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Glass: la recensione

Nel 2000, in coda al successo de “Il sesto senso”, uscì il secondo film di Manoj Nelliyattu Shyamalan, noto come M. Night Shyamalan, regista americano della Pennsylvania di origini indiane, dal titolo “Unbreakable”.  Il film fu realizzato in tempi non sospetti, quando gli eroi in calzamaglia dovevano ancora iniziare a colonizzare definitivamente lo schermo, e l’immaginario collettivo degli spettatori.

Dopo quasi un ventennio, Night decide di chiudere il cerchio, realizzando in un arco di quattro anni una coppia di film che creeranno un suo universo supereroistico personale, diverso da tutti quelli che avete avuto modo di vedere al cinema. Per parlare di “Glass”, quindi, è necessario introdurre brevemente gli altri due film.  

David Dunn, l’eroe ‘Unbreakable’ (indistruttibile)

Unbreakable – il predestinato (2000)

David Dunn, di professione guardia giurata, è l’unico sopravvissuto ad un terribile incidente ferroviario nei pressi di Filadelfia, nel quale non riporta neppure un graffio. In seguito all’incidente, viene contattato da un misterioso personaggio, Elijah Price, che possiede un fornitissimo negozio di fumetti, dove gli albi dei ‘super eroi’ la fanno da padroni. Elijah insinuerà in Dunn e nel suo giovanissimo figlio il sospetto che non sia scampato all’incidente per caso. David inizierà a dubitare di possedere poteri speciali, come gli eroi dei fumetti che Elijah vende nel suo negozio.  Poteri che potrebbe decidere di usare per aiutare la gente. Elijah, che è malato di osteogenesi imperfetta, una malattia che gli rende le ossa fragilissime, dietro la sua mente incredibilmente acuta nasconde un terribile segreto.   

James McAvoy si esibisce in una delle sue 23 folli personalità in “Split” (“diviso”)

Split (2016)

Tre ragazze di Filadelfia vengono rapite da un uomo di nome Kevin Wendell Crumb. Kevin è affetto da un disturbo della personalità molto particolare: nella sua psiche convivono ventitré diverse personalità, di diverse età, sesso e condizione sociale. Durante la loro prigionia, le ragazze scoprono con orrore che le personalità multiple di Kevin sono in attesa della nascita di una ventiquattresima, la Bestia, a cui verranno sacrificate. Le ragazze, aiutate in parte da alcune delle personalità multiple di Kevin che emergono a turno,  cercheranno di  trovare una via di fuga dal loro luogo di detenzione. Una di loro, Casey, particolarmente determinata a sopravvivere, ha in comune con Kevin degli abusi subiti in giovane età (per Casey è stato suo zio, per Kevin, sua madre). 

Glass (2019)

David Dunn, di giorno commerciante e installatore assieme al figlio(ormai cresciuto) di telecamere per la sicurezza, di notte sorveglia la città combattendo crimini più o meno grandi. Arriva ad affrontare ‘l’orda’, un serial killer che ha rapito delle cheerleaders pochi giorni prima. I due si scontreranno, ma verranno catturati e presi in custodia dalla dottoressa  Ellie Staple, che li condurrà in un istituto psichiatrico sorvegliato da un centinaio di telecamere.

In questo istituto, la dottoressa cercherà di curare in qualche modo le manie dei tre personaggi: infatti, a fare compagnia a David e Kevin, c’è anche Elijah, l’uomo con le ossa di vetro di ‘Unbreakable’. In questo istituto, spiegherà la psichiatra, vengono curate le persone con una peculiare fissazione: quella di essere delle persone ‘speciali’, ovvero dei super eroi (o super criminali, nel caso di Kevin). La vicenda ricalca l’incipt del fumetto ‘Marshal Law takes Manhattan’, che aveva però finalità satiriche.

L’ospedale psichiatrico per supereroi in “Marshal Law takes Manhattan”

La dottoressa Staple analizza le paranoie dei suoi pazienti, trattandole come fossero una degenerazione delle fissazioni dei ‘nerd’ che vanno alle comic conventions (es. San Diego),e , nel caso di Elijah, sembra aver colto nel segno. Ma, come sempre accade nei film di M.Night Shyamalan, la storia prenderà una svolta inaspettata.

