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Rocky, l’importanza di crederci sempre

L’iconico film che ha lanciato Sylvester Stallone è un inno alla resilienza e alla forza di rialzarsi in ogni situazione

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Siamo nel 1975, Sylvester Stallone è un giovane attore che per adesso ha recitato soltanto in piccoli ruoli, spesso neanche accreditati. L’uomo assiste a un match di pugilato tra il campione del mondo in carica Muhammad Ali e il quasi sconosciuto Chuck Wepner in cui il primo, nonostante tutti i pronostici a favore, riesce a vincere soltanto alla 15esima e ultima ripresa, andando più volte in difficoltà di fronte alla tenacia del secondo. Stallone rimane folgorato da questo incredibile evento sportivo e in soli tre giorni scrive una sceneggiatura che poi sarebbe divenuta leggendaria: nasce così Rocky, uno dei più grandi film sportivi della storia del cinema.

Il film, diretto da John G.Avildsen (che dirigerà anche un altro cult movie, ovvero The Karate Kid), otterrà ben 10 nomination agli Oscar con 3 statuette vinte (Miglior Film, Miglior Regia, Miglior Montaggio), permettendo a Stallone di entrare nel ristretto club di chi è stato candidato contemporaneamente come miglior attore protagonista e miglior sceneggiatore.

Rocky

Rocky, la trama

Rocky Balboa (Sylvester Stallone) è un pugile italo-americano fallito di Philadelphia che per vivere riscuote i debiti di un piccolo boss locale. Per arrotondare ogni tanto partecipa ancora a qualche incontro di quarta categoria, ma ormai, alla soglia dei 30 anni, la sua carriera sembra essere destinata a non decollare mai. È inoltre innamorato di Adriana (Talia Shire), la timida e impacciata sorella del suo amico Paulie (Burt Young) che lavora come commessa in un negozio di animali che l’uomo frequenta ogni giorno.

Ma per chi sa attendere la vita spesso regala sorprese inaspettate e infatti Rocky viene scelto da Apollo Creed (Carl Weathers), il campione mondiale in carica dei pesi massimi, per un match in onore del Bicentenario della nascita degli Stati Uniti in cui metterà in palio il suo titolo.

Da qui in avanti Rocky si sottopone a un duro allenamento, supervisionato dal burbero Mickey (Burgess Meredith), proprietario della palestra dove l’italo-americano si allena ogni giorno, così da arrivare al match preparato nonostante ogni pronostico gli sia sfavorevole.

Questo primo film è il più intimo e riflessivo dell’intera saga, mostrandoci prima di tutto un protagonista antieroe conscio di tutti i suoi difetti. Rocky non è il classico cavaliere senza macchia nella sua armatura scintillante, ma bensì un uomo rozzo e cresciuto in un contesto sociale difficile, incapace di relazionarsi con le persone senza intimidirle.

Ed è questo uno dei grandi punti di forza dell’intero film, ovvero la capacità di mostrare un protagonista fallace, imperfetto, un perdente (proprio come lo stesso Stallone in quel periodo) in cui il pubblico potesse rivedersi, regalandogli poi la possibilità di redimersi.

Un film iconico

In un certo senso possiamo definire Rocky come una sorta di piccolo miracolo: il film aveva un budget risicatissimo per gli standard hollywoodiani (poco più di un milione di dollari a fronte poi di un incasso di 225 milioni), con Stallone protagonista nonostante l’ostracismo in tal senso di buona parte delle produzioni a cui aveva presentato la sceneggiatura, girato in soli 28 giorni con scene improvvisate ed errori di ogni tipo (è famosa la scena in cui Rocky fa presente all’organizzatore che il cartellone con la sua immagine è sbagliata: questo è stato un errore della scenografia, ma a causa del poco tempo e dello scarso budget era impossibile cambiarlo tanto che Stallone si dovette inventare questa “toppa” divenuta poi iconica).

