Nel 2018, il celebre interprete Paul Dano mette momentaneamente in pausa la sua carriera attoriale per dedicarsi al suo primo progetto da regista, Wildlife, attualmente disponibile per lo streaming nel catalogo Netflix.
La trama di Wildlife
Wildlife è la storia di una famiglia degli anni Sessanta che ha appena traslocato in un piccolo paesino del Montana. Il modo di fare degli ostici abitanti rende faticoso il quotidiano di Jerry (Jake Gyllenhaal), Jeanette (Carey Mulligan) e del loro figlio Joe (Ed Oxenbould). I tre però riescono a trovare il loro equilibrio nel nucleo casalingo, plasmato da supporto e amore sincero. Lentamente, il mondo esterno arriva ad intaccare le loro vite, quella di Jerry prima fra tutte. Sebbene goda ancora del sostegno di moglie e figlio, l’uomo inizia a sprofondare in una crisi abissale, fatta di noncuranza e indolenza. Di fronte al muro che si trova davanti, la stessa Jeanette non può fare a meno di reagire. La donna si impegna a trovare lavoro fuori casa e si oppone apertamente al marito tra le mura domestiche. Anche quando il tenore di vita dei tre sembra pronto a rialzarsi, quel tenero nido che era la famiglia è ormai compromesso, irrimediabilmente disfatto.
Dopo un momento di forte turbamento, Jeanette affronta una drastica metamorfosi. La dimessa casalinga acqua e sapone viene sommersa da strati di chiffon, risate civettuole e pesanti rossetti. Ma in questa situazione, il piccolo Joe si ritrova ad essere più perso dei genitori. Si sveglia senza trovarli vicini a sé, viene dimenticato ed è obbligato a vedere fin troppo da vicino la madre che si umilia quotidianamente. Se prima Jerry e Jeanette avevano sempre una parola di conforto pronta per il figlio, alla fine del film non hanno risposte da dargli, non possono far altro che immergersi in un costernato silenzio, mentre sono costretti a vedere le conseguenze concrete dell’annichilimento familiare che hanno provocato. Questi nuovi Jerry e Jeanette sono persone a sé stanti, complesse e soprattutto, di difficile gestione. Agli occhi di Joe si sostituiscono alle figure genitoriali bidimensionali e monolitiche che aveva sempre conosciuto. Il finale di Wildlife sembra chiudere il cerchio della narrazione: il nuovo equilibrio si costituisce a seguito della rottura di qualcosa di prezioso ma anche nel segno di un futuro mai prospettato. Equilibrio né migliore né peggiore, quindi, ma innegabilmente differente da quello iniziale.
Dietro alla macchina da presa troviamo per la prima volta l’attore Paul Dano
Wildlife è l’esordio registico di Paul Dano, già acclamato in qualità di attore (Little Miss Sunshine, Il petroliere, 12 anni schiavo). Il film è scritto dal regista in collaborazione con la compagna, l’attrice e sceneggiatrice Zoe Kazan (nipote dello storico regista Elia Kazan). Per la prima volta dietro alla macchina da presa, Dano riesce comunque ad arricchire il film con parallelismi e simmetrie visive. Per sottolineare lo stravolgimento nella conduzione familiare, ad esempio, si pone spesso l’accento sul tavolo della sala da pranzo, ricoperto di luculliani pasti domestici prima e di portacenere e bicchieri di liquore dopo la crisi. La cura registica si nota anche nel posizionamento dei personaggi attorno al tavolo all’inizio e alla fine di Wildlife: inizialmente Jeanette e Jerry sono seduti lontani ma nella vita sono l’una vicina all’altro; in modo simmetricamente opposto, alla fine i due sono seduti vicini ma narrativamente sono più lontani che mai.
In Wildlife trovano spazio le lodevoli e passionali performance di Gyllenhaal e Mulligan
Per chi non è nuovo alla recitazione di Jake Gyllenhall (Donnie Darko, Enemy, Nightcrawler), in un primo momento la sua interpretazione può sembrare leggermente spenta, quasi sottotono. L’attore (e, in questo caso, anche produttore) ci ha abituati a performance cariche di tormento e sbalzi d’umore, tanto che vederlo incarnare il felice padre di famiglia può risultare quantomeno bizzarro. Tuttavia, con il profilarsi della narrazione, la serenità lascia spazio ad un forte senso di alienazione e al malessere, tratti che Gyllenhaal riesce a trasmettere sapientemente. Più che degna di lode anche la performance di Carey Mulligan, recentemente molto acclamata per il suo lavoro in Una donna promettente (Fennell, 2020). In Wildlife Mulligan regala un’interpretazione che risulta sempre molto studiata e misurata, ma mai inefficace. L’attrice passa abilmente tra i più svariati registri, dalla tenera e dimessa moglie all’irriverente seduttrice, dall’incoraggiante madre alla donna esasperata e frustrata. La sua performance permette di presentare sullo schermo un ruolo che colpisce per la sua forza drammatica e contemporaneamente per la sua fragilità.
Per Paul Dano Wildlife è il primo tassello di un più ampio disegno registico
Wildlife è il primo di una serie di lungometraggi che Paul Dano vorrebbe realizzare sul tema delle famiglie disfunzionali. Dato che si tratta di un primo approccio alla macchina da presa, Dano sembra quasi non volersi allontanare troppo dalla sua zona di comfort, scegliendo come protagonista maschile per questo esordio un volto a lui ben noto. Gyllenhaal e Dano infatti avevano già recitato insieme sia in Prisoners (Villeneuve, 2013) che in Okja (Joon-ho, 2017). Anche la collaborazione tra Gyllenhaal e Mulligan non è nuova: i due avevano già condiviso il set di Brothers (Sheridan, 2009).
Come spesso accade con gli esordi, Wildlife risulta fresco e innovativo ma inevitabilmente un po’ acerbo, per quanto sicuramente promettente, regalandoci un delicato ma al contempo struggente ritratto familiare. È inevitabile pensare che per arrivare a questo risultato, oltre all’occhio registico di Dano, siano state strettamente necessarie le magistrali interpretazioni dei due protagonisti. Non resta che sperare che Dano perseveri nella regia, acquisendo sicurezza e maestria, di modo da poterci offrire altre perle come questa, delicatissima e commovente.