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Beckett – la recensione del film con John David Washington

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Beckett è il nuovo film di Ferdinando Cito Filomarino, reduce dal successo del suo lungometraggio d’esordio Antonia del 2015, biopic sulla poetessa novecentesca italiana Antonia Pozzi. Ancora una volta un titolo composto da un nome proprio, ma con questa seconda pellicola Filomarino modifica completamente le modalità e l’assetto produttivo, mettendosi alla prova con una produzione internazionale (cast statunitense e europeo, produzione italiana e brasiliana). Il film, dalla durata di 108 minuti, è distribuito da Netflix: da questo agosto è disponibile sulla piattaforma per il pubblico italiano.

Beckett

La trama di Beckett

La narrazione del film poggia sull’ormai consolidato espediente narrativo del personaggio sbagliato nel posto sbagliato al momento sbagliato, portato al successo da illustrissimi precedenti (in primis, indubbiamente, l’Intrigo internazionale di hitchcockiana natura). Il giovane Beckett – l’astro nascente John David Washington – si trova in vacanza in Grecia con la fidanzata April (Alicia Vikander). Una serie di drammatici e inaspettati eventi, tuttavia, lo renderanno il bersaglio di una spietata caccia all’uomo che coinvolge politica e istituzioni. All’oscuro delle ragioni che lo costringono alla fuga, il protagonista tenterà di raggiungere il consolato statunitense, con sede ad Atene, per mettersi in salvo e far valere i suoi diritti. Nel corso del suo viaggio, che si muove dalle più impervie e selvagge campagne greche allo scenario urbano della capitale, sarà aiutato a più riprese dalla provvidenziale attivista politica Lena (Vicky Krieps).

Beckett

Il cast di Beckett

I panni del protagonista che dà il titolo al film sono affidati a John David Washington. Figlio d’arte (primogenito del mirabile Denzel Washington), l’attore ha consolidato il proprio statuto negli scorsi anni, dimostrandosi meritevole del rispetto dei più illustri registi in circolazione e interpretando ruoli di primissimo piano nei loro film (BlaKkKlansman di Spike Lee e Tenet di Christopher Nolan, tra i tanti). Anche in questo caso la sua performance si può dire certamente lodevole. Tuttavia, nel corso del lungometraggio, non emerge alla percezione dello spettatore quello stesso ventaglio di emozioni che Washington ha saputo portare sulla scena in altre occasioni (su tutte, si veda il caso del recentissimo Malcolm & Marie, dove offre una performance ineccepibile e sfaccettata recitando di fianco all’altrettanto capace Zendaya).

Beckett

Se la versatilità e le capacità di John David Washington non emergono al loro meglio nel film, però, non è certo per un demerito dell’attore quanto più a causa di una sceneggiatura talvolta incerta, che delinea un personaggio non particolarmente tridimensionale. È legittimo affermare che la fase di scrittura abbia danneggiato anche i personaggi delle due talentuosissime attrici secondarie, Alicia Vikander (Ex machina) e Vicky Krieps (Old). Sono innegabili le doti attoriali delle due interpreti, che nel corso della loro carriera sono state ampiamente capaci di tenere testa a compagni di scena del calibro di Benedict Cumberbatch e Eddie Redmayne (Vikander, rispettivamente in Il quinto potere e The danish girl) e soprattutto Daniel Day-Lewis (Krieps in Il filo nascosto). In Beckett, purtroppo, non emerge a tutto tondo il talento delle due attrici, costrette entro i confini di ruoli secondari limitati e fortemente bidimensionali, con unico scopo di cornice alla figura del protagonista eponimo.

La sceneggiatura di Beckett

L’elemento strutturale che forse in Beckett più fatica a convincere lo spettatore è la sceneggiatura. Nessun grave errore o imperdonabile incongruenza danneggia la scrittura, che però appare intrinsecamente un po’ debole, non sviluppata al massimo delle sue potenzialità. Di tanto in tanto, alcune forzature narrative punteggiano la diegesi, rischiando di far cadere il velo della finzione scenica. Difficile credere, ad esempio, che in qualsiasi punto della più impervia e montuosa periferia greca ci sia sempre qualcuno capace di intrattenere una conversazione in inglese con il protagonista statunitense; improbabile che lo stesso personaggio principale non tenti subito di comprendere dove si trova (quando realizza, telefonando ai suoceri, di non essere a conoscenza della propria posizione) o che, dopo svariate fratture e a seguito di numerosi colpi di pistola continui a gettarsi, in fuga, da edifici e montagne senza risentire di alcun dolore.

Questi elementi non bastano certo a guastare la sceneggiatura nella sua interezza, ma indubbiamente incidono sull’esperienza di visione dello spettatore, che avrebbe tutte le ragioni a sentirsi perplesso quando non addirittura preso in giro. Altro elemento di perplessità narrativa è costituito dal fatto che la scrittura sembri permeata da una lieve vena di megalomania statunitense, alla quale negli anni ci hanno abituati i progetti hollywoodiani ma che risulta curiosa in Beckett, trattandosi di una coproduzione italo-brasiliana. Questa tendenza trova sfogo in bizzarri esiti narrativi: oltre, come di consueto, alla colpa universale addossata alla politica comunista, pare quantomeno stravagante pensare che le sorti della politica e nazione greca tutta siano affidate all’operato di un turista statunitense.

Le note di merito al film

Non è certo tutto sbagliato in Beckett. Anzi, alcuni elementi lo rendono un gradevole lungometraggio d’intrattenimento (ovviamente non nell’accezione di “pertinente alla commedia”, ma più nell’ottica di un film che tenga col fiato sospeso il pubblico). Su tutti, il sonoro determina il salto di qualità effettuato dal film, grazie alle musiche dell’impareggiabileRyūichi Sakamoto, che scandisce i ritmi della narrazione e soprattutto il crescendo della tensione. Anche la regia di Filomarino risulta efficace: lineare, pulita, tallona il protagonista nel suo percorso fisico e psicologico senza particolari virtuosismi ma in modo funzionale alla narrazione. Questi aspetti, uniti alle performances degli attori (che fanno comunque del loro meglio con il materiale messo loro a disposizione) rendono il film una gradevole esperienza, senza troppe aspettative né pretese, sebbene restino alcuni aspetti certamente da migliorare.

PANORAMICA

regia
soggetto e sceneggiatura
interpretazioni
emozioni

SOMMARIO

Beckett è un gradevole film di tensione, che costeggia il genere thriller senza mai riuscire a dichiararsi pienamente tale. Le musiche, la regia e le performance degli attori determinano il valore della pellicola, che purtroppo appare danneggiata già in partenza da una scrittura incerta e talvolta incongruente. Beckett è un’ulteriore conferma nella carriera dell’astro nascente John David Washington, qua protagonista, affiancato da Alicia Vikander e Vicky Krieps.
Eleonora Noto
Eleonora Noto
Laureata in DAMS, sono appassionata di tutte le arti ma del cinema in particolare. Mi piace giocare con le parole e studiare le sceneggiature, ogni tanto provo a scriverle. Impazzisco per le produzioni hollywoodiane di qualsiasi decennio, ma amo anche un buon thriller o il cinema d’autore.

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