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Old: recensione del nuovo film di M. Night Shyamalan

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In Old, nuovo film di M. Night Shyamalan, uscito al cinema il 21 luglio, ritroviamo uno dei soggetti più ricorrenti nel cinema di questo autore: quello di individui comuni che si ritrovano coinvolti per caso in eventi soprannaturali.

Old: trama

In questo nuovo lungometraggio, ispirato alla graphic novel francese Château de sable, questi individui comuni sono innanzitutto i personaggi interpretati da Vicky Krieps e Gael García Bernal e i loro figli, insieme ad altri due nuclei familiari che conosceremo nel corso del film. E l’evento soprannaturale che li coinvolge ha a che fare con il tempo e sarà l’origine di una serie di sequenze grottesche, disturbanti e talvolta orrorifiche che accompagneranno tutto il film.

Old: recensione del nuovo film di M. Night Shyamalan

Tempo e tensione

Il tempo in questo film di Shyamalan diventa un nemico, qualcosa da cui i protagonisti devono fuggire ma di cui continuano ad essere prigionieri. Come le ragazze prigioniere di Kewin Wendell Crumb (James McAvoy) in Split, anche i prigionieri di questa spiaggia paradisiaca in Old non possono fuggire nonostante ci provino di continuo.

In questo, Old è un film claustrofobico, capace di trasformare in una landa d’orrore anche una spiaggia tropicale come quella che vediamo sullo schermo; una spiaggia che nel corso del film si trasforma nel teatro di eventi terribili, di scene terrificanti in cui le certezze dei protagonisti crollano inesorabilmente. Non era facile rendere inquietante un luogo paradisiaco, illuminato per la maggior parte del tempo dalla luce del sole, un’impresa che può ricordare quello che ha fatto Ari Aster con Midsommar e in cui Shyamalan riesce a fare centro.

Eppure, nonostante l’idea di base sia interessante e nonostante l’abilità di Shyamalan di gestire la tensione, il film si rivela spesso molto confusionario. Da un lato la confusione e la concentrazione di numerosissimi eventi in poco tempo non è che il riflesso della confusione che provano i protagonisti stessi, tuttavia ciò impedisce allo spettatore di assimilare e di essere coinvolto fino in fondo da quanto avviene sullo schermo.

Old: recensione del nuovo film di M. Night Shyamalan

I limiti della scrittura

Chi conosce M. Night Shyamalan sa bene che questo regista ha sempre alternato opere considerate all’unanimità dei capolavori, a film detestati sia dalla critica che dal pubblico. Negli ultimi anni, con film come The Visit, Split e poi Glass (qui la nostra recensione) Shyamalan aveva ricominciato a riscuotere un grande consenso. È ancora presto per sapere se Old continuerà su questa via, ciò che però emerge dalla visione del film è che sul piano della scrittura la pellicola non brilli mai veramente.

Gli elementi in gioco sono forse troppi e talvolta, pur di riuscire a considerarli tutti, il film diventa eccessivamente didascalico. Ma se per tre quarti il film riesce comunque ad essere interessante per via della notevole posta in gioco, i problemi principali si concentrano nella parte finale del film, a partire dall’elemento che scatena la risoluzione, troppo semplicistico per essere il fattore decisivo alla svolta. Il finale – che per come è strutturato ricorda, con le dovute differenze, quello di Glass – toglie parte del fascino all’opera, ma soprattutto trasforma il film in qualcosa di molto più anonimo rispetto alle premesse iniziali.

Tutto ciò rende la scrittura il tallone d’Achille di Old, che d’altra parte è veramente notevole per quanto riguarda la regia.

La spettacolare regia di Shyamalan

L’affermazione di Shyamalan nel panorama internazionale passa anche attraverso la sua innegabile capacità di padroneggiare la macchina da presa, e qui lo dimostra in più occasioni. Assistiamo frequentemente a scene spettacolari per quanto riguarda la regia, per la capacità di Shyamalan di gestire gli spazi e di muoversi con la macchina da presa tra gli ambienti per svelarci le cose poco per volta. Il punto più alto è forse l’incredibile scena del parto, il momento in cui emerge di più l’abilità di questo autore di giocare col tempo e intrecciare quest’ultimo con la grande partitura di personaggi.

Ma anche nelle scene più banali, come può essere un dialogo tra moglie e marito, Shyamalan dà il meglio di sé, dimostrando di possedere quella che è l’abilità fondamentale di ogni regista, ovvero, banalmente, quella di saper raccontare tramite le immagini.

Old è quindi un film che con una scrittura migliore sarebbe potuto essere un’opera ancora più convincente, all’altezza anche degli ultimi film del regista – anche la scrittura di Glass tendeva alla confusione e al raccontare tanto in poco tempo, tuttavia il risultato finale era decisamente più efficace. Così resta un’opera che testimonia ancora una volta il talento di questo regista, ma che purtroppo non riesce ad andare molto oltre.

Old: cast

Gael García Bernal: Guy

Vicky Krieps: Prisca

Rufus Sewell: Charles

Ken Leung: Jarin

Nikki Amuka-Bird: Patricia

Abbey Lee: Chrystal

Kathleen Chalfant: Agnes

Aaron Pierre: Sedan

Old: trailer

PANORAMICA

regia
soggetto e sceneggiatura
interpretazioni
emozioni

SOMMARIO

Il nuovo film di M. Night Shyamalan è un film che delude per quanto riguarda la scrittura, ma la cui spettacolare regia riesce comunque a conquistare.

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