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Un anno con Salinger – recensione del film con Margaret Qually e Sigourney Weaver

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Un anno con Salinger – Trama

Anno 1995: Joanna (Margareth Qually) vuole scrivere poesie e si trasferisce a New York per questo. Qui inizia a lavorare presso un’agenzia letteraria vecchio stampo, che rifugge computer e tecnologia moderna, ma che ha in rappresentanza un ottimo parterre di letterati, tra scrittori, poeti e saggisti. Il più noto artista di scuderia è il leggendario J. D. Salinger, che ha con la troupe dell’agenzia, in particolare con il capo, la severa Margareth (Sigourney Weaver), un rapporto stretto, schivo, abitudinario e confidenziale. 

Un anno con Salinger

A Salinger, autoisolatosi dai riflettori per indole caratteriale proverbialmente riservata, sono indirizzate quotidianamente centinaia di lettere cui Joanna ha il rigoroso ordine di rispondere negando l’interesse dell’autore a ricevere posta di ammiratori, fan o curiosi. Ma il desiderio di dare una mano o di colmare quelle lacune che spesso condivide anche lei, divisa com’è tra un lavoro di segreteria e le sue aspirazioni del cuore, la spingono a volte a trasgredire la regola, a volte ad essere spronata da quelle stesse voci epistolari a non nascondersi né fuggire di fronte alle emozioni.

Così, gradualmente, si addentra nel mondo letterario della Grande Mela di metà anni ’90, s’innamora e si disinnamora, trova, perde e ritrova amici, compie scelte drastiche ed audaci pur di non abbandonare il proprio sogno, guidata indirettamente dalla voce di Salinger che lei conosce solo attraverso la cornetta telefonica, quelle rare volte in cui chiama l’agenzia.

Un anno con Salinger – Recensione

Dolce, malinconica, escalation di formazione in atmosfera d’antan per l’ultima opera scritta, diretta e prodotta da Philippe Falardeau, già autore del commovente Monsieur Lazhar, finalista agli Oscar nel 2012. Presentato in anteprima all’ apertura della Berlinale 2020, uscito in sala a novembre del 2021, Un anno con Salinger è ispirato al libro omonimo di Joanna Rakoff, in cui sono raccontate le sue vicende personali e lavorative all’ interno dell’agenzia che al tempo rappresentava Salinger e che ne stava per curare l’edizione di un racconto di cui poi non si ebbe notizia, intrecciando a questa storia la narrazione della propria crescita personale tra errori, ricordi, intuizioni ed esaltazioni.

Falardeau rinverdisce il racconto scandendolo con mano docile e romantica, lasciando crescere la sua protagonista nel confronto con l’inedito mercato letterario e con le pagine mai lette o riscoperte di capolavori generazionali. Si alternano le idolatrie delle folle che vedono in fogli scritti una bibbia esistenziale, e i propri fogli scritti, incerti, incostanti, insicuri, ma sempre lì, caldi, pronti per essere abbracciati. La scrittura è disciplina, Salinger stesso lo rivela a Joanna, come sempre al telefono, “scrivi almeno quindici minuti al giorno”, esercizio di talento, coltivazione di un arte, addomesticamento di passione.

Così Un anno con Salinger rilancia l’amore per la parola scritta, in prosa ed in poesia,l’esperienza della lettura, gli inganni che la sorreggono, le delusioni ed i sacrifici che richiedono, affinchè una vena naife cresca e diventi mestiere riconosciuto. Il mondo in parte segreto ed affascinante degli autori letterari e delle agenzie che ne curano diritti e pubblicazioni, pubblicità ed esternazioni, in anni relativamente puri, ancora non massificati né intossicati dalla tecnologia (non a caso tenuta a bada da Margareth), quando il “devi volerlo con tutte le tue forze”, aveva ancora potere decisionale effettivo sul destino di un giovane.

Joanna si scontra con la realtà, la disaffezione, la monotonia, il ridimensionamento dei propri giudizi e delle aspettative, senza lasciarsi imbarbarire dai ponti tagliati, dal tempo strappatole, dalla sufficienza con cui è accolta, scoprendo un viaggio caleidoscopico di anime più umane di quello che vogliono dare a vedere. Il suo occhio possiede la forza e la lungimiranza dell’autenticità, renitente al compromesso come stile di vita, femminista senza dichiararlo, totalizzante e devoto, a suo modo folle ed incline alla nostalgia come ogni animo poetico che si rispetti.

