I peggiori flop di Netflix vanno necessariamente in controtendenza rispetto a un quantum di views streaming enorme. Appena uscita Sex Education 4, ad esempio, la piattaforma ha registrato un volume di seguito paragonabile solo ai tempi di Bridgerton 2, Stranger Things 4 e Squid Game.
Tavolta celebrata per le sue capacità intrattenitive, a volte anche considerata la nuova versione della televisione di un tempo, non si fa casa ai peggiori flop di Netflix proprio perché la piattaforma stessa richiama un’idea di successo che è data per scontata.
Ogni tanto invece un flop esce eccome. Certo la colpa non è da ricercarsi esclusivamente in Netflix. Alcune sono produzioni proprie, altre invece sono solo serie tv che vengono distribuite.
Delle volte bisogna invece ammettere la sconfitta. Questo è il motivo per cui si vuole segnalare anche una lista di peggiori flop di Netflix, non solo in termini di ascolto, ma anche in fatto di implementazione economico-produttiva.
I peggiori flop di Netflix – Una lista da riscoprire?
Daybreak
Daybreak è ispirato all’omonimo fumetto di Brian Ralph e segue un adattamento che a tratti sembrò anche originale.
Presto tuttavia la serie fu cancellata (dopo una sola stagione) e dal 2019 non si schioda dalla vetta della classifica dei peggiori flop di Netflix.
Lo scenario post-apocalittico ha stufato, diciamocelo. Ma è anche vero che dopo di quest’ultima sono venute chicche come The Last of Us che rimane per sempre una survival series. La colpa quindi è da ricercarsi nei contenuti stessi dell’opera.
Daybreak a detta di molti ha voluto porsi come serie tv eccentrica, rischiando tuttavia di scadere nel banale. Quello che all’inizio era considerato un istinto originale e innovativo è diventato puro citazionismo fine a sé stesso.
Un conto è Stranger Things, volutamente basato sui fasti di un passato inarrivabile. Un conto è ergersi al di sopra dello stesso proponendo un collage di immagini stonate, confuse e slegate tra loro.
Girlboss
Girlboss è un altro flop di Netflix cancellato alla prima stagione. Già nel 2017 si era capito che il prodotto non avrebbe attecchito.
La volontà era quella di creare un personaggio vintage, fuori dagli schemi. Il risultato è stato un cocktail di atteggiamenti fastidiosi e un sostanziale scollamento dello spettatore con la protagonista.
Di solito si dovrebbe empatizzare con lei o lui. Stavolta invece il risultato è stato opposto. Unica nota positiva sembra essere la presenza di Dean Norris (Hank di Breaking Bad). Gioca un piccolo ruolo, ma la sua tenacia attoriale già fa intendere quanto gap ci sia tra lui e gli altri interpreti.
Curon
Si passa poi a due prodotti italici. Il primo è Curon, uno dei peggiori flop di Netflix in quanto il fallimento era ben presto annunciato.
Complice una pubblicizzazione maldestra e un cast alle prime armi, questa horror series si colloca tra le peggiori uscite della piattaforma.
Bisogna fare una premessa doverosa e significare che l’ambientazione è ottima. Il paese di Curon Venosta (realmente esistente) è capace di donare al tutto un’atmosfera onestamente magica e la torre della chiesa “annegata” nel lago che riemerge in superficie fa un certo effetto.
La trama è tuttavia fallace: tentativo avulso di ricalcare alcuni stereotipi americani. Case infestate, adolescenti alle prese con un contesto liceale ostile e spiriti che vagano alla ricerca di non si sa nemmeno cosa.
Impossibile affezionarsi insomma. Curon è un flop di Netflix anche perché in realtà le aspettative erano alte. Netflix consta infatti di prodotti italiani abbastanza sporadici e quest’ultimo era uno dei primi, insieme a Baby ad esempio, a rappresentare una nuova speranza per la tv italiana. Speranza necessariamente tradita.
Luna Nera
Tra peggiori flop di Netflix figura anche il secondo prodotto italiano della lista. Luna Nera aveva addirittura alzato l’asticella in quanto si presentava come la prima serie tv pseudo-fantasy della situazione.
La serie si basa anche su degli scritti particolarmente originali (Le città perdute di Tiziana Triana) ma alla fine si è rivelato un flop indescrivibile. L’ambientazione è semi reale e si voleva soprattutto far luce su un aspetto dimenticato della storia italiana: la caccia alle streghe.
In breve, non funziona quasi nulla. Il contesto scenico prima di tutto. Il budget si vede che era basso (ma non ci si aspettava un crollo verticale in fatto di costumi e quant’altro).
Anche la narrazione sembra essere poco coerente ma ciò che realmente non può venire perdonato a Luna Nera è la pressoché totale assenza di magia. Che per un fantasy potrebbe costituire un dettaglio non da poco.
Gypsy – Il flop meno flop
Gypsy è il flop più brillante di questa rassegna. Naomi Watts e Billy Curdup (coppia vera anche nella realtà) sono complici nel dare a questa seria linfa vitale. Una linfa che la narrazione invece non dimostra a pieno.
Si parte dalla classica storia di una psicoterapeuta insoddisfatta della vita che, per ridare slancio a quest’ultima, insegue scandali erotici.
Nel concreto, la dottoressa non sa rispettare i ruoli e questa asimmetria di fondo rischia di rovinare la sua carriera nonché anche il suo apparentemente felice matrimonio.
Scandali sessuali, noia e un’impronta quasi thrilleristica sono gli ingredienti di un’opera sciapa e inconcludente. Naomi Watts ha poi riguadagnato terreno con The Watcher, una vera chicca del genere e sempre prodotto da Netflix.
Gypsy sa quasi di preludio a ciò che sarebbe stato. Regia e sceneggiatura sono inadatte all’impianto attoriale. Ma almeno, rispetto ad altri flop, questo ha il merito di averci provato.
Alla fine ci hanno provato anche Il Signore degli Anelli su Amazon e Obi Wan Kenobi su Disney Plus. Il bidget era notevolmente più elevato, eppure per gli spettatori sono altresì classificabili come flop.
Il giudizio quindi alla fine dei giochi è soggettivo ma rimane evidenza di alcune sviste che, soldi o non soldi, fanno parte del reparto tecnico-decisivo. Non è quindi tutto oro ciò che luccica.