Dopo il successo di Lo chiamavano Jeeg Robot e Freaks Out, Gabriele Mainetti torna alla regia con un action dramedy decisamente originale, La Città Proibita. Prodotto da Wildside e Piper Film, la pellicola sarà nelle sale cinematografiche il prossimo 13 Marzo.
La Città Probita – Trama
Cina, 1979. Una legge impedisce alle famiglie di avere più di un figlio ciascuna. Due genitori sfuggono a questo obbligo e mettono al mondo due bambine, Yun e Mei. Mei, la secondo genito, è tuttavia costretta a nascondersi per tutta la sua infanzia, per evitare di essere scoperti e puniti. Roma, anni ’90, Mei si ritrova nel quartiere multietnico Esquilino, all’interno del ristorante La Città Proibita. La donna sta cercando sua sorella, la quale si è recata in Italia ed è diventata una prostituta. Il destino di Mei si incrocerà con quello di Marcello, giovane cuoco in un ristorante rivale di cucina tradizionale romana, rimasto insieme alla madre Lorena a gestire il locale dopo la sparizione di suo padre Alfredo. Annibale, un amico fraterno di Alfredo, cerca di dare loro una mano, anche perché detesta il proprietario di La città proibita e i tentativi degli immigrati di diventare “padroni in casa sua”.
Il cast di La Città Proibita
Mainetti costruisce un film non solo tecnicamente ottimo, ma si avvale di un cast davvero formidabile, capace ed emozionante. Marco Giallini interpreta uno dei villain della pellicola, uno strozzino dai pensieri estremisti che terrorizza il quartiere. L’attore si destreggia ottimamente tra il lato comico e il lato violento e drammatico del personaggio. Sabrina Ferilli, invece, interpreta Lorella, madre di Marcello, una donna semplice che ha subito tanto nella vita, ma che non sembra essersi lasciata scalfire da ciò. Lorella riesce contemporaneamente a divertire e commuovere. Luca Zingaretti è Alfredo, il padre di Marcello scomparso di punto in bianco senza lasciare traccia. La protagonista, Mei, è interpretata da una splendida Yaxi Liu, forte, coraggiosa e meravigliosa, vederla combattere ricorda una danza armoniosa. Enrico Borello, infine, è Marcello, simpatico e dal cuore d’oro.
Il kung-fu arriva in Italia
Gabriele Mainetti è sempre stato un regista che ha saputo differenziarsi dal panorama classico italiano. Lo aveva già fatto con Lo chiamavano Jeeg Robot e Freaks Out. Con La Città Proibita, invece, il kung-fu arriva in Italia e, più in particolare, nella Città Eterna. Roma non fa solo da sfondo alla vicenda, ma diventa quasi un’altra protagonista della storia. Il regista intreccia la storia nostrana con la cultura e la tradizione cinese. La pellicola si apre proprio in Cina, dove fin dalla prima inquadratura lo spettatore capisce che il kung-fu sarà parte integrante della vicenda. Yaxi Liu dimostra di essere un’eroina a tutti gli effetti, forte e coraggiosa e pronta a tutto per salvare sua sorella. La fotografia rispecchia gli aspetti più problematici e meschini della città, con colori stantii che riprendono il giallo, il rosso e il verde.
Uno degli aspetti più significativi di La Città Proibita è sicuramente quello tecnico. Il montaggio rapido e ben cadenzato dona vitalità e dinamismo alle scene, soprattutto per quanto riguarda quelle specifiche action. Proprio in questo contesto Mainetti utilizza delle riprese svolte con Steadycam che donano dinamismo e stabilità alle scene d’azione. I combattimenti ricordano delle danze, scattanti e ritmati, dove lo sguardo dello spettatore rimane inevitabilmente incollato allo schermo. Tutto è coreografato con precisione ed è questo che distingue Mainetti nel panorama classico italiano. Un regista che cerca sempre di emergere, cercando di portare originalità e innovazione al cinema. Non mancano, infine, anche scene forti, che si avvicinano allo splatter, senza paura di osare.
La Città Proibita: oltre l’action movie
Non solo un adrenalinico action movie, La Città Proibita rappresenta qualcosa di molto più profondo e sottolinea un messaggio decisamente importante e contemporaneo. Con la scelta di ambientare la storia in un quartiere multietnico, il regista esprime fin da subito le sue intenzioni di critica socio-culturale. Questo principalmente per ciò che riguarda il villain Annibale, interpretato da Marco Giallini. Fin dalle prime scene il pubblico vede come egli sfrutta l’immigrato e, in generale, il più debole, senza mai nascondere il suo concetto di “tornate a casa vostra”. Questo leitmotiv di pensiero percorre tutta la pellicola, esprimendo una situazione fin troppo reale e contemporanea. Il problema dell’immigrazione e il problema dell’estremizzazione legato all’intolleranza affliggono la società, in un contesto di difficoltà economica.
La Città Proibita dipinge una società malata e corrotta, dove per sopravvivere è necessario lottare. La protagonista, però, rispetto a molta narrazione comune, si salva da sola. Non ha bisogno di un uomo che la metta al sicuro, se pur Marcello sia un aiuto fondamentale. Qui è Mei ad essere l’eroina, colei che combatte coraggiosamente e senza paura alcuna, mentre la controparte maschile risulta a tratti quasi goffa e ingenua. Un concetto estremamente importante, soprattutto per il momento storico che il mondo intero sta vivendo e che vede la donna spesso unicamente come la donzella da salvare. Questo vuole la tradizione narrativa, ma negli ultimi anni il concetto sta rapidamente cambiando. La Città Proibita lo sottolinea e lo rafforza, in un contesto adrenalinico ed esteticamente affascinante.
Conclusioni
La Città Proibita è un altra ottima pellicola diretta da Gabriele Mainetti, che affronta una storia complessa tra tradizione e cultura cinese e un’ambientazione italiana meschina e problematica. Dal punto di vista tecnico il regista sfrutta la fluidità dei movimenti e una fotografia ben congegnata per costruire una messa in scena meravigliosa. Il montaggio rapido e ben cadenzato contribuisce a dare ritmo all’azione.