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Una femmina – l’esordio di Francesco Costabile

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Spaventa la Calabria di Una femmina, esordio al lungometraggio di Francesco Costabile, il quale plasma un universo arcaico e belluino, una giungla muta, oscura e spietata dove vige la legge del crimine, si muore di faide ed onore “lordato”, la sottomissione è all’ordine del giorno e la propria libertà è moneta di scambio.

Una femmina è la condensazione di questa regione, o, più correttamente, della parte ammalata e tossica dello sperone d’Italia; il nome della malattia è ‘ndrangheta e miete vittime come e peggio di un virus, nomi noti e sconosciuti cadono a causa dei suoi scellerati giri di potere, dei ricatti brutali e vigliacchi tramite cui si sostiene e si “mette in scena”.

Una femmina

Una femmina, approdato dalla sala a Prime Video, è la storia di una catena spezzata, ispirata alle vicende realmente accadute a Maria Concetta Cacciola e Giusy Pesce, donne pioniere che osarono ribellarsi alla predestinazione che le spettava per sfortuna di nascita, ossia far parte delle cosche locali e impiegare le proprie vite per annientarsi a vicenda.

Le loro voci di verità e allarme, con cui hanno provato ad uscire dal circolo vizioso delle rispettive famiglie, denunciandole alle autorità, per dare una nuova chance almeno a sè e ai propri figli, sono state voci pagate a carissimo prezzo, e le hanno trasformate da collaboratrici di giustizia a martiri della giustizia.

Grazie alle loro testimonianze lo Stato ha avuto la possibilità di sgominare bande e ricercati di non poca importanza, infliggendo profonde ferite alle organizzazioni delinquenziali dei clan, le cui reazioni, innanzitutto nei confronti di chi li aveva traditi, a maggior ragione se donne, non sono state affatto leggere.

Una femmina – Trama

Dal libro Fimmine Ribelli che a questa cronaca si ispira, indagando le storie di donne vittime delle mafie locali e scritto da Lirio Abbate, coautore del soggetto di Una femmina insieme ad Edoardo De Angelis, il film racconta di Rosa (Lina Siciliano), ragazza da sempre tormentata dall’ incubo di ciò che ha intravisto da piccola ovvero l’uccisione della madre Cetta cui era legatissima tramite ingestione forzata di acido muriatico: gesto simbolico per punire una bocca sleale, mondandola dal peccato di aver tradito il proprio stesso sangue collaborando con la polizia.

Una femmina

Rosa è un’adolescente volitiva, forte, silenziosa, ha uno sguardo di pietra, sembra non arretrare di fronte a nulla, nessuna minaccia pare colpirla. Vive con la nonna Berta (Anna Maria De Luca) e lo zio Salvatore (Fabrizio Ferracane) capo del clan e lavora nella comune fattoria; vende in paese i prodotti della sua terra e tiene a bada Natale (Luca Massaro), il cugino con cui convive, cavallo pazzo dal sangue caldo, istintivo e primitivo.

La sua famiglia vive da sempre in allerta con il clan avversario, con il quale si divide un controllo controverso del territorio. In questa dinamica Rosa vede la possibilità di una frattura salvifica da cui uscire, vendicando lo spirito della madre malamente assassinata e riacquistando la libertà e la vita normale che una ragazza giovane come lei si merita. Anche in ragione dell’amore puro che sta vivendo con Gianni e della nuova vita che porta in grembo e che vorrebbe proteggere.

Una femmina – Recensione

Un melodramma a tinte fosche e dialetto brusco con tanto di sottotitoli per i dialoghi spontaneamente essenziali, perchè il calabrese stretto non è per tutti, è cosa dolorosa, intensa e viscerale. Un insieme di colori bui, contorni sfocati nei ricordi innocenti dello strazio e della paura bambina, uniti insieme da suoni gutturali e chiusi che generano astinenza da ossigeno, quella stessa condizione che Rosa cela fortemente e a cui anela in tutto il film.

Una femmina ha tradito, una femmina è stata tradita, Cetta, la madre di Rosa; una femmina tradisce una femmina riscatta, Rosa stessa, con le sue mani. Una sorta di Amleto donna, che nasce e sviluppa il suo desiderio di distacco e vendetta giorno dopo giorno incubo dopo incubo nei confronti di una famiglia barbara che le ha taciuto la verità, le ha nascosto i moventi, l’ha privata dell’amore primario e della speranza.

Una femmina

E Rosa diventa Amleto, osserva, ascolta, provoca, inscena, architetta le sue mosse, non si tira indietro, non copre il volto se non quando tutto sarà finito, con un velo nero per rispetto della morte, perché strage chiama altra strage e nel sangue tutto sembra sfinire.

Preme il grilletto, recita un dramma, sfida il capobanda rivale, gli tende una trappola, decide che le bestie stanno bene con le bestie e debbano morire da bestie, scannandosi tra di loro, perché quella è l’unica legge che capiscono. Per lei c’è un’altra vita ad attenderla, altrove, in città, fuori dai cappi mafiosi, dove forse, poi, davvero un altro mondo è possibile.

