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Venere in pelliccia, la recensione del film di Polanski

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Presentato al Festival di Cannes del 2013, Venere in pelliccia è un film diretto da Roman Polanski basato sull’omonima opera teatrale di David Ives, co-sceneggiatore della pellicola, a sua volta ispirata liberamente al celebre romanzo erotico dello scrittore austriaco Leopold von Sacher-Masoch, Venere in pelliccia.

Dopo Carnage (2011), esilarante commedia concepita con pochi personaggi che si muovono in un unico ambiente, un appartamento di Brooklyn, Polanski torna sul grande schermo con una storia che sa affascinare, divertire e allo stesso tempo riflettere, ambientandola in un contesto essenziale.

Questa volta l’intreccio si svolge interamente in un teatro, uno sfondo d’eccellenza che ci prepara ad un agone arguto e intelligente, quello tra un drammaturgo e un’attrice, unici personaggi del film.

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Cast e premi

Il cast è composto da due soli attori la cui capacità interpretativa, tuttavia, è tale da rendere superflua qualsiasi altra presenza: l’affascinante Emmanuelle Seigner, attrice di molti film tra i quali Frantic, Luna di Fiele e L’ufficiale e la spia, nonché moglie del regista, e Mathieu Amalric, attore e regista francese, vincitore per tre volte del Premio Cèsar.

Un film unico nel suo genere, seducente e accattivante, che permette a Polanski di vincere il premio César 2014 per la miglior regia.

Venere in pelliccia – La trama

In un teatro di Parigi, si sono appena concluse le audizioni per la pièce teatrale Venere in pelliccia, riadattamento dell’omonimo romanzo dello scrittore austriaco Leopold von Sacher-Masoch. Insoddisfatto della giornata improduttiva, non avendo trovato un’attrice adatta al ruolo della protagonista, il regista e drammaturgo Thomas (Mathieu Amalric) è sul punto di tornare a casa, quando irrompe sulla scena una donna misteriosa (Emmanuelle Seigner). Mentre fuori imperversa un furioso temporale, all’interno del teatro ha luogo un incontro incredibile, che porterà il protagonista a cambiare punto di vista sui personaggi della sua opera e non solo.

Venere in pelliccia

Il maschilismo di Thomas

Thomas è presentato come un uomo arrogante, altezzoso, ma soprattutto un maschilista, avverso al mondo femminile. Dietro quell’aria da intellettuale e da artista, si nasconde un animo insensibile. Ne è la prova il modo sprezzante con cui, nella scena iniziale, giudica la perfomance delle attrici, considerate troppo frivole per interpretare il ruolo della protagonista, Vanda. Le disprezza, le umilia, le offende, eppure lo fa con tale disinvoltura da rivelare un’imbarazzante incoscienza: Thomas è sessista, ma non sa di esserlo. Con lo stesso irriverente atteggiamento, accoglie questa donna venuta dalla pioggia, che sostiene di chiamarsi proprio come il personaggio femminile della sua pièce. Vanda è un’attrice spiantata, disperata, alla continua ricerca di un ruolo importante che nessun regista sembra volerle affidare, tuttavia convinta di poter interpretare perfettamente quella parte. Thomas appare però molto scettico: come può esserne capace una donna così goffa e svampita?

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Venere in pelliccia

La Venere in pelliccia di Masoch

Il testo che Thomas intende riadattare per il suo debutto teatrale è il romanzo erotico di Leopold von Sacher-Masoch, pubblicato nel 1870. I protagonisti, Severin e Vanda, intrecciano una storia di passione estrema, mettendo in piedi un gioco di seduzione perverso: lui la servirà come una dea, quale ella è ai suoi occhi, divenendo il suo fido schiavo. Nonostante la ritrosia iniziale, Vanda accetta di divenire la sua amante-padrona e arriva persino a stipulare un contratto con Severin che sugelli definitivamente il rapporto di sottomissione-dominazione fra i due. Thomas ha lavorato duramente alla sua pièce, tuttavia non ha ancora trovato un’attrice all’altezza del ruolo di Vanda, una donna colta, affascinante, sicura di sé. Forse nessuna è in grado di farlo dal suo punto di vista; tanto è alta l’idea che ha del suo personaggio, così infima appare ai suoi occhi la realtà femminile.

Venere in pelliccia

Chi è Vanda?

Nonostante lo scetticismo iniziale, Thomas si lascia convincere da Vanda e decide di sottoporla a un provino in extremis. Non solo, interpreterà la parte del protagonista maschile, Severin, per aiutarla nella lettura del copione. Nel corso dell’audizione, inaspettatamente, l’attrice si dimostra via via sempre più adatta a quel ruolo, dimostrando di conoscere a menadito le battute e in profondità la personalità dei due personaggi. Dà, inoltre, al regista molti spunti originali sulla messa in scena e nuovi punti di vista, rivelando di non essere affatto incompetente e inesperta come l’apparenza suggeriva. Infine, sembra che la donna conosca molti aspetti della vita privata di Thomas e della sua fidanzata. Dunque, chi è veramente Vanda?

Durante lo scambio serrato di battute, i protagonisti della pellicola si identificano sempre più nei personaggi che interpretano: Vanda diventa la Vanda della sua pièce, Thomas il suo fedele servitore.

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Venere in pelliccia

Venere in pelliccia – Conclusioni

Polanski riesce a confondere progressivamente il piano della realtà con quello della finzione con abile maestria, attraverso il fascino discreto dell’ambiguità. Attraverso un gioco di attrazione, il regista prova ad indagare con sagace ironia i processi che sono alla base del rapporto uomo-donna, evidenziandone contraddizioni e cliché. Il cinema mette in scena il teatro, anzi lo diventa, per riflettere su temi esistenziali estremamente attuali, senza perdere mai lo spirito tipico della commedia. Come un novello Goldoni, il regista franco-polacco pone al centro della sua riflessione la figura femminile intenta a trovare un proprio riscatto nell’ambito dei meccanismi perversi sottesi al rapporto uomo-donna. Rievocando il teatro greco, attraverso le citate Baccanti, in cui il dio Dioniso si vendica della presunzione di Penteo, il regista sembra mettere in guardia il suo pubblico: la tracotanza umana viene sempre punita. 

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PANORAMICA RECENSIONE

Regia
Soggetto e sceneggiatura
Interpretazioni
Emozioni

SOMMARIO

Attraverso dialoghi arguti e intelligenti, Polanski dirige sapientemente i suoi personaggi in un vortice di seduzione, fornendo molti spunti di riflessione.
Alessia Pennino
Alessia Pennino
Il cinema ha sempre rappresentato per me il rifugio perfetto dalle vicissitudini quotidiane, un porto sicuro dalla realtà, ma anche la dimensione ideale in cui sogni e desideri prendono forma. Ho sempre coltivato un interesse profondo per quest'espressione artistica, immaginandomi un giorno di scrivere recensioni per poter esprimere il mio punto di vista.

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