di certo non perfetto, ma provocatorio ed estremamente stimolante, poiché spinge inevitabilmente ad un’attenta analisi non solo del Novecento ma soprattutto del presente.
Redazione
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