È uscito da qualche giorno nelle sale The Batman, nuovo film di Matt Reeves che offre un ennesimo sguardo sul vigilante di Gotham City. Questo nuovo adattamento, che ha attraversato una burrascosa lavorazione anche e soprattutto per via della pandemia, è probabilmente il film di Batman che più si allontana dall’estetica pop del cinema di supereroi, per ancorarsi invece ad un profondo realismo.
The Batman di Reeves è a tutti gli effetti un thriller con evidenti richiami a David Fincher, che pur pescando a piene mani dalla tradizione fumettistica di Batman, offre uno sguardo insolito sulla figura di questo personaggio. Questo nuovo film ci fa riflettere sul rapporto, spesso conflittuale, tra cinecomic e cinema d’autore. Le dichiarazioni di importanti personalità cinematografiche, prima fra tutti Martin Scorsese, che si sono schierate duramente contro il cinema di supereroi, si ritrova a confrontarsi con esempi di opere che invece si sono rivelati film importanti, apprezzati da critica e pubblico.
Il cinema di supereroi è a tutti gli effetti cinema, in quanto richiede un lavoro artistico ed espressivo, alla pari del resto della produzione cinematografica. Partendo da questo presupposto (si potrebbe aprire un dibattito a riguardo, ma non basterebbero poche righe per esaurirlo) si può tracciare una linea di quella che è stata l’evoluzione del rapporto tra cinecomic (in particolare del cinema di supereroi) e un cinema più ricercato.
Da Nolan a Phillips
Un punto di svolta è stato innanzitutto Il cavaliere oscuro di Christopher Nolan, guarda caso un altro film su Batman, che nel 2008 ha conquistato il pubblico e la critica con una versione realistica, verosimile e coinvolgente del personaggio dei fumetti. Il film di Nolan ha immesso nel dibattito pubblico la discussione in merito alla legittimità o meno di considerare cinema i film di supereroi. Da allora Il cavaliere oscuro è stato il metro per valutare il cinema di supereroi che lo ha seguito.
In realtà il film di Nolan non è stato il primo film a trattare il supereroe con uno sguardo più adulto e autoriale. Nel 2000 ci aveva pensato già M. Night Shyamalan con Unbreakable film che sarebbe diventato poi il primo capitolo di una trilogia incentrata proprio sul rapporto tra uomo e supereroe. Se quindi Il cavaliere oscuro è diventato un punto di riferimento per il cinema di supereroi più mainstream, Unbreakable è stato la stessa cosa per un cinema più indipendente, che anche in Italia ha visto una sua espressione con Lo chiamavano Jeeg Robot di Gabriele Mainetti. Va detto che né Unbreakable né il film di Mainetti sono propriamente dei cinecomic, in quanto non derivati da un’opera a fumetti. Tuttavia, rappresentano ugualmente due esempi significativi per quanto riguarda film di supereroi più audaci.
Impossibile poi non citare Joker, che ha portato ad un’altra rivalutazione di questo genere cinematografico. Il film di Todd Phillips ricrea l’universo di Batman attraverso il racconto delle origini del suo nemico per eccellenza, ma lo fa attraverso una critica sociale che si ispira dichiaratamente allo Scorsese di Taxi Driver e Re per una notte. Il film ha vinto il Leone d’Oro a Venezia e ha raccolto ovazioni, soprattutto per l’eccezionale interpretazione di Joaquin Phoenix nei panni del protagonista, ruolo per cui ha vinto l’Oscar al Miglior Attore nel 2020.
Non solo DC
Appare evidente, quindi, che l’universo di Batman sia il più adatto per lavorare sulla contaminazione tra il cinecomic e il cinema d’autore. Si pensi al successo del film del 1989 Batman di Tim Burton, autore con una personalissima poetica che traspose sullo schermo la propria personale versione del personaggio. Quel film è oggi un cult e dimostra come sia possibile declinare una materia come quella dei fumetti secondo una chiave autoriale, come fatto più tardi da Christopher Nolan e oggi da Matt Reeves.
Fino ad ora abbiamo parlato principalmente della Warner Bros/DC, ma si possono trovare dei legami tra cinema autoriale e cinecomic anche sul lato della Marvel.
Si pensi in primis alla trilogia di Spider-Man di Sam Raimi, considerata da molti la miglior trasposizione del personaggio di Peter Parker. Raimi, noto soprattutto per il suo cinema horror (in molteplici declinazioni) ha offerto una personale versione dell’uomo ragno e il suo rapporto con questo cinema non sembra essersi concluso, dal momento che presto vedremo sul grande schermo Doctor Strange in the Multiverse of Madness, in cui Raimi sembra aver fuso la sua anima horror con il mondo Marvel.
Molto si è parlato anche di Logan, film del 2017 diretto da James Mangold, che oltre a rappresentare l’epilogo del personaggio di Wolverine interpretato da Hugh Jackman, ha fatto molto parlare di sé per la sua maturità narrativa e stilistica. Logan è un film molto cupo, violento e malinconico, che lascia da parte l’estetica più colorata del cinema Marvel, per avvicinarsi ad un ibrido tra western contemporaneo, thriller e film d’azione.
Questo film, quindi, segue il modello di Il cavaliere oscuro di Nolan e di The Batman di Reeves, che si rivela quindi lo schema più adatto a lavorare sul cinecomic in ottica autoriale: combinare il cinecomic con altri generi cinematografici, rendendo il cinema di supereroi non un cinema di serie B, ma una lente attraverso cui leggere il mondo e raccontare storie.