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Il dottor Stranamore: ovvero come ho imparato a non preoccuparmi e ad amare la bomba

Una fantacommedia nera sull'apocalisse nucleare diretta da Stanley Kubrick che firma uno dei suoi capolavori grazie ad uno straordinario Peter Sellers che, in tre ruoli diversi, scatena la temutissima "macchina di fine mondo"

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La leggenda narra che ci volle più tempo per scegliere il titolo da affiancare alla pellicola che realizzare l’intero lungometraggio. Non c’è da stupirsi per i fan di Stanley Kubrick che, come già sanno, è stato uno dei pochi cineasti altamente attento ad ogni tipo di dettaglio a tal punto da sfiorare il maniacale. Come sia andata in realtà la storia è difficile saperlo ma possiamo affermare, a distanza di 58 anni, che Il dottor Stranamore: ovvero come ho imparato a non preoccuparmi e ad amare la bomba (Dr. Strangelove or: How I Learned to Stop Worrying and Love the Bomb) è uno dei titoli più efficaci della storia del cinema, anche se sarà ricordato più semplicemente come Il dottor Stranamore. Sarà per la sua ambiguità o per la sua infinita lunghezza, ma la scelta ultima del cineasta è risultata vincente.

Il dottor stranamore
Il colonnello Lionel Mandrake

Il dottor Stranamore la narrazione circolare

All’incipit della pellicola in bianco e nero, distribuita nel lontano 1964, la macchina da presa sofferma la sua attenzione in un aeroporto, luogo di arrivi e di partenze che ricorda il secondo lungometraggio di Stanley Kubrick Killer’s kiss (1955). In quest’ultimo, la narrazione circolare, comincia e finisce nello stesso luogo, una stazione ferroviaria, in cui il protagonista ha la possibilità di incontrare nuove persone, di partire e cambiare la sua vita o di lasciare esattamente tutto com’è restando fermo e scegliendo di non salire sul treno.

Ma, mentre in Killer’s kiss si presuppone che l’intera vicenda sia un sogno febbrile di uno dei due protagonisti,  ne Il dottor Stranamore l’incubo del possibile scoppio della terza guerra mondiale coincide con la realtà.

Lo stesso sentimento di insicurezza e disagio, inscenato dal protagonista della seconda pellicola, vagheggia nei personaggi de Il dottor Stranamore che tentano di muoversi pur restando fermi al punto d’origine. Lo svolgersi degli eventi viene caratterizzato da questo finto movimento che si costruisce all’interno della visione dello spettatore ma non viene mai codificato in immagini esplicative.

Il dottor stranamore
Peter Sellers è Il dottor Stranamore…e non solo

Il dottor Stranamore la macchina da presa usata per identificare i personaggi

I piani fissi utilizzati dal cineasta ne sono un esempio portante. Nella maggior parte delle scene Kubrick privilegia inquadrature statiche a discapito dei movimenti di macchina, che a loro volta vengono riservati solamente nelle inquadrature ultraterrene. A godere principalmente di questo trattamento estetico è il generale Ripper, colui che organizza un’offensiva contro l’Unione Sovietica  mandando alla gogna decine di migliaia di militari americani.

Kubrick ha sfruttato la macchina da presa per differenziare ogni personaggio dagli altri, nel caso specifico di Ripper i primi piani fissi vanno a sottolineare la sua fermezza, i suoi ideali ben saldi e la sua sicurezza. Tutti elementi che nel corso della narrazione si rivelano fallaci, in grado di gettare la maschera costantemente indossata da Ripper nel momento in cui viene rivelato il suo piano macabro e doppiogiochista. Infatti Jack D. Ripper, nome per esteso del generale, nella lingua inglese è un riferimento all’assassino di fine Ottocento  Jack lo squartatore (Jack the ripper).

Il Pentagono

Ma prima ancora che il gioco di Ripper venga svelato, Kubrick mostra un cartello appena fuori all’aeroporto che dice “Peace is our Profession” beffeggiando il personaggio negativo, che a sua volta viene deriso anche dallo spettatore. L’unico a possedere la freddezza necessaria per prendere le giuste decisioni è il dottor Stranamore, uno scienziato ex nazista naturalizzato americano e direttore dello sviluppo delle armi nucleari, che si rivela solamente a metà della pellicola.

