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Beach Bum – la recensione del film di Harmony Korine con Matthew McConaughey

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Otto anni dopo Spring Breakers, in cui aveva diretto un viaggio selvaggio e spregiudicato nell’adolescenza americana che non ti aspetti, dalla tavolozza sghemba, acida e border di Harmony Korine, pittore oltreché regista indie, radicalmente allergico all’ammaestramento di bandiera, tira su la testa Beach Bum, la sua ultima, delirante, fatica, datata 2019, storia archetipica di un artista fondamentalista della creatività, purista della libertà, schiavo convinto del dogma del piacere, cresciuto e navigato tra le paludi sociali ed umane made in U.S.A in direzione ostinata e contraria.

Beach Bum è, letteralmente, colui che si diverte, il casinista da spiaggia e nella vita, che qui diventa protagonista di un ritratto fluo, semiallucinato ed utopico, volutamente esagerato, un miraggio rappresentativo e dimostrativo di una condizione interiore, troppo lontana dai processi immaginifici oggi perseguiti, uno strano Bukowski da fumetto, parabola di se stesso, incapsulato in una fabula scomposta e fluida, un po’ costruita, un po’ istantanea, volutamente ingenua e mimetica, in equilibrio tossico ed autodistruttivo tra lirico e volgare.

Beach Bum

Il centro motore di tutto sono le eroiche, stralunate, irresponsabili gesta di uno spiritualista materiale, che trova Dio nel tramonto, anche se stava cercando solo della buona erba. Beach Bum è anche il titolo dell’ultima opera che il soggetto di questo ritratto filmico darà alla luce, una conditio sine qua non stabilita per ottenere la cospicua eredità che ha programmato di lasciargli la sua gentile, tradita ed amata, ricchissima consorte, dall’esotico nome Minnie Boob (Isla Fisher), venuta a mancare all’improvviso, poco dopo le nozze della figlia.

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Ma se a dover “procacciarsi la pagnotta” è l’inaffidabile, spericolato, quasi mai lucido, Moondog (Matthew McConaughey), tutto si fa meno scontato.

Beach Bum

Beach Bum – trama

Lui è un poeta iper-eccentrico e di successo, radicale e fuori dagli schemi, rincorso da groupie innamorate, mal tollerato dal suo agente in ansia, sbronzo, ritardatario e spesso inopportuno, che ha per miglior amico Lingerie (Snoop Dogg), un boss dello spaccio dal lusso quasi ridicolo, amante ufficiale della moglie. Lui è un uomo incapace di negarsi e finisce invischiato in ogni tipo di esperienza e di eccesso, un estro sregolato e geniale della socialità, che vive tra le acque delle sue isole Keys in Florida, pescando nulla, flirtando con tutte le belle donne disponibili, provando ogni tipo di cocktail e di droga, prima fra tutte la marijuana, vaneggiando all’aria bocconi di versi meravigliosi, ma monchi.

E’ un’ adorabile canaglia Moondog, ma galleggia tra la sua disordinata, imprevedibile vitalità ed una macchina da scrivere arancione non troppo attiva: è in una sorta di stallo creativo ed il precipizio dell’orribile quotidiano gli bussa alla porta quando la moglie lo richiama nella sua villa di Los Angeles per il matrimonio della figlia, che lui da buon padre ama alla follia, anche se non ne ricorda nemmeno l’età.

Beach Bum

Normale, per Moondog: anche in quest’occasione non manca di dare spettacolo di sé e della sua anticonvenzionalità; ma al termine della cerimonia, dopo un tete a tete di ricongiungimento con la sua dolce metà, accade la fatalità funesta. Lei va, lui resta, e così Moondog rimane solo: il patrimonio della moglie è diviso, metà lo prende la figlia, il resto è suo, ma solo ed esclusivamente se darà alle stampe la sua opera letteraria ferma in cantiere da troppo tempo ormai.

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In questo modo iniziano le avventure dell’artista meno conformista che si possa immaginare per riottenere ciò che era suo, gli agi, il denaro, la bella vita, e attraverso di esse, la rincorsa alla spinta creativa che lo aveva infiammato agli inizi ed ora si era seduta da un po’, fastidiosamente latitante.

Beach Bum

Ma il processo avviene alla Moondog’s way, ossia diventa un viaggio imprevedibile, rocambolesco, che non cede di un millimetro all’indole libera e sregolata di chi lo compie, dimostrando che non è la logica capitalistica a far sopravvivere la bellezza artistica, essa si autoalimenta da sé, fuori dalle gabbie della produzione industriale, non è pane per scontrini, è energia incontaminata e auto-rinnovabile, che splende nonostante i cavilli giuridici e i benpensanti, sfidando il tempo e la finitudine.

