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Premi Oscar, l’Italia nella storia degli Academy Awards

Dopo la scelta di Nostalgia di Mario Martone come rappresentante italiano agli Oscar 2023, facciamo una panoramica della storia del cinema italiano agli Academy Awards.

Premi Oscar, un po’ di storia italiana

Dopo l’annuncio da parte dell’ANICA che sarà Nostalgia di Mario Martone a rappresentare il nostro paese agli Oscar 2023 è legittimo chiedersi se se sia stata o meno la scelta giusta. Inoltre, si fa il paragone anche involontariamente su quali film, negli anni precedenti, si trovavano al suo posto. Ciò innesca una riflessione sullo stato di salute del nostro cinema rispetto a quello di altri paesi. C’è stato un tempo in cui il cinema italiano era assoluto protagonista dei Premi Oscar. In realtà è proprio grazie all’Italia che l’Academy decise di istituire il premio al Miglior Film Internazionale, ma all’epoca, tra il 1948 e il 1956, era ancora definito Oscar speciale. A vincerlo per primo fu Sciuscià di Vittorio De Sica nel 1948. Due anni dopo, nel 1950, il regista fece il bis con Ladri di biciclette. De Sica ne vinse altri due: nel 1965 per Ieri, oggi e domani e nel 1972 per Il giardino dei Finzi-Contini. Altro grande, grandissimo nome che nei decenni scorsi ha dominato Hollywood col suo cinema è il maestro Federico Fellini. Anche per lui quattro Premi Oscar (più uno alla carriera). I primi due consecutivi, nel 1957 e nel 1958, rispettivamente per La strada e Le notti di Cabiria a cui seguirono nel 1964 e nel 1975 Amarcord. Al di là di questi due nomi ricorrenti, facciamo una panoramica generale dei film italiani che hanno raggiunto Hollywood o sono almeno riusciti ad arrivare alle sue porte.

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Premi Oscar, una storia di alti e bassi italiani

Dare uno sguardo generale ai film italiani arrivati agli Oscar è utile anche per segnare titoli la cui visione merita d’essere recuperata. Partiamo quindi da I soliti ignoti e La grande guerra di Monicelli, entrambi candidati ma non vincitori, rispettivamente nel 1959 e nel 1960. Stesso discorso per Kapò e La battaglia di Algeri di Gillo Pontecorvo che riuscirono ad entrare nella cinquina rispettivamente nel 1961 e nel 1967, ma non vinsero. Immancabile in questa carrellata il vincitore dell’edizione 1971, Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto di Elio Petri. Presenza importante anche quella di Ettore Scola. Quest’ultimo riuscì ad arrivare tra i primi cinque a contendersi l’ambita statuetta grazie a Una giornata particolare nel 1978 e La famiglia nel 1988. Negli anni ’80 comunque nessun film italiano riesce ad emergere e solo nel successivo decennio il cinema italiano sembra uscire dalla crisi. Abbiamo la vittoria di Mediterraneo di Gabriele Salvatores nel 1992 e due anni prima quella di Nuovo Cinema Paradiso di Giuseppe Tornatore. Il regista siciliano, inoltre, arriva a sfiorare per la seconda volta la statuetta con L’uomo delle stelle nel 1996. Naturalmente non dimentichiamo il 1999, l’anno de La vita è bella di Roberto Benigni, eppure la nostra presenza comincia a vacillare. Che fosse già un sintomo della decadenza del cinema italiano di cui oggi si parla tanto?

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Il nuovo millennio

Dal 2000 ad oggi soltanto due film italiani riescono ad arrivare alla cinquina finale dell’Oscar al Miglior Film Internazionale (allora chiamato Oscar al Miglior Film Straniero) non vincendo. Stiamo parlando de La bestia nel cuore di Cristina Comencini nel 2006 e proprio quest’anno Paolo Sorrentino con il suo E’ stata la mano di Dio. Proprio Sorrentino bisogna ringraziare per aver portato in Italia l’unica statuetta del millennio, almeno al momento, con La grande bellezza nel 2014. Grandi nomi contemporanei sono stati scelti per rappresentare l’Italia in questi anni, basti pensare a Matteo Garrone, Paolo Virzì, Marco Bellocchio o Gianfranco Rosi. Nessuno dei film di questi registi è riuscito ad arrivare ad Hollywood e viene da chiedersi perché. Il nostro cinema ha perso qualcosa? O sono le cinematografie degli altri paesi ad aver fatto un salto di qualità in più? Qual è la vostra opinione a riguardo?

Considerazioni finali

I film scelti in questi anni dall’ANICA per rappresentare l’Italia ai Premi Oscar erano validi, forse non sempre i migliori, ma sicuramente validi. Per citarne solo alcuni: Il capitale umano di Paolo Virzì, Gomorra e Dogman di Matteo Garrone, Non essere cattivo del compianto Claudio Caligari e Il traditore di Marco Bellocchio. Nessuno di questi, se ci pensiamo bene, ha in sé quel germe di “italianità” derivato dal Neorealismo e quegli stereotipi che piacciono tanto agli americani. Questo è il motivo per cui nel 2014 Sorrentino vinse, perché ricordava Fellini, ricordava il nostro cinema del passato che tanto scalpore e successo ebbe a Hollywood. Sapremo tra qualche mese se il film di Mario Martone riuscirà ad entrare nella shortlist dei quindici finalisti. Tra quei quindici in un secondo momento l’Academy sceglierà i cinque film che concorreranno per la statuetta. Qualora Nostalgia dovesse superare la prima selezione l’appuntamento è a fine gennaio quando verranno annunciate le nomination e sapremo se l’Italia potrà concorrere ancora una volta per l’ambiziosa statuetta.

Tiziana Panettieri
Tiziana Panettieri
E’ un amore di lunga data quello tra me e il cinema, cominciato con cult come Halloween, IT e L’Esorcista e alimentato negli anni con il meglio dell’horror e del cinema di genere. Ammetto, però, d’aver subìto il fascino del cinema asiatico, mediorientale e sudamericano. Sono onnivora, non mi precludo nulla senza aver prima provato.

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