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Blu e Flippy: amici per le pinne – recensione del film di Mohammad Kheirandish

Blu e Flippy: amici per le pinne – Temi

Blu e Flippy amici per le pinne, nelle sale cinematografiche da giugno, è una coproduzione Iran, Russia, Turchia, Germania, ed è l’opera prima d’animazione dell’iraniano Mohammad Kheirandish, che affronta moltissimi, forse troppi temi, primo fra tutti il superamento della paura del diverso tramite il sentimento della fratellanza.

Definito come una sorta di libro della giungla acquatico Blu e Flippy mescola avventure classiche, drammi familiari, coming-of-age, ispirazioni probabilmente mutuate dalle mitologie tradizionali dell’Iran, messaggi ecologisti e patchwork animati musicali, in una soluzione senza continuità in cui gli adulti per primi restano spiazzati e perdono spesso il filo.

Possiamo di conseguenza immaginare che ciò accada a maggior ragione per un pubblico più giovane, gli under dieci ai quali si consiglia la visione. 

Blu e Flippy

Blu e Flippy: amici per le pinne – Trama

Si parte con Flippy spensierato cucciolo di delfino che trova il piccolo Blu cucciolo di uomo nel relitto sottomarino di una barca affondata. I due diventano fratelli e migliori amici, a dispetto della differente natura. Li accomuna l’affetto reciproco e la necessità di cibarsi di aria ogni tanto.

Il loro bizzarro idillio è interrotto quando Blu, durante alcune scorribande con Flippy, viene in possesso di un medaglione con la foto di una donna. Scopre che quella è la madre e che lui è precipitato in mare a seguito di un incidente aereo: da qui inizia il suo viaggio rocambolesco in terraferma per ricongiungersi con la propria identità.

Blu e Flippy

Suoi nemici saranno la diffidenza degli uomini, le molteplici, a volte poco comprensibili, difficoltà dell’impresa, e l’antagonista della situazione ossia il malvagio polipo Octopus che vuole rendere il mondo acquatico nero ed inquinato ed interdirlo per sempre a tutti gli esseri che respirano aria.

Dalla sua parte il capitano Murvarid che lo accoglie in casa e che deve barcamenarsi tra interessi personali e il bene del nuovo arrivato oltre all’inaffondabile Flippy capace di seguire l’amico anche sulle spiagge delle isole più misteriose in cui il fato sgangherato lo costringerà. Come e più di quanto farebbe un reale consanguineo.

Blu e Flippy

Blu e Flippy: amici per le pinne – Recensione

In linea teorica Blue e Flippy amici per le pinne dipinge un quadro di relazioni insolite tra esseri di diversa natura che non si fanno troppi problemi a stare insieme, osteggiati da chi, invece, questi problemi vuole metterli in piedi rimarcando differenze di natura esclusive e non inclusive.

Oltre all’abolizione del sospetto verso chi non si conosce e verso l’ignoto in generale, c’è anche l’attenzione al piano ecologico relativo ad un mondo marino e non, tradito dalla mano dell’uomo predatore, approfittatore del più debole, calpestatore seriale delle esigenze altrui, pescatore egoista e sfrenato, scienziato senza limite etico, disposto a stravolgere la natura della flora acquatica per soddisfare le proprie voluttà.

Blu e Flippy

La lotta per la salvaguardia ecologica del mare

Da qui la lotta unificatrice contro il comune nemico, lotta di uomini e pesci, condotta allo stesso livello da entrambi i contendenti, con buona pace di qualsiasi verosimiglianza che in questo prodotto latita assai.

Lotta di desideri e vendette mescolate, di identità rubate o lasciate all’oblio; in questo modo si disegna una resa dei conti fragorosa e viscerale tra dimensioni che troppo a lungo non si sono rispettate.

È un viaggio di presa di coscienza non solo del piccolo protagonista, ma anche di tutti quelli che gli gravitano attorno: infatti da Flippy a Murvarid, ognuno acquista consapevolezze che non pensava esistessero e capacità che non credeva di saper gestire.

Ciascuno sopporta e supporta una metafora inerente aspetti di integrazione e di reciproca solidarietà che tanto latitano nella storia attuale.

Criticità nello sviluppo della sceneggiatura

L’aspetto più critico del film è la sceneggiatura. Più che una favola con un inizio ed una fine chiari, Blu e Flippy: amici per le pinne, sono tante storie iniziate, il novantotto per cento delle quali non finite.

