Coach Carter è un film prodotto da MTV nel 2005. Un titolo che in molti non conoscono e che in generale fa parte di un circuito non di primissima scelta. La casa di produzione sopra citata ha cercato in tutti i modi di entrare nell’orbita cinema e spesso i risultati sono stati scarsi.
Coach Carter a livello contenutistico rappresenta un esito diametralmente opposto ma da un punto di vista meramente distributivo non ha avuto ciò che meritava. Specie perchè l’interpretazione di Samuel L. Jackson è davvero da Oscar.
La storia di Ken Carter tra l’altro è vera. Un personaggio capace di associare lo sport alla vita trovando una compenetrazione tra le due realtà quasi simbiotica. Un King Richard di altri tempi, un lottatore senza armi che ha deciso i destini di molti ragazzi.
Come mai dunque Coach Carter è una pellicola di cui in pochi si ricordano, pur essendo uno dei migliori film sullo sport? Il problema non è nella trama, non è nelle interpretazioni attoriali, bensì nel canale distributivo.
Come si diceva poc’anzi, il fatto di essere una produzione Mtv (quindi di fatto avulsa da un contesto di sala) ha penalizzato la grandezza di questo film.
Coach Carter – Lo sport come metafora di vita
Coach Carter è la storia di un uomo forte, risoluto ma amante del prossimo come pochi altri. Dietro allo sguardo sospettoso e al carattere burbero si cela un mondo intero.
Ken Carter vive a Richmond, una città molto difficile. Ha un negozio di articoli sportivi che porta avanti insieme alla moglie.
La sua vera passione è un’altra. Sempre sportiva, ma più sul campo. Coach Carter è infatti un ex cestista della Richmond High, con u passato di gloria alle spalle.
Sugli stendardi appesi nella palestra, c’è il suo nome. Record di punti e di vittorie per quello che era uno dei fiori all’occhiello della realtà liceale della città.
Non stanno intraprendendo la stessa strada gli attuali studenti e giocatori della squadra di Basket. Oltre che una manica di scapestrati i giovani sono vittime di una logica urbana e criminale che li attira sempre di più.
Senza ombra di dubbio a causa di speranze di guadagno immediato con poco sforzo.
Ken Carter diventa presto il loro nuovo allenatore e inizia una sfida molto grande. Quella che vale la vita di tutti i ragazzi.
Coach Carter pretende che vi sia un atteggiamento esemplare, da campioni. Dentro e fuori dal campo. Fissa delle regole ben precise, scritte su una sorta di contratto che fa firmare ai suoi giocatori.
Devono garantire un rendimento scolastico degno di uno studente del college e puntare ad andare a studiare nelle migliori università degli Stati Uniti. Il motivo è molto semplice: il basket a suo modo di vedere è solo una chiave, un mezzo. Vincere sul campo è la chiave per vincere anche fuori, nella vita vera.
Non si può giocare a pallacanestro se si fallisce nella vita reale. Questo il motto di Carter. Rappresenta anche uno dei motivi per cui a fronte di risultati scolastici deludenti, rifiuta ad un certo punto di far scendere in campo la squadra, generando malcontento nel corpo studenti, nel corpo docenti e anche nei genitori.
Un biopic dalla veste umana
Coach Carter è un biopic solido, forgiato dalla grande capacità maestra di Samuel L. Jackson che fu scelto appositamente del vero Ken Carter per dare vita a un allenatore fuori dal comune.
Un titolo che riesce a parlare di sport, ma che in realtà vuole parlare di vita. Dietro all’espediente narrativo del basket e della Richmond High vi è senza dubbio una critica velata
Critica al sistema statunitense che talvolta sacrifica il futuro istruttivo dei ragazzi per una logica di mercato (dello sport) che vuole le scuole anche come una fabbrica di talenti. Carter voleva scongiurare il concetto secondo cui a molti giovani l’ultima speranza rimasta è la pallacanestro (o la disciplina del caso).
Non è una considerazione fallace. Spesso lo sport stesso è il viatico per togliere dalla strada alcune personalità sbandate. Lebron James stesso ha dichiarato nel corso della sua carriera che se non fosse diventato un cestista della NBA probabilmente avrebbe fatto il gangster per vivere.
Il messaggio che vuole far trasparire Coach Carter è tuttavia che non si può prescindere da un’educazione accademica che dovrebbe accompagnare il tutto come base portante della vita.
Anche Hustle di Adam Sandler esplora il concetto economico dietro alla formazione sportiva, ma Coach Carter è indubbiamente un titolo più sottile, umano e psicologico. Una di quelle opere che fa riflettere. E non poco.
Il film in questione segna poi l’esordio di giovani talenti attoriali, come ad esempio Channing Tatum (che all’epoca aveva solo 23 anni). Mtv ha calcolato anche questo, scegliendo un cast perfettamente calato nella parte.
Ne esce fuori un quadro drammaticamente entusiasmante che parla con sincerità a piccoli e grandi. Umanità è la parola chiave per comprendere il film, come testimonia la citazione di Cruz ad un certo punto. La preoccupazione di loro adolescenti, giocatori di basket e ragazzi di bassa estrazione sociale, è quella di brillare e avere modo di comprendere che possono essere qualcosa di più di quello che sono.