HomeCommediaEducazione fisica, un film sul lato oscuro della scuola e della società

Educazione fisica, un film sul lato oscuro della scuola e della società

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Educazione fisica è un film italiano diretto da Stefano Cipani, attualmente nelle sale, che ha subito fatto scalpore per i temi controversi. Racconta, infatti, di uno stupro subito da una ragazzina in palestra, proprio quella della sua scuola, da parte di tre compagni. La preside della scuola, informata dalla ragazzina decide quindi di convocare i genitori degli studenti.

Benché vanti un cast di tutto rispetto, il film si perde spesso nella vuota retorica. Per certi versi rappresenta un’occasione non colta a pieno di parlare di problemi scolastici molto attuali. Per altri aspetti, invece, coinvolge sicuramente.

Educazione fisica: tra Perfetti sconosciuti e Carnage

Nel cast sono presenti solamente cinque attori, che corrispondono a quattro genitori più la preside della scuola in cui è ambientata la vicenda. Giovanna Mezzogiorno è la preside, Sergio Rubini è uno dei genitori, l’altro è Claudio Santamaria e le due donne della “fazione genitoriale” Angela Finocchiaro e Raffaella Rea. Di produzione italo-polacca, sicuramente il film si rifà ad altri classici di successo degli ultimi anni che sono ambientati in un solo luogo.

Tutta la vicenda di Educazione fisica si svolge infatti dentro una palestra. La preside ha deciso di convocare questi genitori proprio nel luogo dove pare si sia svolto lo stupro, per colpirli anche di più. Mentre i figli sono fuori a giocare con il pallone. Si sentono solamente rumori di questa palla che sbatte contro le pareti o a terra. I figli sembrano lontani da un dialogo serrato che ha a che fare invece con loro, ma essendo ragazzi ne sono tagliati fuori.

Il modello principale è, naturalmente citato come film da cui prendere spunto perché non c’è ovviamente paragone, il Carnage di Roman Polański. Gli elementi in comune sono molti: entrambi i film sono ambientati in un unico luogo, entrambi i film sono tratti da un’opera teatrale, e entrambi vertono sull’esasperazione dialogica fra gli interlocutori.

Carnage è tratto dalla pièce teatrale Il dio del massacro della drammaturga Yasmina Rez, mentre Educazione fisica da La palestra di Giorgio Scianna. Riecheggia nel film anche l’influenza di Perfetti sconosciuti di Paolo Genovese.

Quel che (non) funziona a teatro

Carnage è un ingranaggio ben oliato che consente allo spettatore di rivedersi nei personaggi e non staccare lo sguardo dalla vicenda neppure per un attimo. Malgrado manchino ovviamente ambienti esterni oppure evoluzioni sostanziali della trama. Perfetti sconosciuti, d’altro canto, è continuamente pieno di colpi di scena. Tiene lo spettatore in tensione fino alla fine con una conclusione inaspettata, e soprattutto nella sua staticità è dinamico grazie ai dialoghi.

Il problema principale di Educazione fisica è una totale mancanza di suspense. È fin dal primo istante che questa manca, perché anche se i dialoghi sono serrati e veloci, capiamo già più o meno la ragione per cui i genitori sono stati convocati dalla preside, che tarda ad arrivare. Il ritardo della dirigente non incuriosisce in quanto troppo inverosimilmente prolungato, la sospensione dell’incredulità dello spettatore non avviene in maniera efficace come, di contro, succederebbe in un teatro.

Sicuramente per colpire gli spettatori è più funzionale, per come è stata realizzata in questo contesto la vicenda, sentire questa storia a teatro, dove per esempio una scenografia scarna non disturberebbe. Fin dall’inizio dei dialoghi e dibattiti con la preside, poi, capiamo come andrà a venire. Molti aspetti sono lasciati al caso, per esempio il ruolo della responsabilità scolastica riguardo quanto è accaduto (essendosi consumato uno stupro in un luogo dove minorenni non sono sorvegliati) viene risolto con un “Non stiamo parlando di questo” della preside. Aspetti riguardanti i ragazzi e la vittima sono privi di dettagli salienti, ci sono relazioni extraconiugali appena accennate e i dialoghi, per quanto ben recitati, a volte sono troppo sopra le righe.

Educazione fisica ha personaggi piatti, ma comunque affascinanti

La vera fortuna di Educazione fisica, e il motivo per cui sicuramente molti sono andati in sala a vederlo, è il tema. Il rapporto tra i genitori e gli insegnanti, e l’ingerenza reciproca che queste figure possono esercitare, fa gola a molti perché è un tema caldo, attuale e sempre dibattuto. È di poche settimane fa il TikTok della mamma che con modi non proprio ortodossi denuncia che gli insegnanti assegnano troppi compiti. Tuttavia, Educazione fisica in ciò non si può definire un vero e proprio film della scuola. Bensì è un film sulla disonestà umana. Poteva esserci chiunque in quella palestra, perfino un insegnante a voler coprire un alunno, non per forza dei genitori con i propri figli.

Anche la violenza culminante non è, per come è stata posta la vicenda, quella di dei genitori contro un’istituzione, ma di uomini contro la moralità. Che arrivano a colpevolizzare la vittima pur di non pagare le conseguenze, disposti a pagare per la loro innocenza e mettersi d’accordo per farla franca. Di contro, la preside è un personaggio sicuramente positivo con cui si combatte per tutto il tempo, ma non possono, perché siamo umani, suscitare oltre al disgusto una certa empatia i genitori. In quanto lei è aggressiva fin da subito, lapidaria, a tratti fin troppo ingenua. I personaggi sono poco approfonditi ma definiti molto bene in maschere statiche di una società che ben conosciamo.

Mentre, come detto, i ragazzini stanno là fuori, a giocare, dopo che hanno commesso un crimine gravissimo e i genitori non sembrano essere in grado di dare loro una guida. Alla fine il fallimento è di tutti, il male è banale come ha detto qualcuno, e quando Sergio Rubini si accende la sua sigaretta quel che resta allo spettatore è il vuoto della speranza tradita: non c’è stato spazio per nessuna redenzione.

PANORAMICA

Regia
Soggetto e sceneggiatura
Interpretazioni
Emozioni
Roby Antonacci
Roby Antonacci
Giornalista per Vanity Fair, collaboratrice per Moviemag, scrivo da sempre di cinema con un occhio attento a quello d'autore, una forte passione per l'horror e il noir, senza disdegnare i blockbuster che meritano attenzione.

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