Soprattutto nella seconda metà del racconto, quando la vita acquatica dopo la morte di mamma delfino viene stravolta e il ritrovamento del ciondolo della madre di Blu determina la volontà del piccolo di scoprire il proprio segreto.

Da qui in avanti lo sviluppo diventa caotico e senza nesso di causalità: l’approccio al mondo umano del quale non si capisce se Blu riesca a parlare la lingua oppure no, la figura di Octopus accantonata per dar spazio alle scorribande sfortunate di Blu e del capitano che li traghetteranno dopo ulteriori incontri-scontri di dubbia utilità, su un’isola misteriosa, ma determinante, dove giace senza motivo la madre del bambino addormentata in un lago segreto fatto dalle sue stesse lacrime.

In tutto questo Flippy non perde di vista un attimo il fratello bipede, nonostante gli capitino impedimenti fisici e psichici non proprio trascurabili.

E’ evidente una volontà netta alle spalle di tagliare ogni scena che veda e preveda la morte di un personaggio o uno scontro violento: così mamma delfino sparisce, Octopus colpito a morte anche, salvo poi riapparire in versione piccina depotenziata, la stessa madre di Blu appare e scompare, come una Madonna laica.

Montaggio ferraginoso ed ellittico

Ciò appesantisce ancor più un montaggio paratattico, fatto di tanti inizi e poche fini, frequentissime dissolvenze in nero, un materiale complessivo che sembra doversi concludere almeno dieci volte prima della fine vera e propria.

La sospensione della credulità potenziata perché a disposizione di un prodotto per bambini è comunque messa a dura prova.

Impressivo l’aspetto cromatico delle animazioni

A favore di Blu e Flippy: amici per le pinne c’è tutta la parte animata che risulta suggestiva e godibile. Non sempre spigliatissima la dinamica delle singole animazioni, che certo non vanta le risorse e l’esperienza delle colleghe d’oltreoceano o nipponiche, il risultato complessivo è compensato dalla cura cromatica ed immaginativa del particolare.

Si crea un apparato complesso e pieno di dettagli che vede nel colore il suo strumento vincente.

Blu e Flippy

Dai fondali alle spiagge di questo non meglio specificato mare/oceano che lambisce terre arabe, svettano cromature spesso a servizio della situazione, radiose se è tale il frangente che stanno attraversando i protagonisti o opache se il contesto è stretto nelle morse dell’inquinamento.

Soprattutto nella prima parte si concentrano stacchi musicali a sè stanti con animazioni specifiche, piccoli sipari per potenziare angoli di storia o di ambienti e fornirgli un background registrabile, poichè il resto della storia verte vorticosamente su altro.

Blu e Flippy

Troppe svolte e inizi di storia non compiuti minano l’attenzione

Blu e Flippy: amici per le pinne è, come il live de La Sirenetta appena uscito, una rivisitazione di classici topoi relativi all’avventura acquatica.

Ma è penalizzato dal concentrare una quantità esagerata di azione e colpi di scena in un prodotto per bambini, al punto da sembrare a volte tanti trailer affiancati uno all’altro, arrivando paradossalmente all’opposto del convincimento con cui si pensa fosse stato concepito: invece che intrattenere, distrarre, o peggio, annoiare.

Blu e Flippy: amici per le pinne – Trailer

PANORAMICA RECENSIONE

Regia
Soggetto e Sceneggiatura
Interpretazioni
Emozioni

SOMMARIO

Il delfino Flippy trova il neonato Blu in fondo al mare. Diventano fratelli inseparabili. Quando Blu cerca di scoprire chi fosse sua madre inizia la sua avventura sulla terraferma ostacolata dal polipo Octopus, che vuole inquinare tutto il mare. Patchwork di mille storie rocambolesche in un film che disorienta nella trama troppo caotica, poco necessitata e nel montaggio ellittico, paratattico, dove i finali delle varie avventure sono spesso tagliati. Animazione media, colorazione molto affascinante che esalta l'esoticità e l'emotività del paesaggio, marino e non.
Pyndaro
Pyndaro
Cosa so fare: osservare, immaginare, collegare, girare l’angolo  Cosa non so fare: smettere di scrivere  Cosa mangio: interpunzioni e tutta l’arte in genere  Cosa amo: i quadri che non cerchiano, e viceversa.  Cosa penso: il cinema gioca con le immagini; io con le parole. Dovevamo incontrarci prima o poi.

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