Come in A Chiara, di Jonas Carpignano, ritroviamo anche qui figlie del crimine che non vogliono essere tali, confronti necessari e crudeli con genitori e parenti colpevoli ed omertosi, future donne pronte a dissociarsi dal male con cui convivono e ad autodeterminarsi.

Figura epica, femminista, carismatica, somigliante alle reali protagoniste dei fatti, di cui intreccia particolari e disgrazie, Rosa è una femmina che ce l’ha fatta, e riporta alla luce il volto combattente, onesto e libero della Calabria fuor da etichette.

Candidato al David di Donatello per la miglior regia e miglior sceneggiatura adattata, Una femmina ha riscosso successo tra gli altri al Bifest, ai Globi d’oro e al Festival internazionale di Berlino dove ha debuttato nella sezione panorama: è un lavoro ruvido ed impressivo che spesso esagera in questa direzione, cadendo in una fotografia che nella seconda parte è meno controllata, si accentua nella maniera e pecca di un enfasi troppo riconoscibile, mentre in sceneggiatura alcune battute da cattivi appartengono ad un vocabolario di stilemi tipici e sono sedute sulla loro stessa topicità.

Una femmina

Buona la fine in levare che con pochi segni, una macchina dallo sportello aperto ed un lampeggiante evoca l’inizio di un nuovo viaggio travagliato, ma necessario per la giovane protagonista: fine di un inferno, inizio di un purgatorio.

Spettacolari le ambientazioni interne ed esterne capaci di disegnare una dimensione criminale che non ha niente a che vedere con lo sfoggio di opulenza e ‘mano armata’ che si è visto in molte serie tv della mala e si potrebbe superficialmente immaginare: lo spazio di Una femmina è un arrocco montano scomodo ed obliquo, un dedalo di viuzze di pietra che si nascondono a vicenda, casupole aggrappate sulle pendici di alture come se stessero difendendosi da un invisibile lava che le minaccia da terra, un universo di gente che sceglie il freddo, la fame, la difficoltà, volutamente, per poi nascondere in una stalla carichi di droga tra il bestiame inconsapevole.

Una vita di sacrifici e lampade tenui, per campare di delinquenza, un paradosso talmente innaturale da diventare naturale: l’uomo diventa fatale e devastante tanto quanto la natura indiavolata. Una femmina mette un giogo a questa spirale di odio, sceglie l’amore e la libertà, con fermezza e tocco retrò, ma anche con carattere accattivante.

Una femmina – Cast

La Siciliano, premio Biraghi per la miglior attrice rivelazione ai Nastri d’argento 2022, è molto convincente nel ruolo della protagonista per il forte magnetismo di uno sguardo che sembra inscalfibile, specchio al male degli altri, trattiene e nasconde perfettamente i segreti e le intenzioni di chi li guida.

Una femmina

Eccezionali Ferracane e De Luca nei ruoli dei familiari senza cuore, fautori e succubi di leggi feroci e primitive, umani e disumani nelle loro cantilene a senso unico, di una durezza maligna e composta molto ben inscenate.

Struggente Massaro, il cugino fragile, furioso, disperato ed impotente, simbolo suo malgrado di cosa si diventa dentro questi ambienti, baratro a cui Rosa non vuole arrivare e da cui si impone di fuggire.

Una femmina è un lavoro personale e spinto da bisogno autoriale, un ritratto di donna in divenire demiurga di sé, che fa paura nel passo, nel contegno e nella determinazione con cui dimostra di voler sopravvivere allo scempio inflittole e punirlo definitivamente: ci sono alcune forzature stilistiche e di genere che insistono sul tracciato già ben chiaro rispetto al tipo di narrazione, e che potrebbero non essere necessarie: resta una storia che, a distanza di anni, parla e fa sensazione ancora da sè, senza alcun bisogno di accenti ad arte. 

Una femmina – Trailer

PANORAMICA

Regia
Soggetto e Sceneggiatura
Interpretazioni
Emozioni

SOMMARIO

Rosa da bimba intravede l'uccisione della madre ad opera dei suoi familiari perchè ha tradito la sua famiglia rivelando i traffici della 'ndrangheta alla polizia; cresciuta, trova il modo di esorcizzare questo incubo e liberarsi dal giogo del suo clan. Dal libro Fimmine ribelli la storia tragica di due donne che osarono ribellarsi alle leggi della delinquenza non scritta calabrese, divennero pentite e furono punite dalle bande. Un esordio autoriale, femminista, dagli accenti melodrammatici, l'ambientazione spettacolare, esempio di antidivismo criminale ed un ottimo cast.
Pyndaro
Pyndaro
Cosa so fare: osservare, immaginare, collegare, girare l’angolo  Cosa non so fare: smettere di scrivere  Cosa mangio: interpunzioni e tutta l’arte in genere  Cosa amo: i quadri che non cerchiano, e viceversa.  Cosa penso: il cinema gioca con le immagini; io con le parole. Dovevamo incontrarci prima o poi.

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