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Flee: recensione del film d’animazione candidato agli Oscar

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Flee è un film d’animazione del 2022, diretto dal danese Jonas Poher Rasmussen. Vincitore del premio al Miglior Lungometraggio al Festival dell’animazione di Annecy, Flee ha ricevuto tre nomination ai prossimi Oscar, per il Miglior film d’animazione, Miglior documentario e miglior film internazionale.

Flee: trama

Flee si configura come un documentario che, attraverso il dialogo tra il protagonista Amin e il regista, racconta proprio la storia vera di Amin, fuggito dall’Afghanistan insieme alla sua famiglia, per rifugiarsi prima in Russia e poi in Danimarca. Accanto a queste vicende, il film riflette sul rapporto di Amin con la propria omosessualità.

Flee

Flee: recensione

È incredibile quanto, a marzo 2022, un film come Flee appaia tremendamente attuale. Tanto è semplice l’animazione di Flee, quanto è profondo il significato di quest’opera. Forse il difetto principale (e forse l’unico) di questo film sta proprio nella tecnica d’animazione, fin troppo semplice e, a tratti, poco incisiva. Ma come contraltare, capace di far sparire ogni altro difetto tecnico, c’è il contenuto, che dà una risposta definitiva a chi, ancora oggi, può ritenere l’animazione una tecnica rivolta esclusivamente ad un pubblico infantile.

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L’animazione, in questo, film è una scelta che sembra avere due ragioni. La prima, come dichiarato dallo stesso regista, per mantenere l’anonimato del protagonista (anche il nome Amin è un pseudonimo), che ha scelto di raccontare la propria storia ma che non avrebbe voluto diventare una celebrità. La seconda ragione è una conseguenza della prima: attraverso il racconto di Amin, si racconta qualcosa di universale, Flee diventa un simbolo e una bandiera per tutti coloro che vivono ciò che vive il protagonista del film. Chiunque abbia vissuto quelle stesse vicende può riconoscersi nel protagonista e il fatto che sia un personaggio disegnato, a cui non è stato associato il volto di una persona reale, rafforza questa possibilità di immedesimazione.

Flee

Flee è anche un film che alterna toni molto diversi tra loro. Ci sono momenti di grande tenerezza, come la scena che vede protagonisti Amin insieme ad un altro ragazzo in fuga da Mosca nel retro di un furgone. Allo stesso tempo, non mancano scene intense, che raccontano con feroce oggettività il traffico di esseri umani, nonché le difficoltà materiali che vive il protagonista nel lasciare il proprio paese.

Nei pochi minuti che lo compongono, infatti, Flee arriva a parlare di tantissime cose, di guerra, di famiglia, di amicizia, abbracciando tantissimi personaggi e tantissime ambientazioni. Buona parte del film è dedicata ad esplorare l’omosessualità del protagonista e, in particolare, il rapporto che il protagonista intrattiene con il proprio orientamento sessuale. L’iniziale divario tra il proprio sentimento e le convenzioni che vive attorno a sé è raccontato tramite gli sguardi infantili del piccolo Amin, accompagnati da alcune sfumature di ingenua comicità che fanno capire come Jonas Poher Rasmussen padroneggi bene i diversi toni del cinema e riesca ad unirli insieme con coerenza e seguendo una propria poetica.

Liberandosi dalla convenzionale suddivisione in tre atti, Flee può forse confondere per la propria struttura insolita. In realtà questa scelta è coerente con la decisione di realizzare quello che è a tutti gli effetti un documentario, per quanto sicuramente romanzato. Flee racconta un’odissea umana, purtroppo terribilmente attuale, commovente in molti momenti e terrificante in altrettanti, accompagnata da scelte registiche intelligenti e ambiziose. È senza dubbio una delle pellicole più sorprendenti dell’ultimo periodo e un’opera che farà parlare di sé nei mesi a venire.

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Flee e Luca: l’animazione da Oscar

Tra gli altri nominati per l’Oscar al Miglior Film d’Animazione, accanto a Flee troviamo anche Luca, film Pixar di Enrico Casarosa uscito su Disney Plus lo scorso anno. È interessante notare come quest’anno l’animazione da Oscar si sia rivelata capace di parlare di un tema attuale come le questioni LGBTQ+, Luca attraverso l’allegoria e Flee attraverso la rappresentazione della vita di un protagonista omosessuale. È un segnale di grande cambiamento, che ci fa capire come anche l’animazione, da sempre considerato un genere capace di veicolare messaggi importanti ma soggetto a maggiori tabù, stia iniziando a trattare argomenti che nel cinema e nella serialità live action sono ormai molto comuni: è incoraggiante, perché una vera sensibilizzazione si può dare partendo proprio da quel pubblico giovane a cui la maggioranza del cinema d’animazione si rivolge.

PANORAMICA

regia
soggetto e sceneggiatura
emozioni

SOMMARIO

Flee è uno dei film più sorprendenti degli ultimi mesi: un documentario d'animazione che in pochi minuti riesce a veicolare moltissimi temi e ad emozionare.
Redazione
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