Inoltre il film è pieno zeppo di scene divenute ormai cult, entrate di prepotenza nell’immaginario collettivo anche di chi non ha mai visto il film. Per citarne due, probabilmente le più famose, sono ormai storia la corsa di Rocky su per le scalinate di fronte al Philadelphia Museum of Art sulle note della colonna sonora di Bill Conti, o il finale del film con un Rocky stremato che chiama a gran voce il suo amore Adriana.

Proprio per questa sua natura così riconoscibile, ai limiti del miracoloso, e per i temi trattati, Rocky è stato anche d’ispirazione per tutta una serie di grandi autori e film successivi tra i quali possiamo annoverare capolavori come Toro Scatenato, Million Dollar Baby, The Wrestler.

Rocky

Rocky, la forza di rialzarsi

Rocky è un personaggio molto più complesso di quanto potrebbe sembrare all’apparenza: un uomo semplice, cresciuto nei bassifondi di Philadelphia, abituato alla vita da strada, ma con un animo gentile e con una grande voglia di redenzione. Nonostante dimostri di essere soddisfatto della sua vita, in realtà sogna un futuro diverso in cui le persone si accorgano di lui e nel quale non sia costretto ad affidarsi al crimine per vivere.

Ama una donna che all’apparenza è il suo esatto opposto: timida, impacciata, misurata, Adriana è in realtà un personaggio molto simile al protagonista in quanto i due sono imperfetti in tutto e per tutto, ed è proprio per questo se il pubblico è riuscito a immedesimarsi così bene anche nella loro goffa storia d’amore.

Ma Rocky Balboa è ancora qualcosa di più. L’uomo rappresenta “il sogno americano” (facendone di fatto un simbolo politico), ma non lo fa in maniera macchiettistica o melensamente patriottica, bensì si fa araldo di tutte quelle persone che nella vita si trovano in un momento di stallo, risucchiate da problemi e preoccupazioni, proprio come lo stesso Stallone all’epoca della realizzazione del film. E come lui, Rocky ci dimostra che è sempre possibile rialzarsi, che se si sa aspettare e ci si rifiuta di mollare, la vita prima o poi ci offre un’occasione di redenzione, che non è tanto importante la vittoria, quanto la possibilità di dimostrare a tutti e quindi e a sé stessi, di potercela fare.

Rocky

Conclusioni

“Perché boxi?”

“Perché non so né cantare, né ballare”

Questo scambio di battute tra Rocky e Adriana rappresenta perfettamente l’intero spirito del film e il motivo per cui Stallone ha continuato a crederci sempre. Ci sono cose nella vita che non hanno senso, ma che ci appaiono limpide e chiare sin dal principio: Rocky era destinato a combattere, come Stallone a recitare, e nonostante ogni condizione avversa entrambi hanno continuato a provarci fino a quando non ci sono riusciti.

Rocky è un film potente, emozionante, capace di catturare chiunque si fermi per più di qualche secondo a guardarlo. Perché in un cinema di eroi e supereroi, nonostante il fisico scultoreo e lo sguardo da duro, Rocky Balboa è un uomo normale, costretto a convivere con tutte le sue fragilità e ad affrontare la vita così come viene. Questa sua “semplicità” è stata la chiave di volta di un successo planetario incredibile: perché, in fondo, quando la vita si mette di traverso, quando le cose non vanno come speravamo, quando siamo costretti a resistere a ogni avversità, ci sentiamo tutti un po’ Rocky, costretti a resistere sui nostri personali ring, sì barcollanti, ma ancora in piedi.

E questo è il più grande insegnamento di Rocky: mai arrendersi.

PANORAMICA

Regia
Soggetto e Sceneggiatura
Interpretazione
Emozioni

SOMMARIO

Rocky, il capostipite della fortunatissima saga con Sylvester Stallone, è un film potentissimo, capace di catturare il pubblico con le sue tematiche e col carisma magnetico del suo protagonista. Rocky è un inno al rialzarsi sempre e alla resilienza, accompagnato dalle incredibili musiche di Bill Conti e da scene iconiche che ancora oggi vivono limpide nel nostro immaginario collettivo.
Redazione
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