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Jurassic World – Il dominio. La recensione del sesto capitolo della saga giurassica

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Quando Spielberg opzionò i diritti del romanzo Jurassic Park di Michael Crichton ancora in fase di bozze (uscì nel 1990), ne aveva già intuito il grande potenziale filmico. Più difficile forse all’epoca prevedere l’incredibile successo, oggi ormai trentennale, di un franchise cinematografico divenuto tra i più celebri. Giusto per ricapitolare: al primo film del 1993 sono succeduti Il mondo perduto – Jurassic Park (1997), sempre diretto dallo statunitense, e Jurassic Park III (2001) per la regia di Joe Johnston. Si è poi aperta la nuova trilogia con Jurassic World (2015) di Colin Trevorrow, Jurassic World – Il regno distrutto (2018) di Juan Antonio Bayona e infine, in questi giorni in sala, quello che ne costituisce l’atto conclusivo, Jurassic World – Il dominio che vede il ritorno di Trevorrow.

Jurassic World - Il dominio
Jeff Goldblum, Sam Neill e Laura Dern

Jurassic World – Il dominio: la trama

Al rientro di Trevorrow fa eco quello, ancora più incisivo, di Laura Dern e Sam Neill, gli scienziati Alan Grant e Ellie Sattler, primi visitatori di Isla Nublar, l’isola al largo della Costa Rica dove furono creati e messi in libertà i dinosauri, chiamati a convalidare il progetto fantascientifico di John Hammond.

La struttura narrativa è la consueta: da diversi e lontani punti del globo terrestre (Nevada, Malta) tutti i protagonisti confluiscono in un solo luogo, questa volta le Dolomiti, dove tra pericoli e scene adrenaliniche dovranno lottare per salvare se stessi e l’umanità che ormai con i dinosauri deve convivere.

Nelle Dolomiti ha sede la Biosyn, compagnia presieduta da Lewis Dodgson (Campbell Scott) e dal suo ribelle braccio destro Ramsay Cole (Mamoudou Athie). Oltre ad accogliere e salvaguardare tutte le specie di animali preistorici, la società è anche impegnata, segretamente, nella ricerca genetica. Nei suoi laboratori, infatti, sono state create gigantesche locuste che stanno devastando i campi di coltivazione (tranne quelli che usano le sementi prodotte dalla Biosyn) non solo dell’America ma, a causa della velocità inarrestabile con la quale si riproducono e moltiplicano, anche del mondo intero. La catena alimentare e l’ecosistema stanno per implodere.

Alan e Ellie, con l’aiuto del ‘teorico del caos’ Ian Malcom (Jeff Goldblum), conferenziere della Biosyn, riescono ad accedere ai laboratori dove vengono allevate le locuste per raccogliere prove da trasmettere ai giornali. Qui, nel reticolo di corridoi sotterranei, incontrano Maisie Lockwood (Isabella Sermon), da poco rapita da Dodgson. Il Dottor Wu (BD Wong) ha necessità di studiare il suo DNA manipolato geneticamente: riuscire a modificare completamente un codice genetico, infatti, è l’unico modo rimasto per far mutare e portare all’estinzione le locuste.

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Ovviamente sulle tracce di Maisie ci sono Owen Grady (Chris Pratt) e Claire Dearing (Bryce Dallas Howard), protagonisti della trilogia “World”, accompagnati dalla new-entry Kayla Watts (DeWanda Wise), pronti a tutto per proteggere la ragazzina.

Jurassic World - Il dominio
Bryce Dallas Howard, Isabella Sermon e Chris Pratt

Tra effetti speciali e prevedibilità narrativa

Jurassic World – Il dominio è caratterizzato da un’estrema prevedibilità narrativa. Nessun sussulto, nessuno sconvolgimento autentico: tutto fila e scorre tranquillo, sui binari di un’idea di intrattenimento basica e pigra, che deve accontentare un po’ tutti.

L’effetto nostalgia verso i prequel originali è garantito, grazie ad allusioni e riferimenti ben calibrati. L’azione e gli effetti speciali sono il fiore all’occhiello della regia (soprattutto le fughe dai velociraptor o i soliti combattimenti tra dinosauri). Ma la sensazione netta è che il film sia un déjà-vu. E questo non perché il mondo di Jurassic Park non abbia più nulla da dire, ma piuttosto perché la sceneggiatura è basta su scelte narrative indolenti e improduttive.

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La figura, ad esempio, di Dodgson, tra Steve Jobs e Tim Cook (stessa mania di mangiare barrette energetiche), con una Biosyn a sua volta simile, anche nell’architettura, all’Apple Park di Cupertino, rappresenta il solito magnate che per avidità finanziaria mette a rischio l’umanità. Si tratta di un tema insito nella saga – con i vari nemici del parco che, a più riprese, hanno tentato di rubare gli embrioni dei dinosauri da nascondere nella bomboletta Barbasol e con gli antecedenti Peter Ludlow e Simon Masrani –, che qui però viene sviluppato senza mordente, in una logorante piattezza.

Il tema delle colture intensive martoriate dall’intervento/errore umano, sembra solo un elemento di attualità da porre sullo sfondo per favorire lo sviluppo drammatico degli eventi. Le Dolomiti, infine, con una vegetazione che ricorda le Hawaii, sono il tassello finale che induce a pensare che Jurassic World avrebbe meritato un epilogo migliore in termini di sviluppo narrativo, tramite una sceneggiatura in grado di battere altre piste o quantomeno di elaborare con maggior spessore e inventiva la strada scelta.

Certo Jurassic World – Il dominio è comunque un film godibile, che offre il meglio degli effetti speciali, portando a compimento la pionieristica idea di Spielberg di ricostruire perfettamente i dinosauri in live action. La coesistenza tra uomini e gli esseri preistorici è del resto avvenuta e la lotta ha creato opportunità di convivenza e di comprensione reciproca, come dimostra lo speciale rapporto tra Owen e il velociraptor Blue.

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PANORAMICA

Regia
Soggetto e sceneggiatura
Interpretazioni
Emozioni

SOMMARIO

Jurassic World – Il dominio chiude la seconda trilogia della saga giurassica, offrendo una messa in scena spettacolare frenata da uno schematismo narrativo prevedibile e piuttosto semplicistico.
Giulia Angonese
Giulia Angonese
Mi dedico al cinema con passione e continuità, cercando sempre di cogliere dinamiche di pensiero e atmosfere sottese agli intrecci narrativi.

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