HomeRecensioni FilmBlink Twice: il debutto (inaspettato) di Zoë Kravitz 

Blink Twice: il debutto (inaspettato) di Zoë Kravitz 

Blink Twice (2024), diretto da Zoë Isabella Kravitz, figlia d’arte del musicista Lenny Kravitz e dell’attrice Lisa Bonet, rappresenta il suo debutto alla regia. La Kravitz ha da prima collezionato negli anni numerosi ruoli importanti in tante Serie TV e film di spicco, poi si è fatta un nome a prescindere dai suoi illustri natali.

Ha lavorato a prodotti notevoli come Big Little Lies della HBO, Mad Max: Fury Road e Divergent, per poi dare un saggio di magnetismo e sensualità nei panni succinti di Catwoman nel The Batman di Matt Reeves. Per questo ruolo, Zoë Kravitz si è anche guadagnata il plauso del pubblico e dei critici.

La ragazza ha l’argento vivo addosso, si vede. Nondimeno, sentiva la mancanza di un ulteriore canale comunicativo per sprigionare la propria creatività. Così è nato Blink Twice. Decisa più che mai a sperimentare nuove forme espressive, Zoë Kravitz ha deciso d’intraprendere questo percorso inedito, ma che le ha permesso di mettersi finalmente in gioco.

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Questa volta, dalla parte opposta della cinepresa. Blink Twice rappresenta infatti il primo tentativo della giovane attrice di sondare le dinamiche psicologiche dei characters da un punto di vista differente, analizzandole con uno spirito che non è più legato alla mimèsi, bensì alla creazione dei contenuti visivi. Qui è lei che decide la storia da narrare e in che modalità renderla sullo schermo. Sarà riuscita nell’intento? Scopriamolo.

Blink Twice

Blink Twice – Trama

Blink Twice, come anticipato, segna il debutto alla regia di Zoë Kravitz, ed è stato scritto a quattro mani con E.T. Feigenbaum. Il film narra la storia di Frida (Naomi Ackie), una cameriera di Los Angeles che, durante una serata di gala, fa la conoscenza di Slater King (Channing Tatum), affascinante fondatore e CEO della King-Tech.

Il carismatico magnate della tecnologia sembra aver avuto tutto dalla vita, sebbene porti il peso di un passato burrascoso. Sedotta sin da subito dal potere ammaliatore dell’imprenditore, Frida accetta il suo invito a trascorrere una vacanza sulla sua isola privata, assieme alla sua amica Jess (Alia Shawkat). Dapprima l’isola si rivela un luogo incantevole e incontaminato, separato dal resto del mondo e immerso nella pace più completa.

Poco dopo, la calma e la tranquillità lasciano il posto a feste esclusive e intriganti, in cui è possibile lasciarsi andare senza inibizioni (anche con l’aiuto di qualche mescalina). Ben presto, però, Frida inizia a percepire una strana tensione nell’aria, come se aleggiasse qualcosa di non detto.

Gli ospiti dell’isola, un gruppo decisamente eterogeneo composto da alcuni amici di Slater, sembra nascondere qualcosa. Comportamenti equivoci, sguardi sfuggenti e silenzi carichi di significato iniziano ad insinuare il dubbio nella mente di Frida, che comincia a sospettare di tutto e tutti. Intenta a cercare di capire cosa stia succedendo, la giovane si accorgerà che quel paradiso idilliaco tanto desiderato in realtà è un luogo pieno di ambiguità, ove seguiranno inquietanti rivelazioni.

Blink Twice – Recensione

Blink Twice, sin dai primi frame, sembra giocare con le aspettative dello spettatore, costruendo una tensione palpabile che cresce gradualmente fino a raggiungere un climax inquietante.

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L’andamento si muove agilmente tra atmosfere patinate e inquietudini sotterranee, ricordando a tratti il cinema di Roman Polanski (L’inquilino del terzo piano), specialmente per la capacità della regista di creare un senso di paranoia crescente in un ambiente apparentemente elegiaco. Se qualcosa sembra troppo bello per essere vero, molto probabilmente non lo è.

L’isola di Slater King diventa quindi un microcosmo intriso di dinamiche di potere, spesso distorte, dove il lusso sfrenato e il piacere spasmodico hanno, purtroppo, un prezzo. La regia della Kravitz appare geometrica e potente, oltre che attenta ai dettagli. Ciò si evince in primis dalla fotografia, che alterna colori vivaci a tonalità più cupe. Questo vortice crea, nella mente dello spettatore, un contrasto visivo che riflette la doppiezza dei personaggi e del luogo.

blink twice

Tra il dire e il fare…

La performance di Channing Tatum è magnetica e subdola, ricordando a tratti il fascino inquietante di Patrick Bateman in American Psycho. La sua notevole capacità di passare da un atteggiamento seducente a uno intimidatorio contribuisce a creare un’atmosfera di costante incertezza. Naomi Ackie è perfettamente calata nel ruolo di Frida, il che rende il personaggio realistico e con il quale si viene a creare nell’immediato una certa connessione emotiva. La narrazione allegorica della pellicola, che scorre parallelamente agli eventi, fa porre domande sulla natura del desiderio e sulla facilità con cui il potere corrompe la realtà. Blink Twice esprime, chiaramente e senza mistero, la volontà della regista di esaminare numerose tematiche importanti, oltre a quella di creare un prodotto di intrattenimento.

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blink twice

A parte qualche sbavatura nel ritmo e nell’epilogo, che denotano la normalissima inesperienza di una regista in erba, Blink Twice convince, seppur parzialmente. Ci sono infatti discreti margini di miglioramento. Sicuramente bisognerà agire sui punti deboli (purtroppo evidenti) della narrazione. Solo per citarne alcuni, l’impronta eccessivamente didascalica delle scene in cui vengono espresse le intenzioni del film. Sembra quasi che le scene spieghino sé stesse, in più di un’occasione. Oltretutto la trama lascia un retrogusto di prevedibilità che, per alcuni, risulta deludente. Sebbene la giovane neo-cineasta abbia ancora tanto da imparare, c’è motivo di credere che le basi per una florida carriera siano state gettate. Non resta che attendere e sperare in un secondo tentativo!

PANORAMICA RECENSIONE

Regia
Soggetto e sceneggiatura
Interpretazioni
Emozioni
Marcella Calascibetta
Marcella Calascibetta
La mia passione per la parola scritta è sbocciata pienamente all’età di sedici anni e, per mia fortuna, non è mai scemata. Quella per la settima arte, invece, credo di averla avuta dalla nascita. Hitchcock, Kubrick, Bava, Argento, Von Trier e Fellini hanno saputo, con il loro talento, accendere questo fuoco che mi accompagna da che ho memoria, rendendo il momento della visione cinematografica un felice incontro di tecnica e sentimento.
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