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Matthias & Maxime

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Matthias & Maxime è un film del 2019 del regista canadese Xavier Dolan. Produzione che segue il tanto discusso La mia vita con John F. Donovan, primo film americano del regista, atteso con un grande carico di aspettative, forse un po’ troppo alte per poter essere veramente soddisfatte appieno. Matthias & Maxime è arrivato in Italia solo nel 2020, ma con già le candidature alla Palma d’oro e alla Queer Palm per il Festival di Cannes 2019.

Matthias & Maxime

Con questo lungometraggio, Dolan cerca però di tornare a un linguaggio che probabilmente, gli appartiene maggiormente, dallo sviluppo della trama, alle scelte stilistiche più visive che accompagnano e definiscono l’opera. Torna nei territori che hanno delineato l’immagine cinematografica che si è costruito e che l’ha aiutato a crescere. La grana della pellicola riprende un po’ più di spazio, insieme ai colori tenui, in un’atmosfera in questo caso, anni ‘90. Una produzione più piccola della precedente, ma decisamente più potente.

Matthias & Maxime

Ritornano tutte le tematiche più tipiche del regista, a partire dalla figura della madre (Anne Dorval), che nell’immaginario dolaniano non è mai un personaggio semplice. Protagonista di una vita problematica, qui gremita di vizi logoranti non solo per lei stessa, ma anche per chi gli sta intorno, in questo caso Maxime (lo stesso Xavier Dolan). Una figura in quest’occasione però molto “debole”, difficilmente accostabile per esempio, alla tenacia che caratterizza la figura della madre in Mommy del 2014. L’appoggio della figura materna, emerge, come spesso avviene, in quella di un’altra persona fuori dalla famiglia, in questo caso, la madre di Matthias. È quasi del tutto assente la figura paterna, che in realtà non emerge quasi mai nei suoi lavori ed eventualmente, solo in maniera marginale.

Matthias & Maxime

Il film, prima di tutto, racconta di una profonda e lunga amicizia di un gruppo di amici e in particolar modo dei due ragazzi. Maxime è prossimo alla partenza per l’Australia, alla ricerca di una vita migliore, per fare tabula rasa sul passato e ricostruirsi da zero. Il gruppo di amici, si ritrova nella casa di Rivette sul lago, uno dei ragazzi del gruppo. Condividono la permanenza con la sorella dello stesso e con un suo compagno della scuola di cinema, per la quale i due devono svolgere un corto come esercizio. La sorella minore e l’amico rappresentano una generazione social, globalizzata e a cui “non piace definirsi” secondo le classificazioni più canoniche. Nel lavoro, vengono così coinvolti Matthias e Maxime, ma solo dopo aver accettato, emergerà che la scena da girare è la scena di un bacio. Di fronte alla chiara difficoltà, la ragazza cerca di fare comprendere ai due il senso dell’esercizio, basato su riflessioni del non-binary. Rimarcando così la differenziazione generazionale tra lei stessa e le precedenti, caratteristica di una società dalla quale emerge un divario nella concezione della definizione della sessualità.

Matthias & Maxime

In seguito alla breve esperienza, accade qualcosa però, che innesca un meccanismo introspettivo complesso in Matthias e che stimola le certezze velate e non ancora emerse in Maxime. Matthias, vive una vita che è all’opposto del migliore amico: ha un buon lavoro con una carriera avviata, una madre comprensiva e una fidanzata con cui condivide le giornate, un po’ il cliché della vita perfetta per una società più tradizionalista. Struttura entro la quale un cambio radicale delle proprie sensazioni ed emozioni, dell’emergere di un sé differente da quello che si è costruito fino a questo punto della vita, spaventa. Il film racconta sicuramente di valori come amicizia e amore, ma non solo. Entrano in gioco la scoperta e la crescita del sé, la ricerca della propria posizione in un mondo che sembra, agli occhi di chi cambia, ma forse non lo è, troppo rigido per la concezione di una sessualità come uno spettro flessibile.

Le differenze sociali, di cui parla la sorella di Rivette, nella “definizione” del sé, dove risiedono veramente? Si può alludere e riflettere certamente su una società potenzialmente claustrofobica, ma che è in costante mutamento. Nella scena della cena, dove viene mostrato il lavoro della ragazza, sembra però che la problematica risiede maggiormente nella paura di chi ne è protagonista, chi sta vivendo questo cambiamento. Chi osserva le immagini sullo schermo, persino la compagna di Matthias, commentano la visione solo con parole positive. Reazione che potrebbe rimarcare la vera comprensione della tematica trattata, ma non necessariamente.

Quello che è fondamentale però, in Matthias & Maxime, non è l’attrazione, come afferma lo stesso Dolan, poiché entrambi in qualche modo capiscono non essere il vero stimolo al cambiamento, ma l’amore in quanto tale. Situazione che complica maggiormente la confusione provata. Il problema effettivo quindi non risiede nella sessualità fisica probabilmente, ma come afferma il regista, che entrambi iniziano a pensarsi come “potenziali amanti”. Non si tratta solo di una questione materiale, nella definizione del sé. Nella loro vita, dov’è stato l’amore che stanno provando ora tutto d’un tratto?

Il gruppo di amici ricopre inoltre una parte estremamente fondamentale nel film, il concetto di “gruppo” e condivisione è uno degli elementi più importanti. Tanto che Dolan afferma, che in questo, il suo obiettivo era di “mostrare che il momento in cui si sentono maggiormente completi, è quando sono insieme”.

Un’ultima importante nota è per la colonna sonora di Jean-Michel Blais, premiata anche con il Disque d’Or d’honneur a Cannes. Nei film di Dolan le colonne sonore passano dal classico a brani più contemporanei e pop di artisti come Lana del Rey, Britney Spears e Tom Odell, scelte e cucite sulle immagini con grande precisione. Come afferma il compositore che ha affiancato il regista nel film “il contrasto musicale rende questi due estremi più potenti”.

PANORAMICA

regia
soggetto e sceneggiatura
interpretazioni
emozioni

SOMMARIO

Il film stimola la riflessione, è piacevole e ci mette di fronte alla nostra contemporaneità. Le note romantiche sono filtrate dalla drammaticità di immagini, che parlano di sentimenti di amicizia e di amore difficili da scrivere.
Davide Pirovano
Davide Pirovano
Mi piacciono le arti visive contemporanee e mi piace pensarle in un’ottica unificatrice. Non so mai scegliere, ma prediligo le immagini e storie di Gaspar Noé, David Fincher, Yorgos Lanthimos e Xavier Dolan.
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