Con molti cinema in Italia che stanno giustamente riproponendo la filmografia di Bong Joon-Ho grazie al meritato successo del recentissimo Parasite, recuperiamo questo film del 2017 che stimolò un fitto dibattito al festival di Cannes di quell’anno. Infatti, Okja, insieme a The Meyerowitz Stories di Noah Baumbach, fu in concorso a Cannes quell’anno, ma, entrambi fischiati perché prodotti da Netflix, non vinsero niente, e furono la causa per cui il direttore artistico Thierry Fremaux vietò la partecipazione al concorso di altri film Netflix per le successive edizioni del festival. Al di là delle polemiche, Okja è un film pienissimo di tematiche molto attuali che vengono costruite a partire da un’idea bislacca ma che, stranamente, funziona.
Okja è infatti il nome di una femmina di super-maiale, specie creata per sfamare milioni di persone in modo etico e sostenibile. O almeno è quello che racconta la CEO (Tilda Swinton) della Mirando, corporazione che ha distribuito 26 di questi super-maiali in 26 paesi del mondo. In Corea del Sud, la piccola Okja è stata allevata da Hee-Bong (Byun Hee-Bong) e sua nipote Mija ( Ahn Seo-hyun ), che crea con la femmina di suino un legame speciale di amicizia. Dopo dieci anni, ovvero quando la corporazione vuole riprendersi l’animale, Mija fa di tutto per impedirlo e per riportarla a casa. Ma, per l’intervento dell’associazione ambientalista ALF (Animal Liberation Front, veramente esistente), Mija scopre quanto siano insidiosi gli ostacoli che deve affrontare e quanto il denaro sia la vera forza che trascina il mondo.
Dopo Snowpiercer, adattamento del 2013 dalla graphic novel francese Le Transperceneige, Bong Joon-Ho torna alla regia con un film fortemente connotato a livello sociale. In questo caso però sposta il tema del ribaltamento tra ceti sociali (presente anche in Parasite) a quello della dicotomia tra società capitalistica e contatto con la natura, che trova però al suo interno diverse variazioni.
Infatti Bong esplora anche il mondo ingannevole del marketing pubblicitario, quello delle atroci condizioni degli allevamenti intensivi e il grosso problema a livello etico della distinzione tra categorie di animali, problema spesso sollevato dalla comunità vegana. Sembra essere proprio questo il fulcro di Okja, ovvero la selezione arbitraria degli uomini che vedono nell’animale domestico un amico da accudire e negli animali da allevamento solo un numero sacrificabile. Bong sfida quindi lo spettatore mostrando all’inizio del film il profondo legame tra Okja e la bambina, che viene per esempio persino salvata dall’animale. E compara alla fine, nella triste scena prefinale, la sua condizione privilegiata a quella delle migliaia di animali stipati nell’allevamento. Lo stesso regista ha dichiarato che l’idea del film era proprio nata da questa mentalità che divide animali domestici e da allevamento.
Tuttavia, nella presentazione degli attivisti della ALF, Bong ridicolizza il veganesimo, forse appunto per bilanciare i toni e scongiurare la pesantezza di un film a tesi. Infatti, tutto si può dire dei film di Bong eccetto che siano pesanti. La caratteristica principale dei film del regista coreano è proprio quella di abbinare dei contenuti sociali forti a una forma molto dinamica e intrattenitiva che ricorda, o, nel caso di Snowpiercer, sfonda in pieno, il cinema d’azione. Tutto, dalla trama, ai personaggi, al montaggio (del notevole Yang Jin-Mo, montatore anche di Parasite) trasuda dinamicità. È questa vitalità inoltre che rende sicuramente difficile classificare i film di Bong in un solo genere. Come Parasite, anche Okja contiene elementi di comicità, dalla satira alla ridicolizzazione fino al genuino divertimento, ma anche elementi di dolcezza che arrivano fino alla pura commozione.
Come nel precedente Snowpiercer, anche qui il cast è ricco. Ritorna quindi Tilda Swinton, che interpreta ancora una volta un personaggio ridicolo e antipatico. Inoltre anche Jake Gyllenhaal, nel ruolo dello zoologo, Giancarlo Esposito, ai più conosciuto come Gus di Breaking Bad, e infine il sempre bravissimo Paul Dano e Lily Collins tra i membri dell’ALF. La giovane protagonista è interpretata dalla coreana Ahn Seo-hyun, vista anche nel film The Housemaid.
Tra le case produttrici anche Plan B, la casa di produzione tenuta da Brad Pitt, che ha prodotto altri film acclamati dalla critica quali 12 anni schiavo, The Departed e Moonlight.
Voto Autore: [usr 3,0]