Trap è il nuovo film thriller uscito al cinema ad agosto 2024, scritto, diretto e co-prodotto da M. Night Shyamalan (The Sixth Sense – Il sesto senso, Signs, The Village, Lady in the water, E venne il giorno, After Earth, The Visit, Split, Glass, Old, Bussano alla porta, ecc.).
Un thriller d’azione sostenuto dall’interpretazione impegnata di Josh Hartnett (Oppenheimer, Trappola infernale, Black Dahlia, Sin City, Il giardino delle vergini suicide, 40 giorni & 40 notti, ecc.), Trap di Shyamalan catturerà coloro che apprezzano il suo stile ironico, mentre tutti gli altri saranno ansiosi di uscirne.
Trap sembra al 100% un film di Shyamalan, nel bene e nel male. Alcuni saranno in grado di accettare ciò che viene offerto, e altri sicuramente non crederanno a nulla di ciò che vedono sullo schermo.
Trap, la trama
Ancora una volta, la premessa di Trap è praticamente irresistibile: e se raccontassimo la storia di un serial killer intrappolato ad un concerto dalla sua prospettiva? E cosa succede se sei andato a detto evento con tua figlia, che non sa nulla dei tuoi atti criminali? E poi, cosa succederebbe se l’FBI e la polizia lo avessero incastrato e fossero sicuri che lo prenderanno lì? Si sarebbe potuto fare molto con questa idea e, ad essere onesti, lo sceneggiatore e regista M. Night Shyamalan prende alcune decisioni interessanti con essa. Non tutte funzionano e molte non hanno senso, ma non si può dire che non abbia provato a fare qualcosa di originale con Trap. Dipenderà da ogni spettatore quanto deciderà di sospendere il proprio senso di incredulità.
Hartnett interpreta Cooper, un padre di famiglia apparentemente normale che accompagna la figlia adolescente, la dolce Riley (Ariel Donoghue) al concerto di Lady Raven (Saleka Shyamalan, la figlia del regista) in uno stadio di Filadelfia. Ma questo evento, come già accennato, è una trappola. Le autorità, guidate dall’esperta di criminologia Josephine Grant (Hayley Mills), hanno circondato il luogo di polizia e agenti dell’FBI, certe che all’interno si trovi il famoso serial killer “il macellaio”. È solo questione di tempo prima che lo catturino, e quando Cooper, che ci viene subito rivelato essere il macellaio, lo scopre, cercherà di scappare in diversi modi, e senza che sua figlia scopra cosa sta succedendo.
Trap, la recensione
Trap è il tipo di film che chiede al pubblico di non pensare troppo a ciò che vede sullo schermo. Per alcuni questo è un difetto, ma per altri è un punto di forza. Quello che abbiamo qui, quindi, è un thriller con una premessa ricca di potenziale, che si sviluppa in modo sempre più esagerato, ha circa sei finali diversi e sfrutta al massimo il talento di Josh Hartnett, attore che da anni operava fuori Hollywood, ma ha fatto un ritorno trionfale l’anno scorso con Oppenheimmer di Christopher Nolan.
Trap è più interessante a livello tematico che narrativo, svolgendosi come una sorta di parabola sulle insicurezze di Shyamalan come regista e come padre. Non è un caso, del resto, che una delle sue figlie interpreti una cantante il cui concerto è condizionato dalla presenza di un serial killer, e che tale personaggio alla fine diventi più importante di quanto inizialmente immaginato, ricoprendo un ruolo di grande importanza nel conflitto (sia interno ed esterno) in cui Cooper si trova. Quest’ultimo viene presentato anche come un uomo con due vite: come un padre che ha una vita familiare apparentemente normale, ma che deve tenere separato il suo lato omicida. È quando entrambi i lati della sua vita si scontrano che tutto va a rotoli.
Trap è l’autocoscienza di Shyamalan?
Ovviamente Shyamalan non è un assassino, ma se sostituite il serial killer con un regista, riuscirete a capire cosa sta cercando di dirci con Trap. E se si aggiunge il ruolo dello stesso Shyamalan nei panni dello zio di Lady Raven, o meglio, della persona responsabile del fatto che Cooper abbia finito per interagire con lei, diventa molto chiaro il tipo di senso di colpa che il regista prova nei confronti della sua carriera e della sua famiglia. Trap non è un trattato psicoanalitico, ma è interessante rendersi conto di quanto il film finisca per sembrare personale, soprattutto considerando che, come molti dei suoi film precedenti, Trap è finanziato interamente da Shyamalan e sua figlia (al suo debutto cinematografico) gioca un ruolo importante nella narrazione.
Al di fuori di ciò, e come accennato in precedenza, Trap viene portato avanti in modo sempre più assurdo, chiedendo allo spettatore di accettare determinate decisioni che non hanno molto senso. L’ultimo atto del film, anche se a volte teso, sembra prolungato e, come già accennato, ha troppi finali, che potrebbero finire per portare alla disperazione più di un membro del pubblico. Tuttavia, nonostante questi difetti, Trap funziona grazie al mix tra suspense e commedia.
Il cast
Josh Hartnett sa come riprodurre i dialoghi stilizzati e talvolta rigidi di Shyamalan. È così che interpreta Cooper nei panni di uno psicopatico che, quando è sotto pressione, deve fingere di essere un uomo e un padre normale.
Da parte sua, la nuova Ariel Donoghue è molto brava nel ruolo di Riley (credibile, dolce, carismatica); Alison Pili è un po’ sprecata nei panni della moglie di Cooper, Jonathan Langdon è uno straordinario addetto ai concerti (colui che rivela a Cooper che il concerto è una trappola) e Saleka Shyamalan fa un buon lavoro.
In conclusione
Trap, quindi, non è il meglio che Shyamalan ci ha dato: non è memorabile come Il sesto senso o imprevedibile come Bussano alla porta. Ma allo stesso tempo, sviluppando sequenze di innegabile suspense, facendo buon uso del talento di Josh Hartnett (e della giovane Ariel Donoghue), e sviluppando una trama da fuori di testa (nel vero senso della parola), Trap è assolutamente, sotto ogni aspetto, un film di Shyamalan. Alcuni spettatori lo troveranno assurdamente divertente, altri saranno più critici e non crederanno a nulla di ciò che vedono sullo schermo.
Trap è un gioco del gatto e del topo, caratterizzato da un umorismo macabro, che tiene il pubblico con il fiato sospeso.