Perciò fioccano riabilitazioni, fughe, per terra, per aria e per mare, alleanze improvvisate con inediti fan, lavori improbabili ed improvvisati con amici reduci del Vietnam (Capitan Wack, Martin Lawrence), ingenti prestiti di rarissima marijuana fluorescente per corroborare l’input della scrittura, giornate intere trascorse vagabondando tra bar e spiagge, con una birra in mano, una sigaretta nell’altra, un materasso improvvisato, un ponte per tetto, ci sia pioggia o ci sia sole, da solo o in compagnia, con la penna tra le dita e la macchina da scrivere tra le gambe, come a partorire un figlio, mentre una musica interiore gli invade la testa insieme ad un parossistico, insopprimibile desiderio panico di accettare ed amare chiunque chicchessia.

Beach Bum

Beach Bum – recensione

Beach Bum è un apologo favolistico, regno del personaggio più che del plot: i versi presenti nel film sono stati citati anche nella recente biografia dell’attore protagonista, dal titolo Greenlight, che tanto della propria esperienza di vita ha riportato e ritrovato nelle scene e nel progetto ideato da Korine.

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Ode ad una creatività perduta e bandita, che fa scandalo anche solo se descritta, spesso irricevibile o boicottata, Beach Bum è un saggio improprio sulla natura dell’ispirazione e trova in una fotografia accesa e pop quell’idea pura ed estremista dell’arte, inutile e preziosa, lontana anni luce dalle major hollywoodiane, come la poetica del suo regista manifesta felicemente da sempre, irriducibile a qualsiasi forma di regolamentazione, sfuggente e necessaria, provocatoria e scomoda nel suo modo di nascere, condursi e propagarsi, che commuove e disturba, rendendo inspiegabilmente felici.

Senza trama ben specifica, a parte l’eredità da riconquistare, elementare escamotage per dar sfogo ad altro, il film è un insieme di quadri e momenti in cui si agita e crea comportamento il solo personaggio di Moondog, un funambolico Matthew McConaughey, sopra le righe in tutto, fuori e dentro di sé contemporaneamente, sensuale pagliaccio divertito, coloratissimo, in perizoma, camicie hawaiane o top da donna, sorridente, bofonchiante, un asceta della materia, un edonista in stati di grazia progressivi, perso dentro al suono del suo sorriso e alle volute di fumo allucinogeno.

Beach Bum

Una sorta di manifesto artistico firmato Korine, non cupo come altra sua produzione, adagiato più sulla speranza che sull’incubo, una fiaba sotto trip non troppo acido, irresponsabilmente leggera, una sfida all’ipocrisia, una scarica di adrenalina in versi sciolti, che attraverso gli occhi del suo protagonista, racchiude in caleidoscopio tanta America di razza, marginale e pittoresca, con cui fa storia a sé.

Non a caso nella ben nutrita colonna sonora spicca la canzone di Peggy Lee Is that all there is? che sembra fare il verso al senso intimo della vita vissuta alla Moondog, mentre lui e la sua Minnie si abbracciano inconsapevoli che sia la loro ultima volta.

Beach Bum
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Beach Bum – cast

Spiazzante il cast da Isla Fisher sgambettante e sensuale, che sembra aver previsto già tutto l’accadibile, a Zac Efron alienato ex-tossico, inedito fan del rock-metal cattolico, senza tralasciare Snoop Dogg elegante boss del narcotraffico, che dedica uno dei suoi rap al film.

Il punto ed il segreto che mette un inizio ed una fine alla dinamica di un poeta sballato ed illuminato come questo ritratto nel Beach Bum di Korine, sta nelle sue stesse parole: “potrei dirti che ho cercato di scoprire l’abisso sotto la mia illusoria connessione con il mondo, potrei dirti che è tutto scritto nelle stelle, potrei dire che sono un paranoico inverso, ma sono abbastanza certo che il mondo stia cospirando per rendermi felice”. L’arte, quella cosa che ci avvicina a Dio e agli uomini insieme, probabilmente, parte tutta da qui.

Beach Bum – trailer

PANORAMICA

Regia
Soggetto e Sceneggiatura
Interpretazioni
Emozioni

SOMMARIO

Moond dog è un novello Bukowski, perso tra donne, alcool e fumo, estro randagio, pescatore di nulla nelle isole Keys in Florida: alla morte dell'amata e tradita moglie gli spetterebbe una ricca eredità, ma la condizione è pubblicare Beach Bum, l'opera che continua a scrivere e a rimandare in eterno. Ode alla creatività geniale e sregolata, anti-hollywoodiana per eccellenza, che vive transfuga dal capitalismo, dal compromesso e anche dalla civiltà. Favola pop, acida, border line come tutte le storie di Korine, ma intimamente gioiosa ed esternamente libera, come il suo protagonista, Matthew McConaughey, poco riconoscibile e coloratissimo, mattatore scatenato.
Pyndaro
Pyndaro
Cosa so fare: osservare, immaginare, collegare, girare l’angolo  Cosa non so fare: smettere di scrivere  Cosa mangio: interpunzioni e tutta l’arte in genere  Cosa amo: i quadri che non cerchiano, e viceversa.  Cosa penso: il cinema gioca con le immagini; io con le parole. Dovevamo incontrarci prima o poi.

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