Una donna è distesa sul pavimento del suo appartamento, mentre il suo aggressore la domina con veemenza. Testimone silenzioso è un gatto, un certosino grigio. Così inizia Elle, con uno stupro. Una scena di una violenza visiva così disturbante da catalizzare sin dall’esordio tutta l’attenzione dello spettatore, che si predispone alla visione con una morbosa curiosità. Presentato in concorso al Festival di Cannes nel 2016, la pellicola è diretta dal cineasta olandese Paul Verhoeven che ancora una volta, così come già in Basic Instinct, punta tutto su una figura femminile protagonista di una situazione estrema.
Cast e Premi
Liberamente ispirato al romanzo del 2012 “Oh…” di Philippe Djian, Elle ottiene numerosi riconoscimenti tra cui quello di miglior film straniero al Golden Globe del 2017 e il prestigioso Premio Cèsar come miglior film. Un successo strepitoso determinato anche e soprattutto dall’interpretazione magistrale dell’attrice francese Isabelle Huppert universalmente acclamata dalla critica tanto da ottenere per questo ruolo un Golden Globe come miglior attrice.
Nel cast figurano anche Laurent Lafitte, Anne Consigny, Charles Berling, Virginie Efira e Jonas Bloquet.
Elle – La trama
Tutto il film ruota intorno alla figura della protagonista, Michèle (la Elle del titolo), una donna in carriera a capo di una grande società produttrice di videogiochi, che una sera subisce una violenza da parte di uno sconosciuto che si è introdotto di nascosto nel suo appartamento con un passamontagna. Piuttosto che rivolgersi alla polizia, Michèle decide di indagare sull’accaduto affidandosi soltanto al suo intuito e alle sue capacità investigative che la porteranno a identificare il suo aggressore. Tale scoperta darà il via ad un gioco perverso e pericoloso in cui vittima e carnefice sembrano confondersi.
L’ineluttabile banalità del male
Michèle non ha paura di niente e di nessuno, nemmeno dell’uomo che brutalmente ha violato il suo corpo e l’intimità della sua casa. La sua reazione però risulta disarmante e contro ogni logica: non sporge denuncia, non chiede aiuto, non si crogiola nel dolore. A Verhoeven non interessa mostrare l’elaborazione del trauma né soffermarsi sul dramma interiore della protagonista. Il regista preferisce raccontare l’eccezionalità di una donna che nonostante tutto non intende dichiararsi né farsi considerare una vittima. A Michèle la vita non ha mai risparmiato nulla. Quando era soltanto un’adolescente assistette alla strage di alcuni innocenti, massacrati brutalmente da suo padre che ora sconta in carcere la pena dell’ergastolo. Sono passati trentanove anni da allora eppure per quella terribile tragedia non si è ancora trovata alcuna ragionevole spiegazione. Del resto come si potrebbe comprendere una tale mostruosità se non riconducendola all’ineluttabile banalità del male?
Elle – Ama il tuo nemico
Così Michèle insegue impavida il suo carnefice, lo cerca ovunque, ne fiuta la presenza. E alla fine lo trova. Travestito da maniaco, il suo aggressore ritenta quel colpo meschino, provando ad abusare ancora di lei, di nuovo in casa sua. La scena si ripete, ma questa volta Michèle riesce a guardarlo in volto. Patrick, il suo vicino, quell’uomo così affascinante per il quale lei stessa prova da tempo una forte attrazione e che più volte ha provato a spiare dalla finestra munita di binocolo e di tanto desiderio inappagato, è il suo nemico. Però contro ogni aspettativa, Michèle non denuncia, non si ribella, non si oppone. È pronta invece ad offrire il suo corpo e tutta sé stessa, abbandonandosi a quella passione scandalosa che trova soddisfazione solo nella violenza e nella sopraffazione dei corpi.
Un film provocatorio
Così disorientati e inermi assistiamo a un gioco perverso e pericoloso in cui il confine tra vittima e carnefice è destinato a diventare sempre più labile. Paul Veroheven realizza con abile maestria un film provocatorio, imprevedibile, dal finale sconcertante, attraverso una sceneggiatura brillante pervasa di sarcasmo e ironia. Al centro una stravagante antieroina che si ribella a un mondo perverso, dominato da una logica maschilista, con una sessualità spregiudicata e irriverente; che senza lasciarsi sopraffare da sentimenti di colpa o di vergogna impone la sua volontà sulla mediocrità degli uomini che la circondano. Non solo quel killer psicopatico di suo padre, ma anche Charles, l’ex marito che dietro l’aria da filosofo nasconde un animo violento; poi c’è Robert, sposato con la sua migliore amica, con cui Michèle ha rapporti occasionali; il gigolò di sua madre e infine Patrick, il suo stupratore.
Elle – In conclusione
Elle è un film senza vergogna, coraggioso, pronto a scardinare senza freni inibitori convenzioni sociali e convinzioni cattoliche. Dietro l’apparenza del thriller, si nasconde il dramma di una donna, che è tutte le donne, alla ricerca della propria libertà e autodeterminazione. Il comportamento di Michèle però sovverte completamente il comune senso etico e si carica di una forte ambiguità che più volte prova a destabilizzare lo spettatore. “La vergogna non è un sentimento così forte da impedirci di fare tutto” e di certo non rappresenta un ostacolo per i personaggi inclini ad assecondare le proprie perversioni. Alla fine il pubblico rimarrà impressionato e al contempo sedotto dall’intreccio di violenza visiva ed erotismo, dai dialoghi dissacranti e impudenti, dall’ironia mordace e audace che pervade ogni scena.