Un anno con Salinger

Alcuni spunti e determinate dinamiche di Un anno con Salinger, ricordano elementi presenti anche nel Giovane Holden, il capolavoro fantasma che aleggia con la sua presenza-assenza in tutto il film, non meno del suo autore, convitato di pietra, che sembra osservare tutto da imponderabile distanza e sapere come andranno a finire le singole faccende.

L’abnegazione di Joanna, il suo non piegarsi a ciò che ci si aspetta da lei, lavorativamente ed affettivamente, il suo scansarsi dalle situazioni che sembrano ingabbiarla in ciò che non vuole essere, sono manifestazioni di un anticonformismo intellettuale in gonnella che assomiglia all’inquietudine di Holden; allo stesso modo le figure maschili accanto a lei non sono mai veramente possedute dalla donna, sono semmai grimaldelli per cambiare marcia alla propria vita, ricordi evocati nel momento del bisogno, né più né meno delle voci dei fan che la incitano e la rimproverano nei momenti in cui sembra abiurare alla propria missione, una dinamica che ricorda il rapporto con il femminile nel capolavoro di Salinger.

Un anno con Salinger

Dunque un conflitto tra emozioni represse e bisogno di esternazione, binomio in cui è difficile trovare un compromesso, mentre attorno alle due figure, una letteraria l’altra cinematografica si muove New York, foriera del nuovo per definizione, in maldestra transizione verso il nuovo millennio, autunnale metropoli gentile in una fotografia marrone/bordeaux che esalta i paesaggi urbani non troppo affollati, gli incarnati pallidi giovanili, i sorrisi scaltri dei draghi del mestiere e gli interni in legno caldo ed antico, come un tempo apparivano i luoghi deputati allo studio.

Un rondò alla Amelìe, firmato Martìn Leon, accompagna con leggerezza vivace passaggi e montaggi, mentre trovate immaginifiche qua e là cercano, con esiti invero alterni, di portare lampi di altro nella prosa romanzata divenuta lungometraggio.

Un anno con Salinger

Un anno con Salinger – Cast

Margaret Qually ha la grazia di un apprendista ma la schiena dritta di chi non si piega, nonostante un’espressività ancora acerba, manichea, probabilmente troppo leggibile nel corpo da danzatrice e nel viso adolescente.

La Weaver possiede classe e morbidezza necessarie per far trionfare il proprio personaggio con amabile imperio e totale ammirazione, un ruolo non scontato di leader in gonnella intransigente e apparentemente non empatica.

Un anno con Salinger lascia liberi i pensieri ed il cuore leggero, ricordando l’importanza di schierarsi con i propri sentimenti, un atto che può far crescere, in esperienze positive o negative, ma difficilmente decurterà onore alle nostre coscienze.

Un anno con Salinger – Trailer

PANORAMICA

Regia
Soggetto e Sceneggiatura
Interpretazioni
Emozioni

SOMMARIO

Joanna vuole scrivere poesie: si trasferisce a New York e si ritrova a lavorare per un'agenzia letteraria che ha in scuderia il mitico J. D. Salinger. A partire da una storia vera, un viaggio letterario di formazione, con riverberi di anticonformismo alla Holden e amore per la carta scritta: la disciplina di una passione ed il funzionamento di un mercato inedito in un mondo ancora, per poco, analogico. Buona ricostruzione d'atmosfera per un'opera docile, romantica, che tenta con esiti alterni l'inventiva per sopperire la poca compattezza.
Pyndaro
Pyndaro
Cosa so fare: osservare, immaginare, collegare, girare l’angolo  Cosa non so fare: smettere di scrivere  Cosa mangio: interpunzioni e tutta l’arte in genere  Cosa amo: i quadri che non cerchiano, e viceversa.  Cosa penso: il cinema gioca con le immagini; io con le parole. Dovevamo incontrarci prima o poi.

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