Pronto? … Eh-eh… pro… pronto, Dimitri? Dimitri, non sento molto bene. Ti dispiacerebbe abbassare un po’ il giradischi? Adesso è molto meglio, sì. Eh… Sì, sì, bene. Ti sento alla perfezione, Dimitri. La voce mi arriva chiara e senza il minimo disturbo. Anch’io non sono disturbato, vero? Bene, bene… Allora vuol dire che né io né te siamo disturbati.

Il presidente Merkin Muffley parlando al telefono con l’ambasciatore sovietico Dimitri Kisov

Il dottor Stranamore recensione

Il dottor Stranamore esordisce distruggendo tutte le ipotesi avallate dal presidente Muffley (interpretato dallo stesso attore, Peter Sellers che, aggiungendo anche il ruolo del colonnello Mandrake, veste i panni di tre personaggi differenti in un’unica pellicola). Il protagonista Stranamore, diviso tra la sua madre patria e la sua nuova terra, protrae la sua scissione interiore nel fisico, consumato e debole, che traina una parte morta (o abbandonata).

L’impossibilità di camminare e di muovere il braccio destro rendono il dottor Strananore in contrasto con la sua doppia essenza. La metà ancora nazista che alberga nella sua anima viene sommersa dal pensiero ma, quando la razionalità abbassa le sue difese, il nazista represso riaffiora. Lo scienziato non riesce a controllare più il suo corpo, i suoi pensieri e soprattutto le sue parole (che invocano all’impazzata il fuhrer), sprigionando la parte più satirica della pellicola.

Il dottor stranamore
Sterling Hayden nel ruolo del generale psicopatico Jack D. Ripper

Per quanto possano essere diversi, i personaggi interpretati da Peter Sellers riportano tutti un elemento in comune, gli occhiali da vista. Come veniva accennato nella parte iniziale, Kubrick non lascia mai niente al caso, e la comunione estetica è legata al potere visivo dei personaggi. In sostanza sono gli unici che scrutano e vedono meglio, a differenza degli altri che si rivelano più preoccupati dalla loro vita privata (come il generale inglese chiamato dalla sua segretaria/amante nel bel mezzo della conferenza).
I tre uomini che presi singolarmente, non hanno una forte personalità – tranne Stranamore – formano una squadra indissolubile: capeggiata da un mandante (il dottor Stranamore), supervisionata dal mandato (il presidente Merkin Muffley) e messa in atto dall’esecutore (il colonnello Lionel Mandrake).

Il presidente Merkin Muffley

La critica mossa da Kubrick, sull’inadeguatezza dell’uomo, viene manifestata attraverso la poca comunicabilità tra i personaggi, che sono costretti a prendere delle decisioni importanti attraverso una cornetta telefonica.

La tecnologia, vista secondo la prospettiva del regista, ha sminuito il potere decisionale, l’evoluzione infatti, non fa altro che ostacolare la parola rendendo gli uomini impotenti sotto ogni punto di vista (i riferimenti sessuali che Kubrick sottointende sono fortemente ironici, non privi però di un forte critica sociale).

Il dottor stranamore
Uno dei momenti più esilaranti della pellicola: il generale Kong cavalca la guerra sopra una bomba sganciata da un B-52

Tralasciando per un momento la regia, l’interpretazione, il significato occulto, a rendere Il dottor Stranamore: ovvero, come ho imparato a non preoccuparmi e ad amare la bomba un’opera senza tempo sono le musiche di Lauri Johnson, irrisorie e scostanti, e le scenografie di Ken Adam, geometriche e minimaliste – come l’interno del Pentagono – che suggestionano ed inquietano per la predominanza dell’oscurità a discapito della luce.

Il dottor Stranamore è un’opera senza tempo, un lascito che Stanley Kubrick ha lasciato ad intere generazione di cineasti e a milioni di appassionati spettatori, non trascurando mai l’arte della regia, del contrasto tra luci e personaggi, del montaggio, della sceneggiatura scritta con dovizia di particolari ma anche improvvisata, lasciando trainare il film da un talentuoso Peter Sellers, regalando a tutti noi un capolavoro, ancora oggi, studiato e osannato da molti aspiranti registi.

PANORAMICA

regia
soggetto e sceneggiatura
interpretazioni
emozioni
Alessandro Marangio
Alessandro Marangio
Critico cinematografico per la RCS, ho collaborato per anni con le più importarti testate giornalistiche, da Il Messaggero a La Stampa, come giornalista di cronaca, passando poi per Ciak, Nocturno, I Duellanti (Duel) di Gianni Canova, Cineforum e Segnocinema, come critico cinematografico.

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