Uscito questa settimana su Netflix, Raccontami di un giorno perfetto è l’adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo del genere Young Adult della scrittrice Jennifer Niven, qui anche co-sceneggiatrice. In originale intitolato All the bright places, Raccontami di un giorno perfetto è un film che affronta le tematiche della salute mentale nel turbolento periodo della tarda adolescenza. Negli ultimi anni c’è stata una proliferazione di film adolescenziali che trattano temi spinosi, come i disturbi alimentari (Fino all’osso), le violenze sessuali (la serie 13), e la morte.
Sicuramente però Noi siamo infinito e Colpa delle stelle sono i più famosi esempi di adattamenti cinematografici da romanzi che ritraggono l’angst dell’adolescenza. Con angst si intende quel sentimento di angoscia, paura e rabbia che caratterizza i turbamenti dell’animo di una fascia così delicata come quella della primissima età adulta. I romanzi drammatici a target giovanile però sono sempre esistiti, basti citare il celeberrimo Nicholas Sparks, i cui romanzi sono diventati un marchio di fabbrica: storie d’amore coinvolgenti con finale strappalacrime. E quindi i successivi adattamenti cinematografici tra cui I passi dell’amore, Dear John, e ovviamente Le pagine della nostra vita. Il genere però ha giovato del passare degli anni, e ora si hanno storie più fresche e più crude, che hanno però allo stesso tempo creato un loro personale genere e quindi una loro convenzionalità.
La trama è infatti prevedibile. La schiva Violet (Elle Fanning, sorella di Dakota) viene approcciata dall’outcast Finch (Justice Smith), che viene chiamato da tutti “lo schizzato”. Lei ha appena subito un lutto e ha paura ad aprirsi agli altri e al mondo. Lui non si perde d’animo, e con la sua positività le fa scoprire la bellezza della vita attraverso piccoli tesori nascosti del paesaggio dell’Indiana. I due giovani si innamorano ma la tragedia è in agguato.
La struttura è classica in ogni suo punto: dall’inevitabile innamoramento fino al “plot twist” finale. Per quanto convenzionale, però, mantiene sempre la sua attrattiva, la stessa che porta gli spettatori a ritornare. Infatti, l’elemento caratteristico di ognuno di questi romanzi e relativi film non è tanto la struttura, quanto la caratterizzazione del contesto e dei personaggi. I punti salienti infatti sono sempre il set-up e il finale. Ciò che c’è in mezzo ha sempre lo stesso decorso narrativo. Sono le caratteristiche dei personaggi, e soprattutto i piccoli dettagli usati per descriverli, a fare la differenza. Tutti i personaggi degli Young Adult hanno qualcosa che li differenza dagli altri, e gli autori usano dei particolari oggetti, o manie, come sineddoche dei conflitti interiori dei protagonisti. In questo caso, i post-it di Finch e il suo mantra “Stay Awake”. Fungono insomma da punta dell’iceberg per esplorare le spesso indefinibili turbolenze dell’animo adolescenziale. E funzionano.
Funzionano perché permettono di parlare di tematiche forti, come malattia mentale, depressione, suicidio, lutto, in un modo molto accessibile soprattutto ai giovani, che si riconoscono in questi personaggi e nei loro dettagli. Per quanto infatti da un punto di vista puramente cinematografico siano film non particolarmente degni di nota, hanno sicuramente una valenza sociale ed emotiva importante, che non va sottovalutata. Riescono infatti a sdoganare molti tabù che gli adolescenti e i giovani adulti ancora oggi hanno, sulla salute mentale, e sulla richiesta di aiuto. E questo è un segno dei tempi, che distingue, in meglio, questi ultimi esempi del genere dai primi tentativi alla Nicholas Sparks. Infatti, non romanticizzano l’esperienza negativa in quanto baluardo di ribellione, come per esempio l’iconico Gioventù bruciata. Non rappresentano una generazione perduta perché non capita. Sembrano avere invece l’esigenza di informare e educare, mantenendo comunque l’impostazione drammaturgica.
Insomma, Raccontami di un giorno perfetto ha un target preciso, ma lo colpisce nel segno. Per tutte le altre fasce di pubblico: si fa guardare. Regia pulita, attori in parte, musica ricercata e fuori dal tempo, che sembra essere l’abbinamento più popolare per i film di questo genere. Il titolo originale ha una doppia valenza: si riferisce ai luoghi nascosti e “luminosi”, come dei piccoli tesori, che i protagonisti esplorano, ma anche ai luoghi interiori, e quindi alle positive disposizioni d’animo.
Ha molte somiglianze con Keith, film del 2008 con Jesse Mccartney e Elizabeth Harnois, che passò inosservato quando uscì ma sarebbe da recuperare per gli amanti del genere.
Voto Autore [usr 2,0]