M. Night ha una struttura e uno stile riconoscibili in ogni suo film. I suoi tratti distintivi sono diversi: narrazione lenta e riflessiva, dialoghi sobri e misurati, e la capacità di rovesciare le convinzioni dello spettatore con dei twist finali che possono essere, con fortune alterne, piuttosto prevedibili o decisamente inaspettati. Night ha inoltre la capacità di prendere dannatamente sul serio ogni argomento che tratta, alle volte sfiorando il ridicolo, come accade in E venne il giorno  (the Happening, 2008) dove il protagonista si trova a supplicare… una pianta di plastica. Ma alle volte il meccanismo funziona perfettamente, come in Unbreakable, dove la trama era sorretta dalla maiuscola prova di due incredibilmente intensi Bruce Willis e Samuel Jackson.

Ellie indaga sulla psiche dei 26 personaggi seduti di fronte a lei.

Nel secondo capitolo di questa (per ora) trilogia, Split, la trama è invece portata avanti da James McAvoy, famoso soprattutto per il ruolo del Professor Xavier nella nuova serie cinematografica degli X-Men. Il suo doppio/avversario/eroe, come annotato in precedenza, è Casey, che compare anche nell’ultimo capitolo della trilogia. Ed anche in “Glass”, per quanto voglia essere un film corale, e per quanto suggerisca invece il titolo (Unbreakable è Bruce Willis/Daviv Dunn, Split è James McAvoy/ Kevin Wendell Crumb, mentre Glass è Samuel L. Jackson/Elijah Price) è il personaggio con le 23 personalità multiple a fare da mattatore.

La ventiquattresima personalità. La Bestia

McAvoy è letteralmente trascinante nel suo passare da una personalità all’altra dell’orda, e davvero terrificante nelle sue trasformazioni nella Bestia. Il suo avversario principale, Bruce Willis, è invece invecchiato nel film come nella vita, porta una vistosa barba bianca, ma ancora vive nella convinzione di dover fare la cosa giusta. A rubare loro la scena, al solito, è l’istrionico Samuel Jackson, anche lui tornato nel ruolo di Elijah dopo diciannove anni (tra l’altro, il tempo passato tra la prima e l’ultima pellicola è lo stesso tempo che è trascorso nel mondo reale), magnetico come quando interpreta i suoi personaggi migliori, e questo si trova sicuramente ai primi posti.

Casey cerca di raggiungere Kevin… o uno dei tanti dentro di lui.

Glass non ha il budget di un film della Marvel o della DC, e neppure le loro visioni scenografiche. Il contesto è quello di un mondo assolutamente reale, e su questo Night gioca la sua carta: insinuare (tramite il lavoro della dottoressa Staple) il dubbio che sia tutta una finzione, che questi personaggi non siano assolutamente speciali, ma solo un po’ toccati. Argomenti del resto già affrontati, come detto, dagli autori di Marshal Law e nel monumentale romanzo grafico  Watchmen di Alan Moore, poi diventato un film diretto da Zack Snyder.

Questi dubbi assaliranno Casey e Joseph, il figlio di David (interpretato da Spencer  Treat Clark lo stesso attore che da bambino interpretò la stessa parte in Unbreakable), che arriveranno a dubitare delle loro stesse convinzioni su ciò che è davvero reale.

Joseph Dunn nel negozio di fumetti

Contesto reale, quindi, e reazioni dei personaggi realistiche (almeno come ambizione), mentre i dialoghi spesso partono per la tangente, risultando in alcuni momenti piuttosto improbabili. Questo indebolisce parzialmente la struttura del film, che poggia il suo asse proprio sul sottile filo che separa la realtà dalla fantasia, la lucidità dalla follia. Tutto sommato peccati veniali, alla fine l’impianto regge e sorprende come nelle opere migliori di Night.    

Glass va visto dalla prospettiva giusta, dagli angoli di visione che offre. Non è un film di supereroi, quindi non ne ha la tipica grandeur o gli effetti speciali che  stordiscono. E’ un film che indaga sulla psiche degli eroi, sulle manie di grandezza degli stessi, sulla loro volontà di essere diversi e accettati. Ed è un thriller di Night M. Shyamalan, con le sue contorsioni, i tempi dilatati e i chiaroscuri, che riportano la mente e il cuore dello spettatore alla vera essenza del Cinema.

PANORAMICA RECENSIONE

regia
soggetto e sceneggiatura
interpretazioni
emozioni
Alessandro Marangio
Alessandro Marangio
Critico cinematografico per la RCS, ho collaborato per anni con le più importarti testate giornalistiche, da Il Messaggero a La Stampa, come giornalista di cronaca, passando poi per Ciak, Nocturno, I Duellanti (Duel) di Gianni Canova, Cineforum e Segnocinema, come critico cinematografico.

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